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Bonisoli: le domeniche gratis nei musei possono finire

Il ministro garantisce l'iniziativa (che è positiva) solo fino a settembre, dice di volere più soldi alla cultura “seguendo Franceschini” e pensa a un museo della moda

Bonisoli: le domeniche gratis nei musei possono finire
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redazione Modifica articolo

10 Luglio 2018 - 15.58


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Se vi siete goduti l’ingresso gratuito al Colosseo, alla Pinacoteca di Brera, alla Galleria nazionale di Urbino o al Museo archeologico di Reggio Calabria o in qualunque museo statale nella prima domenica del mese e volete riprovarci, affrettatevi: avete solo due domeniche sicure, quella d’agosto e quella di settembre. Il ministro dei Beni e attività culturali (non più del turismo che è passato all’agricoltura) Alberto Bonisoli intende valutare e a quanto pare interrompere l’iniziativa. Fino a settembre restano, a ottobre “non lo so, da novembre vedremo. Sono un evento che ha aiutato a richiamare l’attenzione sui musei, sono aumentati i turisti, prendiamole come punto di partenza”. Lo ha detto alle commissioni Cultura di Camera e Senato per indicare quali linea seguirà il suo ministero. Occorre dargli atto di non praticare uno sport assai praticato in politica e in cui i suoi colleghi a 5 Stelle sono veri campioni: Bonisoli non getta fango sul predecessore. Anzi, ne riconosce l’operato: “A partire dalla prossima finanziaria ci saranno più risorse per la cultura. Chi è venuto prima di me, l’onorevole Dario Franceschini, ha già fatto parecchio aumentando il bilancio del ministero e da parte nostra c’è la volontà di continuare questa operazione”. Se riuscirà, sarà una buona notizia. Ma togliere le domeniche gratuite è una pessima idea. Ne approfittano tanti cittadini che vanno nei loro musei dove non mettono piede, di solito.

Da quanto dichiara, Bonisoli sembra anche voler ascoltare i tecnici dei beni culturali. Registra “abbacchiamento” tra il personale su come funziona, e soprattutto si ingrippa, la macchina ministeriale. Ma non è lì per buttare tutto all’aria. “Chi lavora dentro non vuole un altro cambiamento organizzativo. Ogni volta che si fa un cambiamento radicale bisogna lasciare alle persone il tempo di sedimentare, altrimenti se cambio troppo frequentemente si rischia di scollare completamente le persone dalla struttura e dai processi. Non vuol dire che dobbiamo mantenere tutta l’organizzazione così com’è, ma vuol dire che prima di muoversi bisogna fare una sperimentazione oculata evitando il rischio di creare ulteriori spaesamenti nei colleghi che si occupano del ministero”. È un’osservazione sensata.

“Assunzioni, autostima e un museo della moda”

Il ministro vuole inoculare anche maggiore “autostima”. E promette soprattutto “migliaia di assunzioni nei prossimi anni” per un corpo ministeriale in grave affanno nelle soprintendenze sul territorio (non nel corpo ministeriale), negli archivi, nelle biblioteche, nei musei, anche perché con i pensionamenti “”siamo sotto pianta organica e ci aspetta un’uscita dal ministero di centinaia di persone all’anno”. Anche qui: se le assunzioni di tecnici arriveranno in massa, saranno benvenute.
A proposito dei musei, da un uomo che ha lavorato a stretto contatto con il mondo della moda non stupisce quando dice che “non ha visibilità se non attraverso fondazioni private. È ridicolo che esista un museo della moda in Francia, in Inghilterra e in futuro in Russia e in Cina, ma non ce ne abbiamo uno in Italia”.

 

 

 

 

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