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Politically correct sotto il vischio

Tra vini criticati e panettoni censurati, De Sica torna a far parlare di sé.

Politically correct sotto il vischio
In foto De Sica , Finocchiaro
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15 Gennaio 2023 - 19.32


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di Roberta Della Ricca

Anche quest’anno Christian De Sica si è proposto di accompagnare le festività natalizie degli italiani, non al cinema, ma sulla nota piattaforma Netflix, dal 19 Dicembre; e, con il remake di Mes très chers enfants, film francese del 2021, l’attore si allontana dai suoi caratteristici film di Natale.

In realtà, De Sica si dichiara ancora disposto a recitare in un cinepanettone:“È una formula che può ancora funzionare se si pensa che il film che ho fatto nel 2018 con Massimo Boldi, Amici come prima, ha incassato otto milioni di euro” ricorda l’attore in un’intervista con Francesco Gallo, giornalista dell’Ansa; per quest’anno, però, la scelta è ricaduta su di un genere di commedia in cui il denaro, come elemento collante della famiglia, la fa da protagonista.

In questa nuova produzione, Natale a tutti i costi, Anna (Angela Finocchiaro) e Carlo (Christian De Sica), genitori di Alessandra (Dharma Magia) ed Emilio (Claudio Colica), si trovano ad affrontare il distacco dai figli trasferitisi da pochi mesi in città.

“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” è il caso di dire, giacché Carlo e Anna vengono respinti dalla loro progenie un’ennesima volta in occasione delle feste di Natale. Come fare quindi ad attirare la loro attenzione? Semplice: basta fingere di ereditare una grossa cifra, sperando che l’inganno persuada i figli a fare ritorno a casa. Da questa apparentemente innocua bugia nascerà una serie di tragicomici eventi che accompagnerà la famiglia durante tutte le vacanze.

Il film, come i cinepanettoni in passato, ha fatto parlare di sé per una battuta presente anche nel trailer: “na merda”, esclama Carlo (De Sica), dopo aver assaggiato un sorso di vino abruzzese. Questo ha scatenato la sdegnata reazione del presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, e del Consorzio di tutela vini d’Abruzzo. “Il fatto è che i miei figli vengono a cena solo per i soldi e non per affetto e così dico la frase per loro e non per la qualità del vino: viva l’Abruzzo!” si è difeso l’attore.

La scelta (imposta o non) di cambiare genere per il film di Natale, porta con sé una boccata d’aria pulita: benché De Sica si auguri di realizzare un altro cinepanettone, sarebbe da suggerirgli di mettere da parte, a 72 anni, il ruolo dell’impenitente donnaiolo e dimenticare in quale cassetto lo si è riposto.
Il problema, tuttavia, non è tanto il personaggio, quanto il taglio interpretativo che gli si dà: nei suoi film Vittorio De Sica, nonostante abbia promesso amore ad ogni femme fatale comparisse sul set, è riuscito a non scadere nella dozzinale volgarità che caratterizza le commedie di cui il De Sica junior è interprete.

Se Vittorio, in un’intervista a Cinema dell’82, si domandava dove si sarebbe arrivati senza censura, vista la “persistente tendenza a trasferire sullo schermo certa pornografia fine a sé stessa, che rifiuta qualsiasi giustificazione di ordine artistico o anche semplicemente spettacolare”, suo figlio ha fatto della volgarità gratuita il suo cavallo di battaglia, attribuendo alla censura sulla libertà di espressione, al politically correct, la mancata produzione dei suoi famosi film di Natale. Puntare il dito contro il politicamente corretto, nel caso di Christian De Sica, appare una difesa preventiva nei confronti di un genere cinematografico che, più che una serie di film di Natale, risulta essere una sequela di documentari sulla involuzione cerebrale dell’essere umano, di cui faremmo volentieri a meno.

Il film, prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per la Colorado Film in associazione con Sony Pictures International Productions e in collaborazione con RTI, annovera nel cast anche attori quali Iaia Forte, Fioretta Mari, Francesco Marioni e Alessandro Betti.

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