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Il papiro di Filodemo, il primo trattato di semiotica

Due studiosi dell'Ateneo senese, Giovanni Manetti e Daniela Fausti, hanno lavorato a lungo sul prezioso documento. I risultati sono stati pubblicati in un volume della casa editrice ETS.

Il papiro di Filodemo, il primo trattato di semiotica
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17 Gennaio 2024 - 16.28


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Un papiro carbonizzato, sepolto sotto il materiale piroclastico dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. e recuperato (insieme a molti altri) nella cosiddetta Villa dei Papiri (o dei Pisoni) ad Ercolano durante gli scavi borbonici tra il 1752 e il 1754, rivive, grazie ad una lunga ed importante ricerca di due professori dell’Università di Siena, Giovanni Manetti, semiologo e storico della semiotica e Daniela Fausti, grecista e papirologa. I risultati di tale ricerca sono stati recentemente pubblicati in un volume dal titolo Filodemo. De signis. Sui fenomeni e le inferenze segniche, per i tipi della Casa Editrice toscana ETS.

Lo studio di questo papiro, che ha richiesto ai due studiosi circa una ventina di anni, riveste una grandissima importanza sia per i semiologi, che per i papirologi, per non parlare degli studiosi di storia della scienza. Infatti contiene un testo (databile intorno al 40 a. C.) che può essere considerato in assoluto il primo trattato di semiotica del mondo occidentale (ma potremmo dire del mondo tout court). Il suo autore è un personaggio importante della cultura greco-romana del primo secolo a. C., il quale, nato a Gadara in Siria, ma avendo studiato ad Atene con lo scolarca epicureo Zenone di Sidone, era venuto poi in Italia e aveva fondato ad Ercolano una scuola di filosofia nella splendida Villa dei Papiri, messagli a disposizione da parte del Suocero di Giulio Cesare, Lucio Calpurnio Pisone Cesonino.

Filodemo riporta in questo testo un dibattito molto dettagliato e di altissimo contenuto teoretico, tra due scuole contrapposte, Epicurei e Stoici, sul metodo dell’inferenza da segni. Come noto, i segni sono fondamentali, allora come ora, per giungere alla conoscenza di verità non direttamente accessibili alla percezione, sia nella fisica (gli atomi, il vuoto, i corpi astronomici), sia nella medicina (le sindromi rilevabili solo attraverso i sintomi e, oggi, attraverso le analisi strumentali), sia in ambito retorico-giuridico (le scoperta del colpevole di un crimine attraverso gli indizi, procedimento che va sotto il nome di detection). La grande novità di questo trattato – e la sua importanza storica – consistono nel fatto che in esso viene proposto come metodo della ricerca scientifica quello semiotico-empirico basato sulla induzione, in questo modo anticipando di circa 1600 anni quello stesso metodo che Galileo e Francesco Bacone avrebbero proposto nella scienza in generale, contrapponendolo al metodo deduttivo del mondo antico, medievale e pre-moderno.

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