L'insospettabile lato oscuro di Stephen King: la poesia | Culture
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L'insospettabile lato oscuro di Stephen King: la poesia

Un saggio dello scrittore Bev Vincent (in inglese) indaga sulla produzione poetica del maestro dell'horror. Il titolo? "The Dead Zone"

L'insospettabile lato oscuro di Stephen King: la poesia
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25 Maggio 2018 - 17.43


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Messaggio per gli innumerevoli fan di Stephen King: il re delle narrazioni con una dose di inquietudine superiore alla norma dei colleghi, l’autore di racconti da mettere i brividi, di capolavori come “Shining” o “It” è anche un poeta. O almeno lo è stato. Nonostante lo scrittore del Maine si consideri poca cosa come verseggiatore, a dispetto della sua opinione (“le mie poesie non funzionano” ha confessato nel 2000), i suoi testi poetici sono stati giudicati meritevoli di un ampio saggio dalla rivista letteraria online nordamericana  poetryfoundation.org. L’autore è Bev Vincent, che scrive racconti, collaboratore del magazine “Cemetery Dance” (appropriato per chi studia King) e autore del “The Stephen King Illustrated Companion”, candidate al Bram Stoker Award e all’ Edgar Award. Il suo saggio si intitola “The Dead Zone”, la zona morta.

 

Qui il link all’articolo The Dead Zone, in inglese, di Bev Vincent su Poetry Foundation

 

Vincent esplora la formazione e il mondo poetico di Stephen King. Il quale ha pubblicato una dozzina di poesie in piccole riviste letterarie, tuttavia ne ha scritte centinaia, rimaste nei suoi taccuini, e altre compaiono in molti suoi romanzi come scritte dai personaggi stessi. E riferisce: “lo studioso Michael Collings scrive che le poesie di King “si concentrano sul piccolo, sulle cose minute. Non sono banali, ma hanno un senso implicito di banalità quando confrontate con la mole di The Stand o IT”. Allora perché leggerle?, domanda retoricamente Bev Vincent. Perché non è affatto vero che sono da buttare, risponde. Ne analizza più d’una. Come quella in ricordo dell’amica hippi morta di leucemia. E il saggista fruga tra le fonti poetiche e d’ispirazione. Qualche esempio? “La poesia che ha influenzato più profondamente il lavoro di King è  “Childe Roland to the Dark Tower Came” del poeta e drammaturgo inglese Robert Browning (1812-1889). Volete leggere qualche poesia di Stephen King? In inglese esistono. Rammenta l’autore: “Nel 2004 diverse poesie del periodo del college furono ristampate in The Devil’s Wine, un’antologia  sulla poesia di scrittori horror”. E la rivista Publishers Weekly le definì “sufficientemente buone per far sperare ai lettori che il Maestro Incantatore frequenti la sua musa più spesso”.

 

Pet Sematary (1989) dei Ramones, singolo incluso nella colonna sonora della versione italiana del film Pet Sematary  tratto dal romanzo omonimo di Stephen King

 

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