“Io ballo da sola” : la danza nel silenzio della pandemia | Culture
Top

“Io ballo da sola” : la danza nel silenzio della pandemia

Cosa significa essere un ballerino oggi? Tra aperture e chiusure delle scuole di ballo, capiamo gli stati d'animo di allievi e insegnanti che da ormai più di anno non possono esibirsi davanti ad un pubblico.

“Io ballo da sola” : la danza nel silenzio della pandemia
Preroll

redazione Modifica articolo

8 Maggio 2021 - 22.00


ATF
di Alice Muti Pizzetti

Vi ricordate ancora il suono di un applauso? Il brusio prima dell’inizio di uno spettacolo e poi di colpo il silenzio non appena si abbassano le luci? O ancora vi ricordate lo stupore davanti ad una bella performance ma anche la voglia di rimborso del biglietto quando non siete soddisfatti? Da molto tempo ormai come ballerina non ho più la possibilità di provare queste sensazioni. Come accade a voi, spettatori.
 
Considerato un lavoro di seconda categoria, uno dei settori che sta risentendo di più dell’effetto del lockdown è sicuramente quello dello spettacolo. Molti artisti sono scesi in piazza per essere ascoltati da un governo che è sembrato essersi dimenticato di loro. Oggi però non scriverò dei problemi economici del mondo dello spettacolo, né tantomeno mi soffermerò sulla crisi di questo settore. Dirò, invece, di quelli che sono i pensieri, gli stati d’animo di chi, da un anno a questa parte, non può più vivere della sua passione come faceva prima del Covid.

Il mondo della danza
Ma da chi è composto il settore dello spettacolo? È un mondo molto vasto: cantanti, attori, tecnici, organizzatori, presentatori, musicisti e danzatori. Proprio sui danzatori vorrei soffermarmi. Sono chiamata in causa perché sono allieva e insegnante di ballo di bambini e ragazzi, ma insegno anche a persone più adulte e anziane. Come vivono emotivamente il periodo gli allievi e gli insegnati? E invece gli spettatori?
 
In Italia non abbiamo mai investito un gran che in questo campo: già prima della Pandemia in pochi andavano a teatro per assistere agli spettacoli e dunque, essere artista in un paese come il nostro, non è mai stato facile. Il problema è culturale e ha radici lontanissime e , in questo quadro, la danza è considerata un contorno ad altre arti che sono ritenute più importanti. Pensate al palinsesto televisivo o ai cartelloni dei teatri italiani, dov’è la danza, chi crede nella danza, chi investe nella danza? Ciò non accade negli altri Paesi europei e spesso, per vivere della nostra passione, siamo costretti a spostarci al di fuori dell’Italia. Con la Pandemia la situazione non poteva che precipitare ancor di più.

Il punto di vista del ballerino
Immaginate per un attimo di essere un ballerino/a. I ballerini, professionisti e dilettanti, passano ore di studio, sudore e duro lavoro in sala per portare un buon prodotto allo spettatore, il quale pagherà un biglietto per assistere a una loro esibizione. Come sappiamo oggi, come del resto da molti mesi a questa parte, non è possibile vedere dal vivo gli spettacoli. Dunque il ballerino si ritrova smarrito. A cosa serve il duro lavoro fatto in sala se poi non hai riscontri dal tuo pubblico e non puoi essere gratificato da un applauso? Noi ballerini ci siamo abituati al silenzio totale una volta finita la nostra esibizione. Manca quella sensazione prima di entrare in scena: un misto tra ansia e adrenalina che sale sempre di più ogni volta che si avvicina il nostro momento.
 
