Parole che uccidono le donne: artiste e incontri contro gli stereotipi | Culture
Top

Parole che uccidono le donne: artiste e incontri contro gli stereotipi

Da Milano un progetto delle artiste Silvia Levenson e Natalia Saurin: “Il luogo più pericoloso”. E un appuntamento via webinar ideato da Elisa Greco: “Dobbiamo partire dal linguaggio”

Parole che uccidono le donne: artiste e incontri contro gli stereotipi
Preroll

redazione Modifica articolo

24 Novembre 2020 - 11.54


ATF

di Francesca Fradelloni

C’è l’arte e c’è la denuncia contro un linguaggio sessista. Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, quest’anno non c’è la piazza, causa Covid, ma la rabbia è la stessa degli slogan urlati per le strade delle città italiane delle scorse edizioni, la rabbia per una battaglia non ancora conclusa con troppe vittime sul selciato. Tante le iniziative in tutto il Paese.

Piatti d’autrice con le frasi dei violenti sul “luogo più pericoloso”
Le artiste Silvia Levenson e Natalia Saurin presentano il progetto “Il luogo più pericoloso” a cura di Antonella Mazza. L’evento, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria non ha potuto avere luogo ed è stato trasformato in un’azione tra palazzo Reale e piazza Duomo a Milano (svoltasi prima del Dpcm del 3 novembre). L’opera “Il luogo più pericoloso” consiste in piatti da cucina di uso quotidiano, in ceramica, decorati con frasi estrapolate dai media per minimizzare episodi di cronaca legati alla che testimoniano la guerra troppo spesso consumata all’interno delle mura domestiche. Qualche esempio? “Ti picchio ma ti amo”, “Non lo farò più tesoro”, “Sei mia per sempre”. Ne è nata una sequenza di foto di donne che hanno dato vita alla performance, con i volti coperti dalle mascherine che Silvia Levenson ha progettato con il suo simbolo dell’amore pericoloso: per dar voce alle donne imbavagliate dell’associazione “Non sei sola. Uscire dal silenzio. Contro la violenza” di Biella. Le immagini del progetto sono in vendita e parte del ricavato verrà devoluto all’Associazione. Per info clicca qui per Silvia Levenson oppure clicca qui per Natalia Saurin.

Parole colpevoli: gli stereotipi che uccidono al “Ring delle idee”
Si parlerà di parole colpevoli, nel webinar in programma oggi alle 18 dal titolo “Donne con gli attributi? Stereotipi e linguaggi che uccidono”, un appuntamento che rientra nel ciclo #oltreilmerito “Il Ring delle Idee”, format di incontri ideato da Elisa Greco e promosso dalla presidenza della commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune di Milano nell’ambito delle iniziative per ricordare la Giornata internazionale.
Che si tratti di violenza fisica o familiare, di violenza psicologica o sessuale, di stupro o tentato stupro, di omicidio, i dati sono allarmanti in Italia e nel mondo e vertiginosamente aumentati a seguito della chiusura forzata del lockdown (clicca qui per l’incontro su Facebook).
Nonostante questo i ritardi nell’erogazione dei fondi statali e regionali non hanno fermato il lavoro dei Centri antiviolenza e delle case rifugio neanche durante la pandemia. Lo sforzo dimostrato dalle operatrici per far funzionare il sistema antiviolenza è stato raccolto nel nuovo rapporto (uscito pochi giorni fa) di ActionAid “Tra retorica e realtà. Dati e proposte sul sistema antiviolenza in Italia” (il Rapporto spiegato con un video: clicca qui), che ha monitorato l’attuazione del Piano antiviolenza 2017-2020. La Lombardia ha pagato il prezzo più alto in termini di contagi e decessi in Italia a causa del Covid-19, ma nonostante tutto i Centri antiviolenza non si sono mai fermati, anzi: la pandemia ha dimezzato il numero delle volontarie – soprattutto quelle di età medio-alta considerate a rischio – perché ammalate o in quarantena, aumentando anche fino alle 24 ore la reperibilità di quelle rimaste in servizio. E a questo si sono aggiunte problematiche di carattere economico che hanno reso ancor più difficile svolgere un servizio essenziale per la comunità.
Tutto questo mentre i casi di violenza aumentavano. E questo è uno dei più forti segnali di una discriminazione di genere di cui responsabilmente deve farsi carico la società non solo come riflessione collettiva per una sempre maggior consapevolezza comune, ma soprattutto con azioni chiare e concrete che contribuiscano a rimuoverne le cause.

Elisa Greco: “Dobbiamo partire dagli stereotipi e dai linguaggi”
«Partire dagli stereotipi e dai linguaggi, per poter arrivare alle cause scatenanti è il percorso che dobbiamo iniziare a fare da subito – spiega Elisa Greco, comunicatrice e autrice del ciclo #oltreilmerito Il Ring delle Idee – Adesso più che mai è l’occasione per un cambio di rotta sapendo cogliere l’opportunità rappresentata dalle linee guida contenute nel programma di rilancio europeo Next Generation EU per mettere in campo riforme, welfare e iniziative di contrasto a pregiudizi di genere. Sono queste le sfide che ci attendono», interviene Elisa Greco. «Quando una società si trova in un momento di passaggio come il nostro, si può andare avanti o tornare indietro. Ecco noi dobbiamo andare avanti, non abbiamo più scuse, non abbiamo scelta. Primo perché i nostri diritti sono un bene per tutta la comunità, la migliorano, la arricchiscono, la rinvigoriscono. Ed è per questo che l’uso del linguaggio è una responsabilità collettiva». Come responsabilità di tutti è la battaglia sul merito. «Incredibile: siamo brave e competenti, siamo le prime a scuola e le più organizzate e finiamo sempre ad avere ruoli comprimari, sempre in appoggio. Siamo vicepresidenti, vicedirettori, basta! Vogliamo ciò che ci meritiamo senza compromessi, è l’ora del riscatto. Ora è giunto il tempo di una donna come Presidente della Repubblica. Kamala Harrys, la vicepresidente statunitense ha detto “sono la prima donna vicepresidente, ma non sarò l’ultima”, che mi sembra un buon auspicio per tutte», conclude la Greco.

Native

Articoli correlati