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L'Ubirajara, il dinosauro che i paleontologi brasiliani rivogliono e dalla Germania dicono "no"

La comunità scientifica brasiliana ha lanciato l'hashtag #UbirajaraBelongstoBR per far "tornare a casa" il fossile rinvenuto nel paese latinoamericano e poi acquisito dai tedeschi con modalità controverse

L'Ubirajara, il dinosauro che i paleontologi brasiliani rivogliono e dalla Germania dicono "no"
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15 Settembre 2021 - 16.30


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Il museo di storia naturale di Karlsruhe, in Germania, ha annunciato che il fossile di Ubirajara jubatus – il primo dinosauro non volatile trovato in America Latina con piume intatte – non ritornerà in Brasile, dove era stato rinvenuto.

Secondo i responsabili del museo il trasferimento del fossile ha avuto luogo in rispetto delle norme internazionali e della legge tedesca la quale stabilisce che tutti i reperti portati in Germania prima del 26 aprile 2007 sono da considerare come legali.

 

La comunità paleontologica brasiliana si è rivoltata contro la decisione del museo, che avrebbe acquisito il fossile con modalità non conformi agli obblighi previsti dalla legislazione brasiliana e ha lanciato la campagna social #UbirajaraBelongstoBR (Ubirajara appartiene al Brasile), che ha già raccolto più di 3.000 commenti sull’account Instagram del museo.

 

Secondo le norme in vigore nel Paese latinoamericano, i fossili non possono rimanere per sempre all’estero. Inoltre, per l’espatrio sono necessarie due autorizzazioni del governo. I ricercatori tedeschi avevano presentato solo un documento firmato da un funzionario dell’ex dipartimento nazionale della Produzione mineraria (Dnpm), che ora si chiama Agenzia nazionale dell’attività mineraria (Anm) ed è diventato un ente del ministero dell’Energia e delle miniere. Per il trasporto è richiesta inoltre un’autorizzazione del ministero delle Scienze, della tecnologia e dell’innovazione, mentre nel caso dell’ Ubirajara era stato presentato solo un documento che autorizzava firmato da un funzionario condannato per rapporti di frode nell’estrazione degli smeraldi.

 

Queste controversie erano già apparse in un articolo del 2020 sulla rivista scientifica Cretaceous research, in cui si parlava della scoperta archeologica e del suo trasferimento probabilmente definitivo in Europa, che però fu ritirato dall’edizione.

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