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“Maid”, storia di una giovane madre in lotta per la sopravvivenza

La miniserie su Netflix è tratta dal libro di Stephanie Land, è una storia di emarginazione sociale: dipendenza, disturbi psichiatrici e abuso di potere ne tessono la trama. Margaret Qualley recita accanto alla madre Andie Macdowell.

“Maid”,  storia di una giovane madre in lotta per la sopravvivenza
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Vittoria Maggini Modifica articolo

26 Novembre 2021 - 19.34


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di Vittoria Maggini

Non potevo iniziare a parlare delle serie televisive senza parlare di “Maid”. Impossibile. E’ la miniserie drammatica, su Netflix da questo ottobre, che si è rivelata estremamente emozionante. La storia è tratta dall’autobiografia di Stephanie Land, “Domestica: Lavoro Duro, Paga Bassa, e la Voglia di Sopravvivere di una Madre” (“Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive”): un libro che, nel 2019, riuscì ad entrare nella classifica del New York Times tra i titoli più venduti sul mercato statunitense.

La protagonista Alex (nella serie interpretata da Margaret Qualley) ha 25 anni ed è mamma di una bambina di due, avuta con il compagno Sean il quale, dopo aver saputo della gravidanza di lei, inizia a bere e ad avere comportamenti violenti, fino a quando Alex decide di scappare. Non può fare troppo affidamento sui suoi genitori: la madre (Andie MacDowell) è bipolare grave e il padre che sta cercando di superare la sua dipendenza dall’alcol, s’è rifatto una vita. Ma Alex, memore dei comportamenti violenti del padre, non vuole riavicinarsi. 

Con meno di cinquanta euro in tasca non può andare molto lontano. Per di più è disoccupata e senza conto in banca. La voglia di farcela è però tanta anche perché vuole garantire alla figlia Maddy una vita migliore della sua. Trova lavoro come domestica e inizia a scrivere un diario in cui racconta, usando le parole di Stephanie Land: “un’esistenza nascosta mentre pulivo quella degli altri perché la loro apparisse perfetta.” 

Violenza fisica e psicologica, dipendenza, disturbi mentali e povertà: sono i temi che, con delicatezza e realismo, sono trattati dalla serie. Problematiche molto diverse tra loro, che raccontano uno spaccato di realtà importante che non può essere ignorato, ma anzi approfondito. È una storia di esclusione, che con coraggio mostra le falle della burocrazia americana che, sebbene si dica dalla parte dei più deboli, in realtà aiuta ben poco e mette spesso in enorme difficoltà con un programma di assistenzialismo statale ridotto all’osso e una tendenza all’emarginazione.

Alex è descritta con profondità e l’attrice regge con bravura la parte.  Colpisce anche la profondità con cui vengono  raccontati gli altri personaggi e le loro problematiche. Questa tendenza a umanizzare i protagonisti si nota per esempio in Sean, ex fidanzato di Alex, diventato violento poiché vittima dell’alcol, che nel corso degli episodi riesce a prendere consapevolezza della sua sofferenza e chiedere aiuto.  Bravissima anche Andie Macdowell, madre di Margaret Qualley (Alex) fuori e dentro schermo, che nella serie interpreta con rispetto e veridicità il ruolo di una donna vittima di violenza, affetta da bipolarismo, che si rifiuta di curare.  

“Maid” è  soprattutto la storia d’amore di una madre verso la figlia, che lotta con tutte le sue forze per darle una vita migliore. E di questi tempi vale come insegnamento.

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