Le università italiane chiedono scusa per aver sostenuto le Leggi razziali del regime fascista del 1938 che portò all’esclusione di docenti e studenti ebrei da ogni scuola e ateneo. Una vergogna, un’infamia, una vigliaccheria firmata da re Vittorio Emanuele III il 5 settembre 1938 nella tenuta di San Rossore vicino a Pisa, oggi tenuta del presidente della Repubblica. Come scrive Marco Gasperetti (del Corriere Fiorentino) sul Corriere della Sera di oggi 8 agosto, il 5 settembre l’università pisana con le scuole superiori della Normale e di Sant’Anna, e l’Imt di Lucca, farà una tre giorni con un testo firmato dai rettori italiani. Dove non si guarderà e condannerà soltanto quel passato e quel mondo accademico che fu acquiescente o complice. Quel documento si rende necessario adesso perché la marea razzista, in Italia e in Europa, sale a velocità drammatica. Per questo il documento scaturisce adesso: oggi “è un monito attuale”.
Sul Corsera il direttore della Scuola Normale, Vincenzo Barone si chiede: “Non capisco perché si sia aspettato così tanto per chiedere perdono. Anche oggi il “razzismo” è uno strumento che la politica usa quando è in difficoltà per tenere buoni i più poveri dando la colpa delle loro disgrazie ai “diversi” e non alla cattiva distribuzione della ricchezza”. Oltre alla cerimonia del 5 settembre, un convegno all’università di Pisa dal 20 al 22 settembre porterà le scuse del mondo accademico di oggi per la vergogna di allora.
Furono cacciati a causa delle leggi razziali contro gli ebrei Rita Levi- Montalcini, Enrico Fermi per la moglie ebrea, Emilio Segrè, Franco Modigliani, Enrico Fermi, Federigo Enriques, Giuseppe Levi, Gino Luzzatto, Elio Toaff.