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Tolto il “silenzio assenso” ai beni culturali, Bonisoli lo blocca

Il ministro annuncia lo stop alla norma che era nella bozza del decreto sulla crescita. Volpe: pericolo sventato

Tolto il “silenzio assenso” ai beni culturali, Bonisoli lo blocca
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5 Aprile 2019 - 20.00


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Cancellato il “silenzio-assenso” dal decreto sulla crescita: autorizzava i privati a intervenire su edifici storici e di interesse storico artistico se non avevano una risposta dalle soprintendenze entro 90 giorni, come prevedeva una norma inserita nel testo (entro 60 giorni secondo un’altra bozza poi superata). Lo ha annunciato all’agenzia Agcult il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli che già si era detto contrario. Eppure, nonostante il suo parere avverso, la norma era stata inserita nel decreto. Introduceva un sistema alquanto subdolo per evitare bocciature dalle soprintendenze che non hanno personale e tempo in grado valutare e fermare eventuali scempi in poco tempo. E qualcuno nelle forze di governo aveva inserito la norma fregandose della contrarietà del titolare del patrimonio artistico nello stesso governo.

«Pericolo sventato», commenta online sul suo blog sull’Huffington Post uno dei più convinti oppositori a questa norma potenzialmente devastante, l’archeologo Giuliano Volpe.

Il ministro ha dichiarato all’agenzia di stampa che quella norma che riduce a 90 i giorni di risposta «non c’è e non ci sarà», ha ricordato di aver sempre osteggiato quella norma, di averlo ripetuto pur aggiungendo che chi fa richiese o avvia pratiche con le soprintendenze ha diritto a « risposte in tempi brevi e prevedibili». Ed è per questa ragione, ha specificato, che si sta adoprando affinché le soprintendenze possano assumere personale tecnico.

Le soprintendenze, converrà ricordarlo, nei vari territori sono clamorosamente sotto organico da anni. I recenti ingressi di mille addetti dal recente concorso attenuano un po’ l’emorragia, ma l’emorragia è in corso perché molti hanno raggiunto l’età della pensione o sono già in pensione. E gli ingress programmati da Bonisoli saranno necessari, ma è bene si concentrino non in un rafforzamento del corpo centrale del ministero ma, appunto, nelle varie zone d’Italia che hanno bisogno come il pane di storici dell’arte, architetti, archeologi, archivisti e di nuove figure professionali perché il mestiere di tutelare l’arte, l’archeologia e i documenti va cambiando con la tecnologia.

Manovre Beni culturali, “silenzio assenso” più veloce per aggirare le soprintendenze

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