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Da ‘Il ragazzo della via Gluck’ al‘Youth4Climate’: 55 anni di ‘blablabla’ ma pochi fatti

Già Celentano, con la sua ‘profetica canzone’ ci metteva in guardia. Oggi a farlo abbiamo Greta Thunberg e Vanessa Nakate, che marciano a ritmo di musica e si fanno forti di slogan. Serve davvero tutto questo?

Da ‘Il ragazzo della via Gluck’ al‘Youth4Climate’: 55 anni di ‘blablabla’ ma pochi fatti
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29 Ottobre 2021 - 15.45


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di Chiara Guzzarri

 

“E non so/ perché continuano/ a costruire, le case/ e non lasciano l’erba/ eh no/ se andiamo avanti così, chissà/ come si farà”.

 

Sono passati 55 anni da quando Adriano Celentano si è presentato a Sanremo con ‘Il ragazzo della via Gluck’, canzone che ottenne scarso successo al festival ma divenne rapidamente una  hit, cantata in tutti i raduni giovanili.  Però c’è da ammettere che il cantautore milanese ci aveva ‘visto lungo’ e già all’epoca ci metteva in guardia raccontandoci del cemento, della città che si espande a dismisura inghiottendo la campagna e distruggendo la natura.

“Ma come fai a non capire/ è una fortuna, per voi che restate/ a piedi nudi a giocare nei prati/ mentre là in centro io respiro il cemento’’, spiega piangendo il ragazzo di campagna a chi non capisce le sue lacrime ma vede solo la comodità del vivere in città.

Dopo 55 anni, si continua a parlare di ambiente, e proprio nella città natale del cantante si è tenuto l’evento ‘Youth4Climate’, con un corteo partito davanti al Castello Sforzesco e capitanato da Greta Thunberg e Vanessa Nakate. Le due attiviste hanno marciato a ritmo di musica e intonato slogan come ‘‘ Tutti in piazza per l’ambiente ’’, “O la borsa o la vita’’, ‘’Dai leader mondiali sentiamo solo parole, blablabla’’.

 

Ma questi slogan, queste manifestazioni, stanno servendo davvero a qualcosa?

Sicuramente servono a sensibilizzare e far avvicinare le persone all’argomento, ma il processo è talmente lento e poco ‘al passo con l’inquinamento’ da risultare praticamente inutile. In tutto pianeta  stiamo assistendo alla distruzione e alla scomparsa di luoghi naturali e della loro biodiversità, mentre il pianeta si sta avvicinando sempre più velocemente al collasso.

 

Non lasciano spazio a dubbi i dati del sesto Rapporto dell’Ipcc (AR6), l’International Panel on Climate Change, riassunti e forniti da Cnr-Isac. “E’ ormai accertato che le attività dell’uomo hanno causato il riscaldamento del clima e che questo sta evolvendo in modo molto più rapido rispetto al passato a causa delle sempre crescenti emissioni antropiche di gas serra, principalmente CO2 e metano, che hanno raggiunto livelli di concentrazioni in atmosfera mai riscontrati negli ultimi 800mila anni”, per non parlare del livello del mare in aumento, della diminuzione dei ghiacciai, della deforestazione, la siccità sempre maggiore, lo sfruttamento intensivo delle terre.

 

Basterebbero poche piccole (per chi è a casa), grandi (per industrie e Stati), attenzioni per poter contrastare questa catastrofe, e una grande presa di coscienza collettiva, invece pare si stia procrastinando un dovere che non può più attendere.

Questo è proprio quello che cercano di dirci gli attivisti come Greta in un ritornello che punta a toccare la coscienza di tutti e tradursi in atti concreti, per il bene del pianeta, degli altri, ma anche del nostro, cercando di ricordarci quanto è bello ‘giocare a piedi nudi nei prati’.

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