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L’Istituto Gramsci siciliano: “Rischiamo lo sfratto e di chiudere, il Comune di Palermo risponda”

Il presidente Salvatore Nicosia denuncia: siamo qui grazie a un’intesa, l’amministrazione guidata da Orlando la metta in pratica

L’Istituto Gramsci siciliano: “Rischiamo lo sfratto e di chiudere, il Comune di Palermo risponda”
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22 Novembre 2020 - 16.46


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Per sua natura l’Istituto Gramsci non è una roccaforte, un baluardo, è un luogo di ricerca, di cultura, di confronto sul presente e sulla storia. A Palermo però, avvisa l’Istituto Gramsci siciliano rischia lo sfratto e quindi la chiusura. E non per un dissesto economico o storie simili ma, avvisano dall’istituto, perché il Comune non trova una soluzione una volte per tutte al contenzioso sull’affitto del padiglione dei Cantieri culturali alla Zisa che, grazie a un accordo con il Comune stesso, è gratuito per i servizi sociali e culturali svolti gratuitamente per la città tutta.

Qui il Gramsci gestisce un grande archivio storico di fondamentale importanza e non solo per il sud, una sala per la lettura, una biblioteca con 35mila volumi inserita nel Servizio bibliotecario nazionale – Sbn, un’emeroteca con quotidiani e periodici locali e nazionali, spesso rari, postazioni internet. L’istituto ha finora pubblicato oltre 130 libri di storia, attualità, sociologia e spesso li ha distribuiti gratuitamente come fornisce a titolo gratuito i servizi al pubblico. Qui c’è un archivio storico unico che la Soprintendenza archivistica ha definito “preziosa fonte per la conoscenza della storia moderna e contemporanea della Sicilia” e che comprende fra l’altro gli archivi personali di Pio La Torre, Girolamo Li Causi, Pompeo Colajanni, Vittorio Nisticò, Marcello Cimino, Andrea Finocchiaro Aprile e altri protagonisti della storia e della politica siciliane. Non ultimo, il centro è sempre stato luogo di affollati incontri e seminari finché non è arrivata la pandemia. Documentaristi e registi sono passati da queste stanze per le loro ricerche. È una storia quanto mai viva e vivace. Eppure il Gramsci potrebbe essere costretto a sospendere tutti i servizi compreso l’accesso a studiosi e studenti.

Il protocollo d’intesa con il Comune proprietario dei padiglioni compensava la concessione del padiglione ai Cantieri con i servizi prestati gratuitamente alla città.
“Alla richiesta di rinnovo dell’accordo – dice il presidente dell’istituto, Salvatore Nicosia, all’agenzia Adnkronos – fu comunicato al Gramsci che ‘a norma di Regolamento non è prevista nessuna concessione a titolo gratuito’’ Era una affermazione priva di fondamento, perché il Regolamento comunale prevedeva (e prevede) per le associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale che ‘il canone potrà essere conguagliato con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali’”. D’altronde in questo modo un istituto fornisce un servizio culturale e sociale per cui un’amministrazione dovrebbe esserne riconoscente, anche a Palermo.

Il Gramsci dirama una nota che desta allarme: “Da tempo si rinnovano gli appelli per salvare l’Istituto Gramsci siciliano da una chiusura silenziosa e rovinosa. E ogni volta si alza il rumore dell’indignazione, si raccolgono firme di solidarietà, si fanno tante promesse, si annunciano soluzioni definitive ma poi non accade nulla. Ora però qualcosa di maledettamente serio sta per accadere. L’Istituto Gramsci chiuderà se non si definirà al più presto la controversia con il Comune”. E la controversia, segnala Nicosia, può essere risolta: basta che si metta in pratica le soluzioni che la stessa amministrazione “ha contribuito a individuare e ha quindi condiviso”, scrive il Gramsci.

Il comunicato ricostruisce la vicenda: “Fino al 2009 un protocollo d’intesa compensava la concessione del padiglione ai Cantieri con i rilevanti servizi prestati gratuitamente alla città. Alla richiesta di rinnovo dell’accordo fu comunicato al Gramsci che “a norma di Regolamento non è prevista nessuna concessione a titolo gratuito”. Era una affermazione priva di fondamento, perché il Regolamento comunale prevedeva (e prevede) “per le associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale” che “il canone potrà essere conguagliato con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali”.
In forza di una “alta valenza” da tutti (anche dal Comune, tante volte e ufficialmente) riconosciutagli, il Gramsci ha continuato a richiedere quindi l’applicazione del Regolamento, mentre l’amministrazione comunale chiedeva la preventiva estinzione di un “debito” che nel frattempo – in ragione delle varie intese faticosamente raggiunte e dagli uffici amministrativi prontamente rifiutate – ha raggiunto una consistenza insostenibile: 70 mila euro. La pretesa del Comune, ripete Nicosia, non ha alcun fondamento se non la falsa informazione a suo tempo fornita dal Settore Risorse immobiliari. E tuttavia, all’intimazione di sfratto (2012) è seguita nel 2018 una ingiunzione di pagamento che l’Istituto Gramsci ha impugnato davanti al giudice per ottenere il riconoscimento delle proprie ragioni. Ma all’udienza del 28 ottobre 2020 il Comune non si è neppure presentato mentre l’ammontare del presunto “canone” continua a crescere. Viene così tacitamente smentita l’intesa raggiunta nel mese di giugno quando era stata concessa all’Istituto la possibilità di regolare il rapporto economico con il Comune con una lunga dilazione. Lo stesso sindaco Leoluca Orlando annunciava con un comunicato: “Accordo sugli affitti. Il Gramsci è salvo”.
Nicosia smentisce il sindaco: “Le scelte dell’amministrazione e la mancata conferma davanti al tribunale dell’accordo raggiunto raccontano purtroppo una realtà molto diversa. Il Gramsci non è salvo”.

Il sito dell’Istituto Gramsci siciliano

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