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Il 2020 segna la rivincita del libro, ma i lettori italiani sono sempre più digitali

Pubblicati i dati del Libro Bianco sulla lettura. Franceschini: “Siamo nel dopoguerra, è il momento della sperimentazione”

Il 2020 segna la rivincita del libro, ma i lettori italiani sono sempre più digitali
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3 Aprile 2021 - 10.42


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Il biennio 2020-2021 sembrerebbe essere la rivincita del libro, sia esso cartaceo o e-book. Dopo un’iniziale flessione, con il primo lockdown, gli italiani sono tornati a leggere più di prima. 
Anche l’anno nuovo pare seguire questa linea, registrando una crescita del 25% nelle prime otto settimane del 2021. Bisogna però precisare che la forzata digitalizzazione cui siamo stati sottoposti nell’ultimo periodo, si è riversata anche sulla lettura: la quota di popolazione che legge solo libri a stampa è passata dal 38% del 2019 al 29% del 2020. I lettori solo digitali (ebook e audiolibri) sono passati dal 3% al 6% e quelli che utilizzano sia il libro a stampa che ebook e audiolibri dal 17% al 26%. A ottobre 2019, il tasso di lettori italiani che avevano letto un libro, anche solo in parte, a stampa o in formato ebook o audiolibro, era pari al 55%, nel 2020 è cresciuto al 61%, con un aumento del 5,3%
Questi i dati riportati dal “Libro bianco sulla lettura e i consumi culturali in Italia (2020-2021)”, realizzato dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, presentato il 31 marzo online alla presenza del ministro della Cultura, Dario Franceschini e di Flavia Piccoli Nardelli, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera dei deputati. 

Una ripartenza incoraggiante che vede una disponibilità finanziaria del Centro per il libro e la lettura per gestire la ripresa nel 2021 di 35,4 milioni di euro, dei quali 8,7 milioni di dotazione ordinaria, sommando il 2020 e il 2021, e il resto di dotazione straordinaria con una destinazione già obbligata, come ha spiegato il presidente del Centro per il Libro e la Lettura, Angelo Piero Cappello.  
“I libri e la lettura sono beni essenziali e irrinunciabili e credo che il dato sulla crescita della vendita di libri a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno non sia episodico, legato al lockdown, ma strutturale, ma “ci aspetta una grande fase di sperimentazione. In fondo è una guerra quella che abbiamo attraversato, nel dopoguerra cambiano molte cose, vengono riscritte” ha detto Dario Franceschini durante il suo intervento, “continueremo a supportare il libro, lo abbiamo fatto durante l’emergenza con misure di sostegno a tutta la filiera, le risorse sono state importanti”, sperando che questo fenomeno non resti legato soltanto all’emergenza, bensì la “norma nuova, apprezzata anche nel resto d’Europa, che ha previsto 30 milioni di euro per l’acquisto di libri da parte delle biblioteche pubbliche statali vincolando gli acquisti alle librerie presenti sul territorio”. 

La commissaria Piccoli Nardelli ha precisato: “La digitalizzazione forzata che abbiamo vissuto è qualcosa che dovremmo affrontare e cercare di accompagnare e la legge sul libro e la lettura può essere un buon inizio per cercare di portare avanti questa sperimentazione” ha detto. 
Il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), Ricardo Franco Levi ha però sottolineato: “E’ vero che l’anno trascorso ha consolidato il mondo del libro nella sua dimensione di prima industria culturale del Paese , ma in Italia rimane una grande questione nazionale che è quella della lettura e il divario non è solo quello con gli altri paesi europei, ma in modo molto più serio e grave, tra i territori italiani, con una spaccatura tra le regioni del Nord e del Meridione”, ricordando il ruolo del libro scolastico e universitario. 
Infatti, nonostante i buoni risultati del 2020, la filiera italiana sconta alcuni limiti rispetto al resto d’Europa: l’indice di lettura del Paese è pari al 61%, inferiore a quello del resto dei Paesi europei come Francia (92%), Regno Unito (86%), Germania (69%), Spagna (68%) e non esiste un mercato di lingua italiana rilevante fuori dai confini nazionali. Sul lato dell’offerta, il 71% delle case editrici italiane non pubblicano più di nove titoli l’anno. 

Partendo da queste “criticità” il presidente Levi ha chiesto dunque che diventino strutturali le misure che in questi mesi “hanno portato l’Italia ad essere un modello in Europa”. Tra queste l’App18 (il bonus per l’acquisto dei libri dei ragazzi di 18 anni), una misura di cui ha parlato anche Nardelli: “La quota base di 150 milioni è da quest’anno stabile. E’ stato un provvedimento importante, faremo di tutto perché riesca a svolgere il ruolo che ha svolto finora”. Ma non vanno dimenticati gli altri interventi governativi, dalla Carta Cultura per le famiglie meno abbienti, agli aiuti ai piccoli editori, fino ai contribuiti per traduzioni e traduttori.

di V. Magg. 

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