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Vincent van Gogh, l'artista che diventò divo solo da morto

Una rassegna a Vicenza conferma come ci sia un’industria culturale che punti sugli artisti di gran richiamo. Una quarantina i dipinti, 86 i disegni, molti dal museo di Otterlo. Arriva il film d’animazione sui quadri di Vincent

Vincent van Gogh, l'artista che diventò divo solo da morto
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9 Ottobre 2017 - 10.45


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di Stefano Miliani

Un film realizzato  ridipingendo i quadri di Vincent van Gogh arriva sugli schermi internazionali. E una mostra appena inaugurata a Vicenza raduna fino all’8 aprile dipinti e disegni dell’artista olandese nato a Zundert nel 1853 e morto suicida nella Francia meridionale, ad Auvers-sur-Oise, nel 1890. Perché tanta attenzione che non cala e incrementata di tanto in tanto da vendite record all’asta? Perché Van Gogh è uno di quei nomi dell’arte (tipo Leonardo e Caravaggio) tramutato in figura leggendaria e pertanto in grado di garantire visitatori, incassi, pubblicità, copertura mediatica, amministratori pubblici pronti a drizzare le orecchie al sentire il suo nome. Povero e negletto in vita, la nostra civiltà celebra a ogni pie’ sospinto Van Gogh non soltanto per i suoi quadri, per il linguaggio vibrante e inconfondibile con cui ha rappresentato poveri contadini, notturni, interni, se stesso, il suo medico e altri: da un lato tanti provano sincera compassione, dall’altra lo eleggiamo a icona perché un pittore sfigato come lui esalta suo malgrado il mito del genio compreso solo dai posteri facendoci sentire, sotto sotto, più aperti o intelligenti o acuti dei nostri predecessori quando invece non abbiamo molti meriti nella sua rivalutazione postuma.

Come avremmo reagito?

Detto che non sappiamo come ognuno di noi avrebbe reagito di fronte ai colori del pittore quando sembravano troppo fuori norma, questo scorcio di 2017 vede l’artista olandese protagonista della mostra Van Gogh. Tra il grano e il cielo nella Basilica Palladiana curata da Marco Goldin, patron e proprietario della società produttrice di esposizioni chiavi in mano Linea d’Ombra (info su www.lineadombra.it). Palese l’obiettivo di staccare più biglietti possibile anche per compensare gli elevatissimi costi di assicurazione, va riconosciuto che con 43 dipinti (poco meno di 40 quelli di Van Gogh) e 86 disegni la mostra gioca una carta forte: propone oltre cento pezzi dell’artista prestati dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, in Olanda, istituzione autorevole ed eccellente su Van Gogh e altri artisti della modernità non troppo lontana da Amsterdam tanto che, se capitate da quelle parti, vale il viaggio (il Kroller Museum).

Vicenza, non solo Vincent

La mostra «ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica», vanta il comunicato stampa: dalle prime prove con una prevalenza di colori bruni sulla tela in Olanda, dal 1881 al 1885, passando per i gialli rutilanti dei campi di grano ben oltre l’Impressionismo e gli interni di Arles nel sud della Francia fino all’epilogo tragico del suicidio nel 1890. A corredo o integrazione gli organizzatori hanno messo un plastico la casa di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy dove il pittore si ricoverò nel maggio 1889 e, sulle pareti, riproduzioni delle lettere di Vincent al fratello Theo. Una sala proietta un film di un’ora Van Gogh Storia di una vita prodotto appositamente per la mostra. Inevitabile constatare come si punti sull’effetto-star e sul nome di richiamo. C’è da auspicare che chi va alla mostra eviti il “mordi e fuggi” e riservi del tempo per scoprire i luoghi palladiani della città che è sito Unesco (il teatro olimpico, tanto per cominciare) e quei gioielli d’architettura che sono le ville palladiane nei colli (Vicenza e dintorni). Il biglietto della mostra permette sconti al Teatro Olimpico, a Palazzo Chiericati, alla chiesa di Santa Corona e al Museo del gioiello.

Van Gogh animato

Più originale e fuori dal consueto il film in arrivo nelle sale italiane della rete Nexo Digital (qui l’elenco delle sale: nexodigital)dal 16 al 18 ottobre per il ciclo dell’arte al cinema, Loving Vincent: Dorota Kobiela e Hugh Welchman hanno creato un film d’animazione per raccontare la vita e l’arte di Van Gogh attraverso le lettere e i dipinti su tela non filmandoli bensì ricreandoli uno a uno da 125 artisti. Con attori in carne e ossa e Robert Gulaczyk nella parte del pittore, l’esperimento nel 2017 ha ricevuto il Premio del pubblico al Festival di animazione di Annecy e può riservare sorprese (il trailer del film) 

 

 

 

 

 

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