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Mimmo Lucano fiero di essere “fuorilegge”: la sua storia per i rifugiati e Riace

L’ex sindaco riepiloga, in un volume Feltrinelli, un’esperienza positiva ma stroncata perché con i migranti risollevò il borgo calabrese. Ne parla a Conversano e a Trani

Mimmo Lucano fiero di essere “fuorilegge”: la sua storia per i rifugiati e Riace
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24 Settembre 2020 - 19.55


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Riace non è solo la cittadina calabrese dei due stupendi Bronzi greci, è anche la cittadina che è stato teatro di un esperimento sociale, politico, anzi tutto umano: quello di Domenico Lucano, per tutti Mimmo, sindaco che aveva saputo far risorgere un paese in via di abbandono grazie ai rifugiati, grazie a centinaia di famiglie insediate lì permettendo all’economia del borgo di ripartire. Poi sapete come è finita per volontà di una politica salviniana che lo vedeva come fumo negli occhi e di una vicenda giudiziaria.

Mimmo Lucano non si è arreso. Tanto da raccontare la vicenda sua e di Riace dai secondi anni ’90 al 2018 nel libro “Il fuorilegge” (Feltrinelli, pp 183, euro 15) che presenta al Festival Lector in fabula a Conversano (nel barese) domani 25 settembre e il giorno dopo ai “Dialoghi di Trani” nella manifestazione nella città pugliese sul mare. Riepiloga il senso del volume e dell’azione di Lucano la scheda di Feltrinelli che dice: “A Riace, alla fine degli anni novanta, non esistevano quasi più né l’agricoltura, né l’allevamento. L’unica possibilità per i pochi abitanti rimasti era fuggire. Poi il sistema di accoglienza diffuso creato da Lucano ha cambiato tutto. Le case del centro, da tempo abbandonate, si sono ripopolate. Centinaia di rifugiati hanno potuto ricostruire le loro famiglie e hanno rimesso in moto l’economia del paese”.

Il 2 ottobre 2018 il sindaco, nato nel 1958 e in carica dal 2004, fu arrestato. I media della destra gioirono e si ringalluzzirono. L’accusa? Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le autorità prontamente bloccarono i programmi di accoglienza e Riace si svuotò. “La storia di Mimmo Lucano è la storia dell’Italia, perché il suo coraggio ha saputo indicare il confine oltre il quale una democrazia tradisce i propri valori fondamentali”. Come ha riportato Maria Anita Chiefari sull’edizione di Reggio Calabria della Gazzetta del sud, presentando il libro Lucano ha ribadito: «Lo Stato mi chiedeva di accogliere gli immigrati. Lo stesso Stato oggi mi processa». E se qualcuno immagina un suo arretramento, va fuori strada. Sempre attraverso la giornalista l’ex sindaco ha detto: «Come si fa ad essere cristiani se non si accoglie chi rischia di morire? Riace era diventata una comunità multietnica. Prima uomini, donne e minori non accompagnati venivano mandati a Riace e dopo sei mesi – questa era la permanenza nei progetti Sprar – li dovevo cacciare. Se è così sono fiero di essere un fuorilegge!».

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