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Muti torna in Armenia sulle Vie dell'Amicizia

Dopo 20 anni il maestro torna nel paese con l'orchestra giovanile Cherubini e l’Armenian Philarmonic Orchestra

Muti torna in Armenia sulle Vie dell'Amicizia
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6 Luglio 2021 - 12.42


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Per quest’anno il Ravenna Festival – che attraverso il progetto “Le Vie dell’Amicizia” visita dal 1997  luoghi simbolo della storia – ha unito Riccardo Muti (che guida l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini) ai musicisti dell’Armenian Philarmonic Orchestra e l’Armenian State Chamber Choir. Tutti insieme nel Teatro dell’Opera di Erevan per il concerto che riannoda le due culture dopo esattamente vent’anni quando il primo viaggio del Festival fu salutato con 15 minuti di applausi. 
 
Questo è un legame che il presidente armeno Sarkissian ha voluto rinsaldare conferendo al maestro e a Cristina Mazzavillani Muti (presidente onorario di Ravenna Festival, ndr) un importante ordine intitolato proprio all’Amicizia. 
Ma la prima a parlare è sempre la musica, con un programma che partendo da Haydn, Schubert e Mozart ha riletto la spiritualità tormentata di questo paese, il primo ad accogliere il cristianesimo più di 1700 anni fa. Concludendo poi con la prima esecuzione di Purgatorio, la commissione del Festival affidata a Tigran Mansurian uno dei più grandi compositori armeni vivente, per il VII centenario dantesco.
 
“È ancora vivo il ricordo del silenzio commosso, dell’emozione intensa che attraversava il Palazzo dell’Arte e dello Sport a Erevan di fronte alla musica di Giuseppe Verdi – ricorda il maestro Muti – Era l’estate del 2001. Oggi, dopo vent’anni, torniamo in quella terra antica e dura, in quella terra inquieta in bilico tra Oriente e Occidente. Torniamo a lanciare un ponte di fratellanza, un segno di speranza, convinti come allora che attraverso la musica si possano superare incomprensioni e diversità di cultura, di lingua, di religione.
Perché in musica è facile capirsi, perché la musica è la lingua di tutti, universale, come la poesia di Dante che vogliamo celebrare insieme al popolo armeno, che la conosce e la ama.
Perché è nella bellezza, nella poesia dell’arte che possiamo ritrovare noi stessi e l’altro, ritrovare il calore di un abbraccio, ritrovare finalmente pace”.

 
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