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A Gaza i morti tutti palestinesi sono 63. A lavoro la Corte penale dell'Aja

Dopo la carneficina durante la protesta contro l'apertura dell'ambasciata Usa a Gerusalemme, violenza anche nel giorno della Nakba: i feriti sono 250.

A Gaza i morti tutti palestinesi sono 63. A lavoro la Corte penale dell'Aja
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16 Maggio 2018 - 07.14


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Dopo le 61 vittime di lunedì, ieri due manifestanti palestinesi sono morti sotto il tiro delle forze di sicurezza israeliane durante la nuova protesta nel giorno della Nakba, il colossale esodo di 700 mila palestinesi dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Il ministero della Sanità della Striscia parla anche di 250 feriti.
Proclamati tre giorni di lutto per i funerali di molte delle vittime di Gaza che in giornata troveranno sepoltura.

A New York si è tenuta una riunione del Consiglio di Sicurezza dedicata alle violenze. L’ennesima esibizione di impotenza nella gestione della crisi mediorientale. I rappresentanti dei Paesi europei membri del Consiglio di Sicurezza (Gran Bretagna, Francia, Svezia, Polonia, Paesi Bassi) insieme a Italia, Germania e Belgio, hanno letto una dichiarazione congiunta in cui chiedono “a tutte le parti di intraprendere passi immediati per la de-escalation e di esercitare moderazione: Israele deve evitare un uso eccessivo della forza e Hamas ha la responsabilità di evitare provocazioni”.
La risposta dell’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley. Ha risposto definendo equilibrato il comportamento tenuto dalle forze di sicurezza di Israele e scaricando ogni responsabilità su Hamas. “Nessun Paese in questa sala agirebbe con moderazione maggiore. Le violenze provengono da chi rifiuta l’esistenza dello stato d’Israele in ogni luogo”. Soprattutto, Haley ha negato la connessione tra l’accaduto e l’apertura dell’ambasciata Usa: “La sede diplomatica (trasferita a Gerusalemme) non pregiudica le prospettive di pace. Ma per qualcuno (Hamas) l’apertura è stato un pretesto” per “spingere la gente ad avvicinarsi alla recinzione”.
Il Kuwait ha annunciato l’intenzione di presentare una bozza di risoluzione per la “protezione dei civili palestinesi”. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov, si è rivolto a Israele e a Hamas uniformandosi alla posizione europea: chiedendo al primo un “uso della forza calibrato” nella protezione dei suoi confini, al secondo di non “usare le proteste per mettere bombe e compiere atti provocatori”, chiudendo con un appello alla comunità internazionale perché “intervenga per prevenire una guerra: la situazione nella Striscia è disperata”.
Il governo palestinese, che considera Israele e Usa responsabili del “massacro”, si è invece appellato al Consiglio Onu per i diritti umani dell’Onu per “una riunione urgente che decida su una missione internazionale che indaghi sui crimini commessi dalle forze di occupazione militare contro gente inerme”. Richiesta accolta: il Consiglio si riunirà venerdì.
Si muove anche la Corte Penale Internazionale dell’Aja. “Adotteremo tutte le misure appropriate” in relazione alle violenze di Gaza, ha dichiarato all’Afp Fatou Bensouda, capo della procura, “il mio staff sta seguendo in modo attento gli sviluppi sul terreno e sta registrando ogni possibile crimine che potrebbe rientrare” nella giurisdizione della Corte.

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