Il ballerino sente il bisogno di ballare ogni qual volta ha qualcosa da dire: il cantante o il poeta lo fanno attraverso le parole, il musicista attraverso la musica e il danzatore attraverso una serie di passi detti amalgamazioni. È per questo che i ballerini sentono l’esigenza di ballare, per esprimere ciò che hanno dentro, ma oggi ad ascoltarli non c’è nessuno: solo le quattro mura silenziose della propria scuola e, se va male, della propria camera. Si, perché purtroppo alcuni allievi non possono da mesi mettere piede all’interno della propria scuola per i motivi più vari: ci sono alcune scuole che sono fallite e che hanno chiuse definitivamente, altre sono momentaneamente in standby in quanto non possono permettersi di pagare l’affitto.
 
Vi starete chiedendo perché alcune scuole possono rimanere aperte e altre invece no. La risposta è tanto facile quanto assurda: dipende dagli stili che vengono praticati al suo interno. Alcuni sono più tutelati perché si trovano all’interno di una Federazione. Ci sono discipline infatti come l’Hip Hop, la Break Dance, il Latino Americano e tante altre, che vivono di gare e gli atleti sono iscritti alla FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) riconosciuta dal Coni. Perciò, visto che tutt’oggi ci sono in programma competizioni a livello nazionale, i ballerini tesserati possono usufruire giustamente in presenza delle lezioni per prepararsi al meglio a questi eventi (organizzati ovviamente con norme anti- Covid)
 
E la danza classica? Anche questa disciplina si trova in realtà all’interno della Federazione ma ci sono delle differenze sostanziali. Più che uno sport è preferibile chiamarla un’arte che ha una storia e una cultura ben diverse rispetto ai molti altri stili. Proprio per questo non vive di competizioni se non al massimo di concorsi e audizioni per entrare in compagnie più o meno prestigiose. Concorsi che però, la maggior parte delle volte anche se in calendario, non si sono mai tenuti davvero ma messi lì giusto per riuscire a dare alle scuole una scusa per stare aperte. Alcune scuole hanno deciso di prender al volo l’occasione per tornare in presenza, a molte altre è sembrato più corretto rimanere chiuse.
 
Per questo, secondo il governo, non puoi ballare a scuola se non hai gare o eventi in calendario. Capite il paradosso? Dunque secondo loro questa disciplina dovrebbe essere ferma da mesi ormai. Perché questa discriminazione? C’è da sottolineare come le norme tenute nelle molte scuole siano superiori a qualsiasi altra strutture a cui invece è concesso stare aperti ma, come ho già detto, non voglio entrare nelle polemiche sulle scelte adottate dal governo.
 
Non è un periodo affatto facile neanche per i tanti atleti delle discipline più tutelate. Dal punto di vista fisico è stato un disastro ripartire dopo il primo lockdown soprattutto per chi non era mai stato fermo così a lungo. Personalmente posso parlare da allieva di latino americano e posso affermare che l’atmosfera che si respira oggi non è assolutamente quella di una volta. Abituata a viaggiare, confrontarmi con atleti di diverse parti di Italia, oggi è chiaro che, nel momento in cui si sceglie di partecipare a quelle pochissime gare in calendario, si è un po’ esposti al rischio di contagio.
 
Ma non solo: il ballo latino vive da sempre del continuo contatto con gli altri, ad esempio agli stage formativi, appuntamenti essenziali per ogni ballerino (anche per quelli di danza classica) per conoscere le opinioni degli altri, vedere altri atleti ballare, prendere spunti ed essere corretti da diversi maestri italiani e stranieri. Stage, che visti i continui cambiamenti di zone rosse arancioni e gialle, è difficile organizzare a livello nazionale. Insomma ogni disciplina ne sta risentendo, chi più chi meno, sotto moltissimi aspetti che probabilmente il governo non prende in considerazione.
 
