Lavoro e Diritti: due diverse facce dell'Europa | Culture
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Lavoro e Diritti: due diverse facce dell'Europa

In Italia il lavoratore indiano Satnam Singh viene lasciato morire dal suo datore di lavoro mentre in Germania il lavoratore spagnolo, calciatore sedicenne Lamine Yamal, che partecipa a Euro 2024 ha l’obbligo di terminare ogni prestazione entro le 23

Lavoro e Diritti: due diverse facce dell'Europa
Satnam Singh e Lamine Yamal
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Ludovico Conti Modifica articolo

27 Giugno 2024 - 13.06


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di Ludovico Conti

Negli ultimi giorni, una triste sequenza di notizie ha coperto le prime pagine dei giornali italiani, riportando gli ultimi casi di morti sul lavoro. Satnam Singh, Pierpaolo Bodini e Bocar Diallo, il più grande di 31 anni ed il più giovane di soli 18, sono le recenti vittime di una cronaca che continua tristemente a ripetersi.

Parallelamente, emerge un’altra storia, quella di Lamine Yamal, giovane promessa del calcio spagnolo di 16 anni, attualmente impegnato nei campionati europei in Germania. La legge tedesca sulla tutela dei lavoratori minori impone che i suoi impegni, partite, interviste post-partita e docce, debbano concludersi entro le 23. Questo contrasto tra la rigida protezione dei lavoratori in Germania e la frequente negligenza in Italia offre uno spaccato chiaro delle disparità esistenti nell’ambito lavorativo europeo.

Le pagine dei giornali italiani non solo raccontano la dolorosa realtà delle morti sul lavoro, ma rivelano anche problemi ben noti e spesso discussi: la narrativa predominante di giovani che “non vogliono lavorare”, che si scontra con una realtà fatta di salari insufficienti, ore extra non retribuite e, non di rado, lavoro in nero. Inoltre, la pratica dei subappalti tende a ridurre la qualità e le tutele lavorative per questioni di profitto, complicando ulteriormente la situazione.

Al contrario, chi ha avuto esperienze lavorative in Germania spesso riporta impressioni molto positive: salari equi, ore lavorative ragionevoli e diritti ben salvaguardati. Testimonianze spesso accompagnate da commenti come “lì hai tutto, ti pagano bene, tutto funziona”. Quelli che ritornano in Italia lo fanno per ragioni affettive e per la nostalgia dello stile di vita italiano, pur consapevoli di lasciarsi alle spalle condizioni lavorative decisamente migliori. Come direbbe Pino Caruso, in Italia “Abbiamo tutto, ci manca il resto”.

La cronaca e gli europei di calcio, iniziati poco dopo le elezioni europee, ci ricordano quanto l’Europa sia fatta di realtà profondamente diverse. E di quanta strada abbiamo ancora da fare.

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