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"Hitler non è mai esistito": il pericolo tragico del negazionismo

Furio Colombo e Vittorio Pavoncello presentano il loro libro: perché tanti negano la Shoah. L'inizio, tragico, delle fake news. E la "fascistizzazione" fa adepti

"Hitler non è mai esistito": il pericolo tragico del negazionismo
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25 Gennaio 2018 - 13.40


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Il negazionismo, la negazione dell’Olocausto nazista, dello sterminio degli ebrei pianificato da Hitler e dalla Germania nazificata e appoggiato dal fascismo, la negazione delle vittime, dei milioni di vittime: una simile ideologia (perché è un’ideologia) è purtroppo sempre in auge e negli ultimi tempi si fa sentire spesso e spesso in modo sottile. Affronta l’argomento di petto il libro Hitler non è mai esistito – Un memorabile oblio (Lexis – Celid Editore Torino), scritto da Furio Colombo e Vittorio Pavoncello. Gli autori presentano il saggio venerdì 26 gennaio nella Sala conferenze alla Camera dei Deputati alle 11.30 (su invito o accredito). Domenica 28 alle 10.30 un appuntamento pubblico di più facile accesso è alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma all’apertura della tavola rotonda, organizzata per la Giornata della memoria di sabato 27, “La Shoah dell’Arte. IV edizione. Architetture della Shoah”. Alla Camera intervengono Valerio De Cesaris, Toni Jop e Alessandro Portelli.

Colombo, scrittore e giornalista (ha diretto per alcuni anni in modo eccellente l’Unità), è stato deputato e senatore e l’autore della legge, utilissima, che dal 2000 istituisce il Giorno della Memoria per la Shoah. Vittorio Pavoncello è regista, artista, autore.

Riportiamo quanto segue dalle note editoriali sul web: sono parole chiare e precise in grado di spiegare bene il senso del libro e della Storia in cui viviamo tutti senza eccezione.

“La memoria è un vasto spazio inclinato, che noi pensiamo in perfetto equilibrio, su cui gli oggetti, ovvero tutto ciò che sappiamo del già accaduto, scivolano, a volte in un attimo, verso l’oblio”. Queste parole ricorda Furio Colombo di un incontro avuto con Oliver Sachs, che non ha mai teorizzato il problema (che infatti è politico e non medico) del contagio con cui si può indurre a rapide dimenticanze, si può arrivare all’immensa volgarità di negare la vittima di fronte alla vittima, di negare il delitto mentre si sta compiendo.

Nelle pagine di questo libro Furio Colombo e Vittorio Pavoncello vogliono riportare in luce la forza del negazionismo (che resiste bene all’intensità, alla commozione, ma anche alla documentazione della memoria) e l’oscillante debolezza delle istituzioni che non hanno mai saldato la loro autorevolezza con la grandezza del crimine che si erano impegnate solennemente e per legge a non scolorire per non perdere il senso dalla vastità del crimine. Ha fatto scudo la calcificazione del fascismo, che vuole assurdamente continuare a essere opinione legittima come ogni altra opinione. Può esserci una opinione che non risponde del fatto che esalta?
Pavoncello argomenta con forza il peso di ciò che è irreversibilmente accaduto, e da cui far ripartire la storia che ha visto nel conflitto 1939-45 la “prima guerra razziale” della storia.

Furio Colombo porta a questo discorso due argomenti. Il primo è che il negazionismo inizia la serie oscura e tuttora impenetrata delle “fake news”, la vita pubblica e gli eventi delle persone fondata sul falso, e il contesto alterato con raffinata e malefica invenzione. Il secondo argomento è la fascistizzazione più o meno conscia (popolo e cultura) di coloro che, in misura sempre più vasta, si arruolano nel nuovo negazionismo che rifiuta e irride senza esitazione anche il papa. Questo libro chiede di capire che, di nuovo, il pericolo è grande”.

 

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