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Tracce di memoria - giovedì 23 dicembre - di Marcello Cecconi

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Tracce di memoria - giovedì 23 dicembre - di Marcello Cecconi
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23 Dicembre 2021 - 17.37


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di Marcello Cecconi

Cinquant’anni fa Giovanni Leone diventò Presidente della Repubblica nonostante l’incontro segreto Berlinguer-Moro

Il Presidente Leone fra Moro e Cossiga


Anche in quel dicembre di cinquant’anni si parlava, come ora, dell’elezione del Presidente della Repubblica. Era la vigilia di Natale 1971 e, dopo quindici giorni di tentativi andati a vuoto, fu eletto il sesto Presidente della Repubblica, Giovanni Leone. L’avvocato napoletano, fu la carta che la Dc si giocò dopo che la sinistra si era opposta alla candidatura Fanfani. Comunisti e socialisti avevano puntato su Pietro Nenni, con la segreta speranza che l’alto profilo dell’uomo potesse scompaginare le varie anime della Dc. 

In quei quindici giorni di tentativi andati a vuoto fu però gettato il seme di quel futuro cambiamento politico che sarà il “compromesso storico”. Segretamente, tra un incontro e l’altro, si trovarono di fronte Enrico Berlinguer e Aldo Moro.  Il leader del Pci si dichiarava disposto a votare un democristiano pur di sbloccare quella paralisi costituzionale. Avrebbero votato lo stesso Moro o magari Zaccagnini. Di fronte a questa inaspettata disponibilità- come ha raccontato Luciano Barca-  Aldo Moro allargò le braccia: purtroppo, non dipendeva da lui. E così fu: i gruppi parlamentari democristiani rifiutarono la candidatura Moro e scelsero quella di Giovanni Leone. Grazie ai tentennamenti del Psi e alla decisione del Pri di aggiungere i suoi a quelli dei  voti democristiani  ricompattati, Leone poté essere eletto.

Leone era stato anche Presidente della Camera dei Deputati e da perfetto equilibrista, nel bel mezzo delle trame degli anni Sessanta intessute da Aldo Moro per lo spostamento a sinistra dell’asse politico, fu chiamato a dirigere due “governi di attesa”. Si chiamarono “balneari” perché estivi e di breve durata. Non finì il suo settennato perché coinvolto nello scandalo che riguardò l’acquisto da parte del Ministero della Difesa di aerei Hercules prodotti dall’azienda statunitense Lockeed accusata di aver corrotto politici e funzionari di varie nazioni. Isolato anche dal suo partito e sotto continua pressione di una parte della stampa, in particolare L’Espresso con le inchieste di Camilla Cederna, fu costretto a dimissioni anticipate.

Certo, adesso, nel 2021 è tutto cambiato, non c’è sentore di incontri da “compromesso storico” per il Presidente che verrà. Oppure un sentore di un nuovo compromesso storico forse c’è stato nell’incontro di Letta e Meloni? Ma no, era solo per chiarire cosa avesse inteso la “Giorgia dell’opposizione” con la parola patriota, e poi … nessun segreto, tutto alla luce del sole!

Mangiarono i corpi dei compagni di sventura per salvarsi

I superstiti salutano l’arrivo degli elicotteri


Vi ricordate “El milagro de los Andes”? È stata una delle più sconcertanti storie di sopravvivenza dei nostri tempi. Esattamente Il 23 dicembre del 1972 ebbe finalmente termine la spaventosa avventura dei sopravvissuti del disastro del piccolo Fokker F27 della Fuerza Aérea Uruguaya. L’aereo militare, usato come charter civile, decollato da Montevideo il 13 ottobre e diretto a Santiago del Cile, ospitava quaranta passeggeri fra i quali i giocatori di rugby della Old Christians Club della capitale uruguaiana, oltre a cinque membri d’equipaggio. 

