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Il Vaticano aprirà gli archivi di Pio XII sulla Shoah

Il 2 marzo gli studiosi potranno leggere le carte sul pontefice che durante la Guerra mondiale tacque: per i detrattori fu reticente, per altri proteggeva chi salvava ebrei

Il Vaticano aprirà gli archivi di Pio XII sulla Shoah
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4 Marzo 2019 - 15.28


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Il 2 marzo 2020 Papa Francesco farà aprire agli studiosi le carte sul pontificato di Pio XII conservate nell’Archivio Segreto Vaticano. Lo ha annunciato il capo della Santa Sede. Una decisione necessaria su cui la Chiesa ha per decenni glissato. Perché Pio XII (1876-1958) è il papa che ha governato la Chiesa cattolica durante l’Olocausto: più di uno studioso ha sostenuto che papa Eugenio Pacelli tacque e non prese posizione pubblica contro lo sterminio in atto del popolo ebraico pianificato e messo in atto dai nazisti appoggiati, in Italia, dal fascismo. La sua reticenza è un dato di pubblica evidenza. Perché? Per prudenza? O perché non voleva? Tacque dopo il rastrellamento di oltre mille ebrei il 16 ottobre 1943. Come agì, dietro le quinte?

La controtesi difensiva è che il capo della Chiesa non si pronunciò pubblicamente per salvare ebrei e proprio quel silenzio permise a molti religiosi, dalle chiese ai conventi, di proteggere ebrei grazie a uno status di relativa salvaguardia. Ma se è vero che molti sacerdoti salvarono ebrei, rischiando la pelle, se è vero come è vero che i nazisti massacrarono almeno ottomila preti cattolici , se il 23 settembre 1945 il segretario del World Jewish Congress Leo Kubowitzki ringraziò Pio XII, è altrettanto vero che le ombre su quella reticenza finora non sono state cancellate. Anche per questo la beatificazione in corso del pontefice ha avuto un rallentamento. Il processo per beatificarlo è iniziato nel 2009 con Papa Ratzinger ma molte polemiche e discussioni, non ultima quella sulle eventuali responsabilità o azioni contro la Shoah, hanno frenato.

Pio XII salì al soglio pontificio il 2 febbraio 1939. Governò fino alla morte nel 1958. Papa Francesco ha spiegato che sistemare l’archivio su quegli anni richiede un anno perciò rimanda al marzo 2020. Le notizie fornite dal prefetto dell’Archivio Sergio Pagano sull’Osservatore Romano di oggi 4 marzo riferiscono di venti archivisti messi al lavoro per 13 anni su quei documenti: ben 16 milioni di «fogli».

Le notizie ricordano che di solito i documenti dell’Archivio Segreto vaticano vengono messi a disposizione 70-75 anni dopo i fatti: nel caso di Papa Pio XII si oscilla tra gli 80 e i 62 anni. E le carte decisive su cui gettare luce sono quelle degli anni dal 1939 (o forse dal 1938, anno delle leggi razziali fasciste) fino al 1945.

Nel 2013 il rabbino Abraham Skorka si disse sicuro che il suo amico Bergoglio avrebbe aperto l’archivio. Skorka considera l’attuale pontefice avversario dell’antisemitismo ed è rettore del seminario rabbinico Latino-americano in Argentina e affrontò il nodo dell’Olocausto con Papa Francesco nel libro intervista “Il cielo e la terra”. In quel libro il pontefice venuto dall’Argentina al discorso sull’apertura degli archivi su quegli anni dichiara: “Quello che lei dice sugli archivi della Shoah mi sembra giustissimo. È giusto che si aprano e si chiarisca tutto. Che si scopra se si sarebbe potuto fare qualcosa e fino a che punto. E se abbiamo sbagliato in qualcosa dovremmo dire: “Abbiamo sbagliato in questo”. Non dobbiamo avere paura di farlo. L’obiettivo deve essere la verità”.

Sull’antisemitismo come germe presente da secoli nel cattolicesimo, anzi nel cristianesimo, la discussione d’altro canto è infuocata e ineludibile: quanti hanno ritenuto, e ritengono tuttora, gli ebrei colpevoli di deicidio per la morte di Gesù, anche se a uccidere Cristo furono i romani? Le carte si spera potranno dire come si mosse una figura chiave quale il Papa durante quegli anni tragici.

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