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"Io e Grosso, in coppia, eravamo forti... a biliardino" confessa Luciano Spalletti

L'allenatore della Nazionale italiana di calcio ci parla di ieri e di oggi

"Io e Grosso, in coppia, eravamo forti... a biliardino" confessa Luciano Spalletti
Luciano Spalletti a Coverciano
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21 Dicembre 2023 - 14.23


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di Lorenzo Mori

Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.

Difficile in questo periodo poter parlare con Luciano Spalletti ma alla fine l’insistenza è premiata. Lo incontro al Centro Tecnico di Coverciano. Da domani arriveranno tutti i suoi ragazzi convocati per il prossimo impegno della Nazionale ma oggi, dopo aver sistemato mille cose organizzative, è rilassato e mi accoglie nella sala pranzo del Centro mentre gente indaffaratissima va e viene davanti al nostro tavolo.

Mister, in quali squadre ha giocato, ce lo vuole ricordare

Sono sempre stato un giocatore non eccellente, ho militato prima nelle giovanili della Fiorentina, poi nella squadra di uno dei paesi limitrofi a Certaldo, ovvero il Castelfiorentino, da lì sono passato per il Virtus Entella, Spezia, Viareggio e Empoli, giocando per lo più in C1 e C2, poi mi sono ritirato e ho iniziato la carriera da allenatore.

Ci racconti qualche aneddoto durante la sua esperienza da calciatore

Nel ‘90 durante il mio anno allo Spezia ricordo che frequentavamo un bar a cui eravamo affezionati per le partite a biliardino. Io e Grosso, in coppia, eravamo forti ma sul campo vero, da calciatore, non ho mai vinto nulla. Non ricordo bene come si chiamasse il bar…  penso Cavallotti.

Con quali squadre ha iniziato il suo percorso da allenatore e come sono andati i primi anni in quel ruolo?

La mia carriera è iniziata da Empoli, prima nella primavera e poi prima squadra con la quale ho avuto l’occasione di vincere il mio primo trofeo professionistico, ovvero la coppa Italia serie C. Successivamente alla lunga esperienza a Empoli, di quasi 4 anni, ho avuto piccole parentesi a Genova con il Doria, a Udine e Ancona. fino al mio sbarco nella capitale nel 2005. L’annata successiva al mio arrivo, si cominciavano ad intravedere i primi risultati del mio lavoro con la vittoria della Coppa Italia (2006/2007), ma anche della Supercoppa l’anno successivo. In generale. ma penso come tutti gli altri allenatori a meno di eccezioni, il percorso è sempre lungo e tortuoso, nel mio caso prima di arrivare ad un buon livello sono passati 10 anni.

Ci può chiarire in maniera definitiva il suo rapporto con lo Zenit? Sappiano che all’epoca è stato esonerato…

A San Pietroburgo ho passato 4 anni fantastici conditi da 3 trofei; è stata l’esperienza più vincente e movimentata della mia carriera, ma come tutti i percorsi e i progetti si ha un inizio e una fine. Ho rilasciato dichiarazioni al miele al mio esonero perché eravamo una grande squadra, dentro e fuori dal campo, unico rimpianto la partita persa a tavolino che è costata tanto a fine campionato 20212/13.

Conosciamo già fin troppo bene il suo rapporto con la Roma e con il Napoli, ma vorrei soffermarmi sulla sua esperienza all’Inter. Com’è stato far risorgere una squadra così?

Anche se mi chiamano l’ammazza capitani qualcosa di buono l’ho fatto… (ride, ndr). L’Inter è stata una delle squadre che più mi ha pressato con il suo obiettivo, ma me l’aspettavo, basti guardare la storia che ha, se non fossi arrivato quarto quei due anni consecutivi non so se sarei qui in questo momento. Il calcio va veloce, appena lasci la fune ti lascia indietro anni luce. Penso comunque di esser riuscito a iniziare un percorso di crescita, che, come sappiamo, ha portato ottimi risultati negli anni successivi con l’ottimo lavoro di Antonio e Simone. Ci sono tifosi che mi ringraziano tutt’oggi per quello che ho fatto e visto che si parla di una squadra con più di 30 trofei in bacheca non può far altro che piacere.

Ora che è arrivato in Nazionale, come vede la crescita di nuovi giovani in Italia? Come pensa si possa migliorare per il futuro?

In Italia abbiamo sempre giovani con le ali al posto delle orecchie, dobbiamo cercare il più possibile di tenere i giovani talenti con i piedi per terra. Il calcio non è solo fiato, talento e sudore ma è anche testa; negli anni ho visto troppi giocatori non riuscire a sbocciare per questo aspetto soprattutto per la mentalità del nostro paese. Fortunatamente non tutti si montano la testa e riescono ad arrivare in alto, abbiamo talenti eccezionali, ma ovviamente non faccio nomi.

Che ne pensa di Pafundi e Colpani?

Sono sicuramente due giocatori tecnici ed eccezionali, li stiamo osservando con attenzione, posso solo dirvi questo. L’importante al momento è che ci siamo qualificati a Euro 2024, ho accettato l’incarico per questo.

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