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Schiavi mai: i migranti sfruttati in piazza dopo l'assassinio di Soumaila Sacko

I carabinieri proseguono negli interrogatori e nelle perquisizioni: si cerca unʼauto

Schiavi mai: i migranti sfruttati in piazza dopo l'assassinio di Soumaila Sacko
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4 Giugno 2018 - 11.19


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Tensione a San Ferdinando, in Calabria, nel giorno della mobilitazione decisa dopo l’omicidio di Soumaila Sacko, il 29enne maliano sindacalista dell’Unione sindacale di base. Un gruppo di migranti, provenienti dalla tendopoli nella quale abitava il giovane, è giunto davanti al Municipio della cittadina chiedendo di incontrare un rappresentante della Prefettura di Reggio Calabria. I manifestanti stanno scandendo slogan come “Giustizia”, “Schiavi mai” e “Soumaila, uno di noi”. 

La Cgil accusa: un crimine d’odio

Per le Cgil regionale e provinciale “vanno messe definitivamente in atto tutte le azioni necessarie per favorire la fuoriuscita dall’ancora attuale condizione di degrado e precarietà che caratterizza l’intero territorio della Piana di Gioia Tauro, per ridare dignità al lavoro agricolo garantendo il rispetto dei contratti e individuando fin da subito idonee strutture alternative alle baracche, ai capannoni e ai casolari, serviti in questi anni, e mai come adesso, a coprire il fabbisogno di posti letto e quanto necessario”. In conclusione, Angelo Sposato e Celeste Logiacco rilevano che “un’accoglienza dignitosa è il primo passo per arginare gravi abusi quali lo sfruttamento lavorativo: negare un’accoglienza degna di un paese civile a questi lavoratori vuol dire necessariamente consegnarli a caporali e sfruttatori”.
“Un’aggressione vile e piena di odio”. Per Bruno Costa, segretario generale della Flai Cgil Calabria, l’assassinio di Sacko Soumayla è “un fatto che nella sua ferocia colpisce, nel mentre in questo Paese un vento gelido di revanscismo e sciovinismo nervoso, che qualcuno pericolosamente alimenta, sta eccitando le coscienze poco critiche di quanti ignorano le pene, le difficoltà, lo sfruttamento, le condizioni di vita e di lavoro che i migranti devono sopportare, per assicurarsi un’esistenza dignitosa lontano da guerre, fame e malattie”. La Flai Cgil calabrese, dunque, chiama “a responsabilità la società civile, la politica e le istituzioni tutte a riflettere e agire immediatamente, e senza tentennamenti, per l’aumento di questo genere di violenze razziali”.

Le indagini dei carabinieri

 La persona che ha sparato i quattro colpi di fucile da una settantina di metri, letali per Soumaila Sacko, il ragazzo 30enne del Mali ucciso ieri a San Calogero, nel Vibonese, era gia’ sul posto quando la vittima e’ arrivata nella fabbrica dismessa di san Calogero (Vv) insieme con due connazionali. Questo e’ quanto emerso dai rilievi effettuati dai Carabinieri della compagnia di Tropea che conduce le indagini. Gli inquirenti non formulano al momento un’ipotesi precisa, ma le indiscrezioni portano alla criminalita’ organizzata per cui Soumalia potrebbe aver pagato una “invasione di campo” commessa quando, insieme con due connazionali, ha tentato di portar via delle lamiere dalla fabbrica dismessa in cui e’ avvenuta la tragedia.

Dopo essere stati feriti lievemente, i due sopravvissuti hanno dato l’allarme, ma non avendo telefoni cellulari sono tornati a piedi a Rosarno (Reggio Calabria), distante una decina di chilometri da San Calogero, dove si sono recati dai carabinieri. I militari si sono recati quindi sul posto facendo intervenire il 118 che ha soccorso Sacko portandolo nell’ospedale di Reggio Calabria dove però è morto per una ferita alla testa.

I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, stavano raccogliendo materiale nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla” del centro del Vibonese, quando un uomo e’ sceso da una Fiat Panda premendo quattro volte il grilletto di un fucile. La fabbrica e’ sotto sequestro da dieci anni per cui non esiste nessun proprietario che possa lamentare il furto del materiale abbandonato. Soumalia era iscritto al sindacato Usb e viveva in una baraccopoli che ospita centinaia di persone nella vicina San Ferdinando (Rc). Il suo impegno era dedicato alla difesa dei diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti in baraccopoli o nella tendopoli di San Ferdinando allestita dalla Protezione Civile. Per oggi l’Unione Sindacale di Base ha indetto una giornata di sciopero dei braccianti agricoli. Per prevenire possibili disordini, la zona e’ presidiata dalle forze dell’ordine. Nel 2010, il ferimento di un immigrato innesco’ una rivolta sedata a fatica dalle forze di polizia, mentre nel gennaio scorso una giovane donna mori’ in un rogo nella tendopoli. L’area, meta stamane di molti giornalisti, e’ interdetta a chiunque tenti di avvicinarsi. 

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