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Gino Marchitelli: «Prigionia, tortura, omicidio, i campi fascisti furono 900»

Lo scrittore affronta in un libro «una vergogna italiana. I campi non furono 200. Il fascismo è stragismo, repressione, tirannia, le destre di oggi dicono balle». Un sito studia quei “campi”

Gino Marchitelli: «Prigionia, tortura, omicidio, i campi fascisti furono 900»
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10 Maggio 2020 - 15.59


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di Rock Reynolds

Italiani brava gente. Spesso ma non sempre. È di qualche giorno fa la notizia che nel virtuoso Nord alcuni coltivatori si sarebbero avvalsi di braccianti extracomunitari, con salari da fame e condizioni di lavoro degradanti. Sappiamo bene che al contributo di 600 euro per le partite IVA in difficoltà hanno avuto accesso centinaia di studi notarili e legali. E che dire della sempre più invasiva difficoltà a fare i conti con il passato fascista del paese? Con la tendenza via via più diffusa a derubricare la dittatura a una forma di autoritarismo all’acqua di rose? Chi non si è trovato coinvolto in discussioni da bar in cui sono affiorati commenti come, “Piove, governo ladro”, “Europa tiranna” e via dicendo? Oppure come “Il Duce ha fatto anche cose buone”?

Peccato che, per farle, abbia portato distruzione e morte in Albania, Corno d’Africa, Libia, Slovenia e Croazia, abbia stroncato il dissenso, varato le leggi razziali, fatto piazza pulita di rom e omosessuali. E se tutto questo strepitare non fosse, in fondo, figlio del peccato originale italico, ovvero la mai completa accettazione di una semplice verità storica, l’assuefazione a un tipo di governo che ha sempre sbandierato efficienza e decisionismo, gettando fumo negli occhi di una popolazione alla disperata ricerca di parole tranquillizzanti, una popolazione a cui creava, non risolveva, problemi? Una guerra persa in partenza, l’alienazione dei favori di paesi leggermente più illuminati di noi, l’infamia dell’antisemitismo, l’autarchia fattasi miseria nazionale, la soppressione di qualsiasi forma di dissidenza e, in ultima analisi, della libertà?

