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Non solo crisi climatica: Greta Thunberg lotta contro deresponsabilizzazione, sessismo e capitalismo

''Spero che oltre a protestare ci aiutate a identificare soluzioni visionarie, è questo quello che ci aspettiamo da voi'', ha dichiarato il Ministro Cingolani. Ma perchè è compito dei più giovani rimediare ai loro errori?

Non solo crisi climatica: Greta Thunberg lotta contro deresponsabilizzazione, sessismo e capitalismo
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17 Ottobre 2021 - 17.55


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di Camilla Annicelli

Cosa penso di ciò che ha detto Greta Thunberg parlando al ”Pre Cop-26 Youth4Climate’’? Come vivo le proteste del Fridays4Future? Mi è stato chiesto di esprimere il mio parere, il parere, cioè, di una ragazza di 21 anni. Ho pensato e ripensato al modo giusto per affrontare un tema così delicato, cercando di scovare i termini migliori possibili per trattate la figura di una militante di cotanta fama; ma più cercavo di trovarli e più mi rendevo conto che non sarei mai giunta ad una conclusione. Alla fine ho capito il perché.  Non è di Greta Thunberg che si dovrebbe parlare, ma piuttosto di qualcosa molto più grande di lei che continua a ostacolare la riuscita della sua rivoluzione: la deresponsabilizzazione degli organi rappresentativi e quelle del capitalismo e del sessismo.

Dopo l’evento di Milano, su tutti i social è circolata la foto di Greta Thunberg con il Ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ritratti mentre stanno conversando. O meglio, se si guarda bene lo scatto, si nota bene che è il Ministro che parla animatamente alla giovane attivista, visibilmente stanca e delusa. Si è trattato di una sorta di genuflessione del Ministro che di fronte alla militante, con fare paternalistico, ha dichiarato:” Spero che oltre a protestare, cosa che è estremamente utile, ci aiutate a identificare soluzioni visionarie, è questo quello che ci aspettiamo da voi”.

Trovo che quest’affermazione oltre ad essere imbarazzante sia anche sconcertante in quanto racchiude tutta la deresponsabilizzazione possibile del problema da parte non solo del Ministro ma di tutto lo Stato sul quale dovremmo contare. Per anni e anni, chi ha governato il mondo si è arricchito determinando quel disastro ecologico  e ora, pressati dai ragazzi, chiedono proprio a noi giovani delle soluzioni ai problemi causati da loro stessi. Affermazioni di questo genere mi fanno montare un gran rabbia. Stiamo subendo le conseguenze di scelte prese dagli altri; e gli altri, guarda caso, sono per la maggior parte uomini ricchi, in una posizione di privilegio  e sordi ai bisogni della comunità. Insomma: affamati di denaro e potere.

Se questo è ciò che accade, non è difficile arrivare a capire che non è un caso che la maggior parte dei complottisti e dei contestatori sulla questione climatica siano adulti, sufficientemente avanti con l’età da essere sicuri che si tratti di qualcosa che non subiranno mai in prima persona.

L’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) nel mese di agosto ha pubblicato il primo rapporto completo sull’impatto della crisi climatica sui diritti dei bambini, come ad esempio l’istruzione, l’accesso ad aria pulita, acqua potabile e persino il diritto alla vita in alcuni casi. I risultati rivelano, infatti, che 240 milioni di bambini sono molto esposti ad inondazioni costiere, 330 milioni ad inondazioni fluviali, 400 milioni a cicloni, 600 milioni a malattie trasmesse da vettori, 815 milioni ad inquinamento da piombo, 820 milioni ad ondate di caldo, 920 milioni a carenza d’acqua e 1 miliardo di bambini in tutto il mondo sono a rischio per alti livelli di inquinamento dell’aria. Il Children Risk Index fornisce una visione completa su come il disastro ecologico colpisca i più giovani in tutto il mondo, considerando non solo l’Occidente, ma anche gli Stati più a rischio come il Pakistan, l’Afghanistan, l’India e il Bangladesh.

Eppure, nonostante i dati, le ricerche e le dimostrazioni scientifiche è ancora difficile, per molti, credere alla veridicità della crisi climatica e di conseguenza  anche l’attivismo di Greta Thunberg. Ma perché è così complicato? Non posso non pensare che, almeno in parte, il motivo di tanto astio nei confronti della militante sia di natura patriarcale. La giovane attivista è ancora una bambina e alle bambine è insegnato ad essere carine, silenziose ed educate, non di certo ad essere coraggiose, ostinate e così determinate. Greta invece, con le sue lunghe trecce e i suoi occhioni, ha messo tutti in confusione, decidendo di ribellarsi ad un sistema capitalista, mettendolo con le spalle al muro ed esigendo una giustizia climatica per le generazioni future. Greta Thunberg ha scelto di adottare un comportamento femminista e attraverso le sue lotte ci insegna che il personale è politico: la questione ambientale ci riguarda tutti in prima persona, è un problema reale, diffuso. Non c’è più tempo e spazio per chi non vuole assumersi le proprie responsabilità.

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