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Torna la prima domenica gratis nei musei e siti statali

Franceschini riprende l’iniziativa che Bonisoli aveva modificato: l'elenco dei luoghi. Niente “riforma della controriforma”, l’urgenza è il personale che manca o lascia

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3 Ottobre 2019 - 14.34


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Riprendono questa domenica 6 ottobre gli ingressi gratuiti nei musei e siti statali nella prima domenica di ogni mese. Il ministro Dario Franceschini ha ripristinato l’iniziativa ideata e avviata nel luglio 2014 all’inizio del suo primo mandato dal 2014 e poi trasformata tra non poche discussioni da Alberto Bonisoli. L’esponente pentastellato aveva lasciato un calendario di aperture con un pacchetto di ingressi gratuiti a ogni museo, a fronte di anche casi di sovraffollamento come alla Reggia di Caserta, ma in molti era rimasta impressa nella memoria la prima domenica di ogni mese.

Dai musei reali di Torino all’Archeologico di Reggio Calabria, dall’affascinante Castel del Monte a pianta ottagonale vicino ad Andria ai nuraghi sardi, dall’archeologico di Firenze al complesso monumentale della Pillotta a Parma compreso il magnifico Teatro Farnese, cliccando qui trovate l’elenco di tutti i musei, siti archeologici e luoghi aperti domenica:  dall’Abbazia di Montecassino alla Grotta azzurra in Campania.

Nel frattempo Franceschini ha tenuto la sua audizione alle commissioni riunite Cultura di Camera e Senato. Dove ha ribadito un suo concetto: “Il Mibact (sta per ministero per i beni e attività culturali e turismo) è il più importante” e lo ritiene determinante convincere i suoi colleghi politici affinché si investa in cultura. Alla domanda che tutti si pongono, se avrebbe rimesso mano al ministero dopo quanto fatto dal precedessore Bonisoli, ha chiarito che non farà “nessuna controriforma della controriforma, come sono state chiamate le iniziative del mio predecessore Alberto Bonisoli, che ringrazio per il lavoro che ha fatto in modo positivo, naturalmente con differenze di vedute. La ragione è che non c’è stata una controriforma della riforma dei beni culturali. Ci sono stati dei correttivi, alcuni che condivido alcuni meno, ma i cardini della riforma sono rimasti”. Resta il fatto che Franceschini ha bloccato i cambiamenti decisi da Bonisoli ad agosto con i suoi decreti in zona Cesarini del governo Conte 1. E che la riforma Bonisoli, comunque la si voglia chiamare, ha avuto un impianto e predisposto una riorganizzazione altamente confusi.

L’urgenza invece è quella del personale che manca e che da due – tre anni va in pensione a ritmo accelerato (causa assunzioni in blocco a suo tempo) e che continua a lasciare il posto per raggiunti limiti di età in un ministero dove l’età media supera ormai i 56-57 anni. Al concorso recente per 1052 posti hanno partecipato più di 200mila candidati ma restano nell’immediato quattromila posti da coprire, solo per il lavoro minimo. “Se non c’è una corsa a coprire i posti presto questo numero aumenterà. È un’urgenza”, riferisce l’agenzia Agcult.

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