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Il Partito Comunista d’Italia nacque in un Teatro di Livorno che non c’è più

I bombardamenti della seconda guerra e le non decisioni di un’amministrazione distruggono muri e suppellettili di un edificio storico ma non la memoria dei fatti di quei giorni del gennaio 1921.

Il Partito Comunista d’Italia nacque in un Teatro di Livorno che non c’è più
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14 Gennaio 2021 - 15.45


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di Marcello Cecconi

Nel centro di Livorno, nel vecchio quartiere della Venezia, c’è via San Marco e lungo il suo percorso si trovava il teatro che porta lo stesso nome, Teatro San Marco. Il teatro che fece da nurse al Partito Comunista d’Italia il 21 gennaio di un secolo fa. Le mutilazioni della guerra e le complicate scelte amministrative del dopoguerra che non puntarono sul recupero, hanno fatto sì che nell’indifferenza, quella che Gramsci chiamava “il peso morto della storia”, l’inesorabile trascorrere del tempo completasse l’opera di dissoluzione dello storico edificio.

La costruzione del Teatro San Marco risale ai primi anni del 1800 e insisteva su uno spazio tra la Fortezza Nuova e la via San Marco. La sua costruzione si deve all’architetto Salvatore Piccioli e portato a compimento in tre anni. Il 27 aprile del 1806 ci fu l’inaugurazione in pompa magna con l’opera I Baccanali di Roma di Stefano Pavesi. Al Teatro, inizialmente, fu dato il nome Carlo Ludovico, in onore del figlio della regina d’Etruria Maria Luisa di Borbone-Spagna che Napoleone aveva spedito a Firenze dopo aver costretto all’abdicazione il Granduca Ferdinando III.


Il Teatro San Marco al tempo della sua magnificenza

Il teatro assurse a fama nazionale come uno dei più eleganti teatri italiani e, nel cuore dei livornesi, superò persino il Teatro Goldoni. Diverse colonne ioniche erano a ornamento di un portico dal quale si raggiungeva un elegante vestibolo che faceva da accesso alla platea, una sala di 19×17,5 metri composta da cinque ordini di palchetti decorati ed un sipario che raffigurava il trionfo di Cesare. Una prima decadenza coinvolse il teatro e nel 1854 venne restaurato da Giuseppe Cappellini che da poco aveva realizzato il Teatro Goldoni. Questo non fu sufficiente in quanto già all’inizio del Novecento lo storico Giuseppe Piombanti ne lamentava lo stato di abbandono.

Era il 21 gennaio 1921, appunto, quando l’ala “pura” dei filosovietici del Partito Socialista uscì sciamando dal Teatro Goldoni al canto dell’Internazionale e percorse quei milletrecento metri di vicoli che la separava dal Teatro San Marco che già all’epoca era in stato di degrado. Con molti congressisti costretti all’uso dell’ombrello durante i lavori a causa dell’acqua piovana che filtrava da diversi punti del soffitto ebbe inizio il primo congresso del Partito Comunista d’Italia, che diverrà Partito Comunista Italiano solamente nel 1943.
Tutto era iniziato al Teatro Goldoni una settimana prima, il 15 gennaio, con il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano, che pur avendo cercato di mitigare l’accusa di riformismo con l’adesione all’Internazionale Comunista, non riuscì a trovare compromessi fra le varie fazioni durante i sei giorni del Congresso. Gli scontri verbali causati dalle discussioni intorno ai 21 punti che il Comintern aveva da poco stabilito non furono sanabili.  Fra le altre cose, i punti prevedevano l’allontanamento dei riformatori considerati antirivoluzionari e l’inserimento della parola “comunista” nella denominazione del partito.
Ora, a testimonianza di quel teatro, resta la vasta area adiacente sulla quale è stata costruita una moderna scuola materna, poche mura retro-perimetrali e parte del registro inferiore della facciata con la lapide affissa dai comunisti livornesi nel 1949 con questa scritta: “Tra queste mura il 21 gennaio 1921 nacque il Partito comunista italiano avanguardia della classe operaia. Alla testa della democrazia nella trentennale battaglia contro il fascismo popolò dei suoi migliori le carceri e i campi di guerra. Sorretto dalla ideologia di Marx di Engels di Lenin di Stalin dall’esempio di Gramsci sotto la guida di Togliatti prosegue la lotta per rompere le catene di un duro servaggio per la pace e l’indipendenza d’Italia nella realtà del socialismo. I comunisti livornesi”.
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