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Roald Dahl antisemita: le scuse dei familiari deludono chi le aspettava da anni

Gli eredi dell’autore de “La fabbrica di cioccolato”, a trent’anni dalla morte, si scusano pubblicamente per le affermazioni dello scrittore. Con un messaggio quasi nascosto

Roald Dahl antisemita: le scuse dei familiari deludono chi le aspettava da anni
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redazione Modifica articolo

8 Dicembre 2020 - 09.49


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di L.S.
La famiglia Dahl e la compagnia Roald Dahl Story si scusano profondamente per l’estremo dolore che hanno provocato certe dichiarazioni di Roald Dahl in passato”, è comparso inaspettatamente in fondo una pagina in apparenza inosservata, sul sito web ufficiale dell’autore inglese morto il 23 novembre del 1990, come ha svelato il Sunday Times.
Roald Dahl, a trent’anni dalla sua morte, continua ad essere famoso in tutto il mondo per aver ispirato ed appassionato generazioni di milioni di bambini con i suoi romanzi incantati –  Le streghe, Matilde, La fabbrica di cioccolato e Il GGG, Il grande gigante gentile. Sebbene i Fratelli Grimm affermarono che le favole sono “ovunque di casa”, fra tutti i popoli e in tutti i Paesi, il grande scrittore inglese aveva rivelato un “viscerale antisemitismo”. Nel 1983, in una famigerata intervista al settimanale New Statesman, Dahl aveva dichiarato:”C’è un lato del carattere degli ebrei che provoca ostilità, forse per la loro mancanza di generosità verso i non ebrei. Ci deve essere una ragione perché queste reazioni contro di loro spuntino fuori ogni volta… persino una carogna come Hitler non li aveva certo scelti a caso…”. Sette anni dopo, poco prima di morire, poi, lo scrittore confermò tutto all’Indipendent: “Sono certamente anti-Israele, e sono diventato antisemita soprattutto quando vedo un ebreo in un Paese straniero come l’Inghilterra che sostiene il sionismo”.
“Quelle affermazioni dense di pregiudizio ci suonano ancora come inspiegabili e sono in forte contrasto con l’uomo che abbiamo conosciuto in vita insieme ai suoi valori. Le storie di Roald Dahl hanno avuto un impatto positivo sui giovani per generazioni. In ogni caso, quello che Dahl ha detto e scritto, nel bene e nel male, ci ricorda quanto importanti siano le parole nella vita”, si legge nello straordinario comunicato reso pubblico dalla famiglia dell’autore.
Tuttavia, il messaggio di scuse resta ambiguo. Pubblicato in una parte così oscura del sito, non era chiaro da quanto fosse lì. Come mai tanta discrezione? Forse una mossa pianificata nell’era della digitalizzazione? E perché per la prima volta dopo molti anni è arrivato solo ora? “Deludente, che la famiglia Dahl abbia aspettato trent’anni per scusarsi. È un segno incoraggiante che l’antisemitismo dello scrittore sia stato riconosciuto anche da coloro che traggono profitto dai suoi lavori creativi”, afferma un portavoce della Campagna Contro l’Antisemitismo sulla BBC.
Secondo il Sunday Times, il velo cade proprio sull’eredità che Dahl ha lasciato, il marchio da preservare e il tesoro che genera ogni anno nelle tasche degli eredi – della figlia Ophelia, del nipote Luke e di tutti gli altri. “Infatti, tra film, copie vendute, diritti ceduti, oltre al suo nome utilizzato per associazioni umanitarie e ong dedicate a bambini in difficoltà cui va l’8% del fatturato dell’industria Dahl: solo nel 2018, gli eredi hanno ricevuto quasi 14 milioni di introiti su oltre 25 di fatturato.”
Al di là delle preoccupazioni di mercato degli eredi, Roald Dahl non si è mai scusato di quelle “osservazioni aberranti” in vita, che hanno continuato a creare turbamento nella stessa comunità ebraica. Non si pentì nemmeno, come è scritto su La Repubblica, quando due bambine americane di San Francisco, poco prima che lui morisse, gli scrissero una commovente lettera: “Signor Dahl, noi amiamo i suoi libri. Ma c’è un problema: siamo ebree! Amiamo i suoi libri ma lei non ci vuole bene perché siamo ebree. Ciò ci offende. Potrebbe cambiare idea sugli ebrei? Cari saluti, Aliza e Tamar”. Solo in quel caso, la replica dello scrittore fu: “Io sono contro le ingiustizie, non gli ebrei”.

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