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Tragedia Chape, una sopravvissuta: prima dell'impatto le luci si sono spente

Dubbi e polemiche sullo schianto aereo. Le ipotesi: guasto elettrico o esaurimento del carburante. Ma c'è chi dice che l'aereo non avrebbe dovuto mettersi in viaggio.

Tragedia Chape, una sopravvissuta: prima dell'impatto le luci si sono spente
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30 Novembre 2016 - 09.15


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“Le luci si sono spente poco prima dell’impatto. Non mi ricordo altro”: sono queste le prime parole di Ximena Suarez, l’assistente di volo sopravvissuta allo schianto dell’aereo che trasportava la squadra di calcio brasiliana della Chapecoense, nei pressi di Medellin, in Colombia. Il suo collega Erwin Tumiri ha raccontato di essersi salvato per aver rispettato le procedure di emergenza. “Molti si sono alzati dai loro posti in preda al panico, gridando. Io sono vivo perche’ mi sono messo in posizione fetale, con una valigia in mezzo alle gambe, come prevede il protocollo di sicurezza in caso di incidenti”, ha raccontato.

Che cosa ha causato l’incidente aereo che ha messo fine tragicamente alla favola calcistica della Chapecoense? È la domanda che in Brasile si stanno ponendo gli investigatori che dovranno trovare al più presto una risposta. Un primo responso potrebbe arrivare dall’analisi delle due scatole nere recuperate già nel tardo pomeriggio di ieri dalle squadre di soccorso impegnate sul luogo del disastro aereo. Intanto le autorità hanno fatto il bilancio definitivo della tragedia del “Chape”: il saldo definitivo è di 71 morti (tra cui 20 giornalisti, 8 dirigenti, 17 membri dello staff tecnico e 19 giocatori) e solo 6 sopravvissuti (2 membri dell’equipaggio, 3 giocatori e un giornalista).

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Le ipotesi del disastro aereo. In queste ore sono due le ipotesi che circolano sul reale motivo del disastro: un guasto elettrico o, con più probabilità, l’esaurimento del carburante. Forse, addirittura una concatenazione di cause, perché, in base alle informazioni e ai dati raccolti finora, si sa che, dopo aver lanciato un segnale d’emergenza per problemi all’impianto elettrico, il volo 2933 della compagnia Lamia si è visto rifiutare la richiesta di atterraggio prioritario. L’aereo su cui viaggiava la Chapecoense – che ricordiamo stava andando a giocarsi la finale di andata della Copa Sudamericana – potrebbe quindi aver esaurito il combustibil in attesa di ricevere l’ok all’atterrggio. L’esame delle scatole nere, comunque, dovrebbe fare chiarezza sulla dinamica della tragedia.

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Polemiche. Ma l’aereo poteva mettersi in viaggio? In Brasile c’è chi in queste ore sta sollevando dubbi sull’adeguatezza dello stesso velivolo, un piccolo quadrimotore con capacità appena sufficiente per coprire la tratta rivelatasi fatale. L’ex calciatore del Livorno, Miguel Borja, oggi punta di diamante dell’Atletico Nacional, ad esempio, ieri ha rivelato di aver viaggiato su quell’aereomobile, ma di aver vissuto “un autentico incubo. Avevamo paura perché si tratta di un aereo minuscolo, obbligato a continui scali per il rifornimento di carburante”.

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Brasile sotto shock. Intanto in tutto il Paese la situazione è di shock e commozione per la tragedia. A Chapecó, città della squadra, si rende omaggio alle vittime: sul monumento simbolo della città, la statua del “Movimento do Desbravador”, è stato apposto un grande drappo nero, mentre migliaia di tifosi si sono radunati in strada per cori e canti ai giocatori scomparsi. La serata si è conclusa con una veglia di preghiera allo stadio della città, un’Arena Condá gremita. La solidarietà è arrivata anche da altri club: la federazione argentina ha annunciato che molte squadre hanno deciso di mettere a disposizione la cessione di calciatori per “contribuire alla ricostruzione di una squadra che sarà onorata dalla memoria di tutti”.

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