Ecco che la pubblicazione di un libro come Campi Fascisti – Una vergogna italiana (Jaca Book, pagg 219, euro 20) di Gino Marchitelli assume un valore prezioso, mettendo ordine tra le “cose buone” che il fascismo avrebbe fatto. L’autore non usa giri di parole: “La conoscenza e la cultura sono le armi che abbiamo in mano per smontare pezzo dopo pezzo le bugie che raccontano gli estimatori del fascismo e i fautori di una nuova ondata conservatrice e repressiva dei diritti e delle libertà del nostro Paese”. Qualcuno magari scoprirà, come è capitato a me, che a due passi da casa sua il regime ha segregato cittadini inermi, oppositori politici, ebrei in attesa di essere spediti nei lager nazisti. Interessante è pure capire come funzionasse l’istituto del confino e di che tipo di potere disponessero i podestà. Marchitelli non fa sconti, come appare chiaro dalle sue stesse parole.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Oltre a essere uno scrittore di romanzi noir di impegno sociale e libri per bambini contro gelosia e pregiudizio, sono molto impegnato in campo socio-politico. Mi considero un attivista che non ha mai rinunciato a pensare che ci sia la possibilità di costruire un mondo migliore fin dagli anni ’80, lavorando sulle piattaforme petrolifere dell’Eni e partecipando alle grandi lotte sindacali contro l’introduzione e del lavoro precario a termine in un’attività tra le più pericolose al mondo. Mi ha sempre guidato una profonda convinzione personale antifascista e antiautoritaria. Ecco perché quando Jaca Book, tramite il direttore della collana Contastorie, Daniele Biacchessi, mi ha chiesto di riprendere alcuni accenni alla verità sui luoghi di internamento organizzati dal fascismo in Italia, ho ritenuto doveroso provare a raccontare questa incredibile realtà venuta alla luce con la de-secretazione degli archivi del ministero della difesa della Seconda guerra.
È davvero convinto che una pubblica divulgazione di certi crimini possa costruire “intere nuove generazioni di antifascisti”?
Convintissimo. Bisogna prendere spunto dal sito www.campifascisti.it, dallo straordinario lavoro degli storici che hanno letto, analizzato e pubblicato l’enorme mole di documenti trovati in questi “armadi della vergogna”, e costruire un intervento nelle scuole, anche con il mio libro, per raccontare la verità alle nuove generazioni e depotenziare l’infame politica sovranista e fascista che avanza nel paese per colpa dell’ignoranza dilagante. Dev’essere la nostra futura missione, ancor di più con la grande crisi economica e morale che seguirà all’epidemia e il rischio dell’ideologia fascista di ritorno. Dobbiamo fermarla con la verità inoppugnabile e rimetterla a tacere.
Come reagisce oggi la destra ai tentativi di ridare dignità alla verità storica? C’è più reticenza, sottostima, negazione?
I fascisti e le nuove destre sono stati lasciati troppo liberi di predicare le loro idee, creare confusione nel paese, piegare la verità ai loro comodi. Un errore madornale della democrazia in capo a molti, al Pd in particolare, che con alcuni dirigenti, capi del governo e ministri ha sottovalutato il fatto innegabile che i fascisti “buoni” non esistono. Il fascismo è stragismo, è repressione, è tirannia, è braccio armato del padronato. Per questo motivo non mi sogno nemmeno per scherzo di diventare talmente “democratico” da confrontarmi con certe destre che raccontano un mucchio di balle (come la storia strumentalizzata delle foibe), che cercano continuamente di accusare l’antifascismo, negando perfino l’esistenza dei campi di sterminio o, come nel caso di Genova, che si permettono di intitolare il futuro porticciolo di Nervi a un appartenente alla X Mas. Raccontiamo la verità e rimandiamole nel buio: sono un pericolo per la libertà.
È la vergogna del passato a condizionare la memoria storica italiana?
La manipolazione nel tentare di descrivere un fascismo “buono” è smentita dalla storia, dai documenti, dalle testimonianze, dalla verità. Inutile girarci intorno. Fin dal primo dopoguerra, si è tentato di raccontare un’altra storia, di ripulire la facciata del regime. Ma la verità è incontrovertibile. Il problema è che non viene consentito di dare alle nuove generazioni la prova inconfutabile del “massacro” che il fascismo fece di ogni forma di opposizione politica, sociale, sindacale e razziale. Certo che se personaggi del calibro di Violante o Veltroni (che solo alcuni giorni fa ha osato dire che la famiglia Cervi non era comunista, quindi infangando la verità) continuano a seminare “veline” sulla storia italiana per interessi politici incomprensibili, il percorso sarà lungo e difficile. Proprio per questo abbiamo il dovere morale e politico di insistere e diffondere la verità ovunque e in ogni modo. Non sono contrario a raccontare anche qualche lato oscuro della lotta di Liberazione, ma le cose devono essere giuste, con prove alla mano. Allora sì che, in pochi anni, costruiremo generazioni di giovani che non vorranno mai più saperne di dittatura e tirannia, cancellando il fascismo dall’orizzonte politico italiano.
Cosa si può realmente fare per aiutare le giovani generazioni a serbare una memoria costruttiva?
La scuola deve investire in programmi moderni: basta con il sistema che ha addirittura arretrato lo studio della nostra storia alla Prima guerra mondiale e che non parla del resto. Bisogna raccontare tutto, comprese le stragi, a partire da Portella della Ginestra fino a piazza Fontana, raccontare la verità su Pinelli, sull’Italicus, su Piazza della Loggia, sulla bomba alla stazione di Bologna. Occorre riportare i giovani a vedere non solo i campi di sterminio, cosa peraltro giusta e necessaria, ma pure i luoghi italiani in cui il fascismo ha esercitato la propria indole violenta e guerrafondaia. Oggi sappiamo che quei luoghi furono non 200 bensì 904. Abbiamo tutto: documenti, nomi, cognomi, luoghi, storie. Dobbiamo realizzare una memoria generale costruttiva che veda al centro i fari guida della Costituzione, della repubblica, della democrazia e della libertà, nati con l’antifascismo.
A chi sostiene che i campi fascisti erano poco più che colonie di villeggiatura, cosa si sente di dire?
Mi sentirei di prenderli a male parole. Leggiamo pure cosa hanno fatto i nazisti, di cui si sa quasi tutto, ma portiamo a conoscenza anche il resto del panorama nazionale repressivo organizzato dal fascismo, diciamo la verità su Mussolini che ha utilizzato il potere personale per arricchirsi e arricchire chi gli stava vicino, che dietro al delitto Matteotti si nascondono documenti che comprovano una strana partecipazione azionaria di Mussolini in società che dovevano svendere le concessioni petrolifere nazionali e libiche ad altre nazioni, che i documenti riservati e il dossier che aveva Matteotti è scomparso, che Amerigo Dumini, capo del commando che sequestrò e uccise Matteotti, fu graziato e inviato in confino alle isole Tremiti perché “non parlasse”. Raccontiamo la prigionia, la tortura e l’assassinio dei confinati cinesi in Italia, la deportazione degli istriani e dalmati, le violenze delle camicie nere contro camere del lavoro e sindacalisti per aiutare i padroni contro le rivendicazioni sindacali.

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