Tutto era iniziato il 13 ottobre quando il bimotore, nello slalom tra le alte cime della Cordigliera andina immersa nella nebbia, urtò l’ala destra in una parete rocciosa. Durante la carambola tra le rocce volarono via alcuni passeggeri e due militari dell’equipaggio mentre la carlinga, come un grande bob impazzito, scivolò sulla neve per un paio di chilometri per arrestarsi su un cumulo di neve a 3.657 metri di quota, nei pressi del vulcano Tinguiririca.

Tra l’urto nelle rocce e la discesa morirono dodici persone compreso il comandante, mentre dei trentotto superstiti ci sarà chi muore per ferite, chi per una valanga di neve e chi per denutrizione in un ambiente con temperature notturne inferiori a meno 30 gradi. Nonostante l’esattezza della zona delle ricerche, la ridotta visibilità e il colore dell’aereo che si mimetizzava nella neve ne impedirono la localizzazione da parte delle guide alpine dei Carabineros cileni e, il 21 ottobre, le autorità del Cile decisero di cessare ufficialmente le ricerche. All’interno del relitto i superstiti sopravvissero per settantadue giorni tra mille sofferenze, accettando l’unica via di scampo: nutrirsi della carne umana dei loro compagni morti.

Due dei superstiti, Fernando Parrado e Roberto Canessa, decisero di attraversare le Ande in cerca di aiuto e dopo una marcia di 10 giorni per 50 chilometri sulla neve si trovarono davanti a un fiume. Sulla riva opposta, con grande sorpresa e felicità, scorsero un uomo. Era il 23 dicembre quando il guardiano di mandrie Sergio Catalan, non riuscendo a sentire la flebile voce dei due stremati sull’altra sponda del fiume, lanciò loro un sasso avvolto in un foglio di carta con un messaggio per chiedere chi fossero.

Parrado riuscì con fatica a raccogliere il sasso, prese il foglio e con un rossetto da donna che stranamente aveva in tasca scrisse il proprio messaggio che rilanciò all’uomo con lo stesso sasso: “Vengo da un aereo che è caduto nelle montagne. Sono uruguaiano. Sono dieci giorni che stiamo camminando. Ho un amico ferito. Nell’aereo aspettano 14 persone ferite. Abbiamo bisogno di andarcene velocemente da qui e non sappiamo come. Non abbiamo da mangiare. Siamo debilitati. Quando ci vengono a prendere? Per favore, non possiamo più camminare. Dove siamo?”. 

Happy Xmas (war is over) di John Lennon ha cinquant’anni

John Lennon e Yoko Ono 


Questa settimana non posso non parlarvi di un brano natalizio che ha fatto storia anche come protesta contro la guerra in Vietnam. Chi di noi non ha intonato una volta nella vita Happy Xmas (War Is Over). Era dicembre del 1971 e John Lennon aveva da un anno lasciato i Fab Four per dare maggiore sfogo alle sue ambizioni visionarie e lanciò questo brano insieme a Yoko Ono. La coppia era sempre più impegnata come attivista dei movimenti pacifisti e invisa al governo americano che gli negava il permesso di soggiorno. 

Nonostante i suoi 50 suonati, la canzone ha continuato a essere una delle più ascoltate, amate e vendute durante le festività natalizie e, per chi ancora non lo sa, è il momento di conoscere perché e come è nata.  Happy Xmas (War Is Over) non nasce propriamente come pezzo natalizio ma la cosa più curiosa è che in realtà non è un motivo inventato di sana pianta da Lennon e Ono ma trae ispirazione e melodia da un vecchio brano tradizionale del folklore americanao: Stewball. 

Gli Hollies cantano Stewball

È un canto di lavoro degli americani di colore che narra di una storia del Settecento che riguarda un cavallo da corsa che “non beve mai acqua, beve sempre vino”. Questo brano, leggermente modificato nel testo, è conosciuta anche con il titolo Go ‘Way F’om Mah Window, e interpretata da numerosi artisti folk dopo gli anni Quaranta: Woody Guthrie, il trio Peter Paul & Mary e gli Hollies. L’ex Beatle ha ribaltato completamente il senso del testo di Stewball trasformandolo in una melodiosa preghiera laica che chiede allo spirito natalizio di far cessare la guerra.

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