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Lega e M5S si spaccano sullo stop ai musei autonomi

La sottosegretaria leghista Borgonzoni contro Bonisoli. L’enigma su Firenze. Appello di 1500 archeologi: "ministro si fermi su Villa Giulia. E sull'Appia Antica si informi"

Lega e M5S si spaccano sullo stop ai musei autonomi
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28 Giugno 2019 - 11.08


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Ste. Mi.

Lega e Cinque Stelle divergono anche lui beni culturali. La riforma in corso del ministro Alberto Bonisoli che toglie autonomia al Museo etrusco a Villa Giulia, Parco dell’Appia antica a Roma, oltre che alla Galleria dell’Accademia di Firenze, è stata approvata dal Consiglio dei ministri il 19 giugno scorso ma la sottosegretaria Lucia Borgonzoni registra un mare di critiche e contestazioni per cui invita pubblicamente a frenare: «La riorganizzazione del ministero e la riforma del codice dei Beni culturali stanno suscitando un malcontento generale in tutte le categorie coinvolte, ci impone una riflessione sull’opportunità di avviare una revisione profonda dei testi». Prove di distacco in vista di prossime elezioni?

Il pentastellato Bonisoli tramite nota del Movimento si stupisce della reazione della sottosegretaria. Con la sua riorganizzazione le decisioni di spesa dei musei saranno decise a Roma. Lui dichiara perché adesso «è un casino» per rendere le decisioni più rapide: il risultato è che decide il ministero come ogni museo può spendere o non spendere perché cancella i consigli di amministrazione di ogni singolo museo autonomo e decide il ministero se e quali opere un museo potrà prestare e a chi. Decisioni dirimenti. Alla faccia del rispetto delle autonomie e dei territori.
Di contro, e di buono, il ministro promette di assumere 1.250 custodi e funzionari. Come usa dire, una boccata d’ossigeno in un ministero dal personale in corso di invecchiamento e vicino alla pensione.

A Firenze Cecilie Hollberg, direttrice dell’Accademia in scadenza (1.719.645 visitatori, +6% nel 2018) si candida a guidare il Polo museale. Agli Uffizi, che ora comprendono il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti, a ottobre scade il direttore Eike Schmidt. Lui aveva già annunciato da un anno che sarebbe andato al KunstHistorisches Museum di Vienna ma vorrebbe restare ed è sempre enigmatico sul suo destino. Paolo Conti, sul Corriere della Sera, raccoglie voci che vorrebbero il docente di storia dell’arte e polemista vivace Tomaso Montanari alla guida del blocco degli Uffizi, che ingloberebbe l’Accademia diventando un gigante museale, pur se il cronista lo accredita vicino ai 5 Stelle quando Montanari non è affatto prossimo ai pentastellati tanto che a Firenze si è speso in prima persona per la candidata sindaco della sinistra Antonella Bundu.

Appello di 1500 studiosi su Villa Giulia e l’Appia Antica. Il Museo Nazionale Etrusco di Roma (+ 14,3% di visitatori) con la riorganizzazione di Bonisoli entra in una «rete etrusca» insieme Cerveteri. Il direttore Valentino Nizzo rilancia con la proposta in corso d’opera di formare una rete di musei pre-romani italiani con Villa Giulia in testa. Nel frattempo l’autonomia del museo etrusco e del parco dell’Appia antica è difesa come necessaria dalla Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia (FCdA) presieduta da Giuliano Volpe e ha raccolto già 1500 firme, autorevoli, perché segue «con grande preoccupazione e perplessità» la riorganizzazione del Ministero e «la soppressione di istituti e luoghi della cultura autonomi, tra cui il Museo Nazionale di Villa Giulia e il Parco Archeologico dell’Appia antica». E siccome l’Etrusco come museo autonomo sta lavorando bene e ha molte prospettive, sostengono i professori, con una lettera un archeologo emerito come Mario Torelli chiede a Bonisoli di tornare sui suoi passi.

Gli universitari: Bonisoli ignora la storia dell’Appia antica. Così come «sconcerta la scelta di sopprimere l’autonomia del Parco Archeologico dell’Appia Antica – scrivono gli studiosi –  creato appena tre anni fa dopo decenni di richieste da parte di tutto il mondo della cultura di un istituto unico dal carattere archeologico per quest’area dal potenziale immenso in senso culturale e naturalistico, fin dalle battaglie di Antonio Cederna. Fare ora un passo indietro, senza tenere conto dell’immenso impegno che è alla base dell’istituzione del Parco archeologico, è gravissimo. L’impressione che se ne ricava è che chi ha operato questa scelta non conosca affatto la travagliata storia dell’istituzione del parco dell’Appia antica, un’istituzione sentita come necessaria sin da epoca napoleonica proprio per le monumentali e diffuse componenti archeologiche del territorio caratterizzato dal passaggio delle vie consolari Appia e Latina». Mancata conoscenza? Riferita a un ministro, è un’accusa di non poco conto.

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