Viene da chiedersi chi saranno i ballerini di domani? Sembra poco ma perdersi più di un anno di lavoro in realtà per chi vorrebbe che questa passione diventasse il suo futuro, è tanto visto che è una professione che può essere fatta bene fino ai 30 anni all’incirca. Dopo questa età si possono ottenere risultati anche importanti ma è un tipo di carriera diversa. Per diventare un buon ballerino riconosciuto in Italia o nel mondo diciamo che nella maggior parte dei casi si devono ottenere importanti esiti in un arco di tempo che non superi l’età sopra citata. Ci sono ballerini che conosco personalmente che prima della Pandemia giravano il mondo per costruirsi una carriera importante e adesso che sono ormai fermi da più di un anno in Italia nelle loro città o nel loro paesino sentono di star perdendo del tempo prezioso. Essere ballerini in pandemia è un esercizio di pazienza e di fiducia, di determinazione e di disciplina. Perché mai come ora riuscire a mantenere fede ai propri obiettivi e procedere con l’allenamento è una vera sfida. Se la danza è sacrificio, oggi lo è ancora di più.

Il punto di vista dell’insegnante
Immaginate adesso di essere un insegnante di ballo che vive solo della propria passione e che arriva con fatica a fine mese. È forse il punto di vista più duro da considerare. Penso che insegnare sia uno dei mestieri più belli perché trasferisci un tuo sapere agli altri, a chi come te ama, in questo caso, la danza. I maestri hanno grandi responsabilità in quanto formano i ballerini del domani. Come già detto in precedenza, in Italia non è mai stato facile poter vivere della propria arte e adesso lo è ancora di più.
 
Alcuni hanno optato per l’insegnamento a distanza, tramite videochiamata. Come mi spiega una ragazza che fino a prima dell’arrivo del Covid insegnava ai bambini, è difficile tenerli davanti ad un computer e fargli fare qualcosa che sia effettivamente danza, ed è per questo che momentaneamente ha sospeso il corso aspettando di poter tornare in presenza. I bambini sono difficile da tenere dal vivo figuriamoci davanti ad uno schermo. Più facile forse insegnare a distanza ai ragazzi, ma ci vuole anche tanta fortuna : in pochi hanno stanze all’interno della propria casa o pavimenti adatti per provare. Per questo i corsi sono dimezzati.
 
La mia esperienza personale di insegnante di latino- americano presuppone che la lezione avvenga in presenza. Ma il numero delle persone è diminuito: molti non vogliono rischiare, altri hanno perso la voglia e hanno smesso visto le continue chiusure e riaperture. È difficile motivare i propri allievi: non hanno più esibizioni, spettacoli a cui prendere parte, soprattutto non c’è il contatto con gli altri che per molti è essenziale. Per molti ragazzi era un modo per fuggire dai numerosi doveri legati alla scuola, un modo per stare con gli altri. Non tutti devono prendere seriamente la danza ma possono farlo come hobby e come modo per conoscere persone nuove, ma dal momento che questo non c’è più, preferiscono smettere. Rimangono solo gli allievi che hanno una grande passione.
 
Ma che fine faranno tutti i sogni e desideri di bambini e ragazzi? Che fine faranno tutte le direttrici ed insegnanti delle scuole di danza private? Non c’è risposta. Il danzatore deve continuamente prendere in considerazione l’idea di abbandonare il suo mestiere. Un mestiere che, nonostante richieda una preparazione fisica indescrivibile e uno studio della musica nelle sue innumerevoli declinazioni, è ancora considerato dai più come una forma d’intrattenimento.

Il pubblico e la cultura della danza nel nostro paese
Il pubblico che assiste a spettacoli di danza in Italia è molto ristretto. Eppure lo spettatore è molto importante agli occhi di un ballerino. Quando balliamo in teatro o in un palazzetto a volte ci sono anche 2000 persone. Il pubblico ti fa crescere, ti mette alla prova. Senza pubblico è tutto diverso.  E’ importante sottolineare il grande ruolo pedagogico che ha la danza: è una delle attività fisiche più salutari e complete che ci siano. 
Torneranno gli spettacoli, il contatto con gli altri ballerini, quella fantastica adrenalina che sale prima di entrare in pista, il suono di un applauso, le lezioni in presenza. La danza non deve morire.
 

Native

Articoli correlati