Alcune scelte di vita positive, come l’educazione musicale, il bilinguismo o un alto livello di istruzione, contribuiscono a ciò che viene definita “riserva cognitiva”, cioè un accumulo di risorse neurali che permette di attenuare gli effetti del declino cerebrale
Da sempre è stato detto che attività come suonare uno strumento, imparare a parlare una seconda lingua o mantenere alto il proprio livello di istruzione può contribuire a mantenere giovane il cervello, preservandone il declino cognitivo legato all’età. Oggi è proprio uno studio pubblicato su PLOS Biology e condotto da un gruppo di ricercatori con a capo Claude Alain della Baycrest Academy in Canada che dimostra scientificamente come suonare uno strumento musicale protegga dall’invecchiamento cognitivo.
Confrontando tre gruppi di persone – musicisti anziani, non musicisti anziani e giovani non musicisti – lo studio è stato condotto utilizzando la risonanza magnetica funzionale che ha confrontato l’attività celebrare dei partecipanti nel tentativo di riconoscere le sillabe ovattate da rumori. I risultati dimostrano come i musicisti anziani abbiano prestazioni migliori non solo rispetto ai non musicisti anziani, ma persino rispetto ai giovani non musicisti.
Insomma, l’invecchiamento spesso è accompagnato da un affaticamento che però è evitato tra coloro che abbiano suonato uno strumento a lungo termine, aiutati da un sostengo neurale (chiamato “Hold-Back Upregulation” dai ricercatori) che compensa il declino cognitivo e preserva le funzionalità cerebrali come i giovani.
Sono diverse le buone abitudini che giovano la memoria e le prestazioni cognitive e neuronali, per il momento l’invito degli autori è quello di avvicinarsi allo studio di uno strumento, perché «Proprio come uno strumento ben accordato non ha bisogno di essere suonato più forte per essere udito, il cervello dei musicisti più anziani rimane perfettamente accordato grazie ad anni di allenamento”