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Associazione ACB Social Inclusion: un faro di speranza nell’aretino

Dal 2006 opera sul territorio aretino per aiutare i migranti offrendo vari servizi, come lo sportello d’ascolto e la mediazione linguistico-culturale.

Associazione ACB Social Inclusion: un faro di speranza nell’aretino
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22 Novembre 2023 - 16.10


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di Irene Perli

Nell’attuale contesto globale, l’immigrazione rappresenta un tema che richiama l’attenzione di governi, comunità e individui in tutto il mondo. Mentre le persone cercano nuove opportunità, fuggono da conflitti o da situazioni precarie, i governi sembrano non riuscire a mettersi d’accordo; ciò non cambia il fatto che queste persone siano esseri umani che rischiano la vita per allontanarsi da guerre e avvicinarsi almeno ad un barlume di speranza.
Tra le organizzazioni che operano nel settore vi è l’ Associazione ACB Social Inclusion di Arezzo.
Per far capire ai lettori come opera l’ associazione abbiamo intervistato il Presidente Tito Anisuzzaman e anche ascoltato il parere di F.Y una donna del Bangladesh che ha usufruito dei servizi offerti. Nel testo mettiamo di seguito le due interviste a partire da quella del Presidente.

Presidente, quando è nata l’Associazione ACB Social Inclusion? C’è stato un evento scatenante che ha portato alla sua costituzione?

L’associazione ACB Social Inclusion è nata nel 2006 come Associazione Culturale del Bangladesh; la sua costituzione è stata voluta da un gruppo di ragazzi di origine bengalese che vivevano ad Arezzo da tanti anni; avevamo l’obiettivo di promuovere la conoscenza della nostra terra e della nostra cultura nel nostro paese di accoglienza e nella nostra città. Così abbiamo iniziato a realizzare attività culturali, sportive aperte a tutta la comunità e a tutta la cittadinanza. Con il tempo però ci siamo resi conto che volevamo di più, volevamo costruire una società più giusta e equa, attenta ai bisogni di ognuno, dove ciascuno potesse sentire valorizzate le proprie competenze e il proprio modo di essere.

Con questo obiettivo abbiamo deciso di avviare un primo esperimento di accoglienza di migranti provenienti dall’Africa e successivamente anche dal nostro paese, il Bangladesh, così come il Pakistan, l’India e molti altri.  Ci animava l’idea che fossero proprio gli stessi migranti che solo qualche anno prima avevano dovuto lasciare il loro paese di origine e che avevano affrontato tante difficoltà ad accogliere e spingere verso l’autonomia persone che stavano vivendo la stessa realtà.

Abbiamo poi attivato uno sportello di ascolto rivolto a tutta la popolazione migrante, attraverso il quale abbiamo sostenuto tante persone nelle difficoltà dovute sia alla burocrazia che a questioni sanitarie, economiche, sociali ed educative.

Nel 2019 abbiamo deciso di interrompere l’esperienza dell’accoglienza dei richiedenti asilo, per dedicarci completamente allo sportello di ascolto a supporto delle persone più fragili, all’attività di mediazione linguistico-culturale in particolare con le scuole del territorio e alle tante attività di formazione per gli adulti ed educative per i più piccoli, nell’ottica di sostenere e potenziare tra i migranti la conoscenza della lingua italiana. Un altro tema centrale di cui ci occupiamo da sempre è l’attività di sensibilizzazione per contrastare ogni forma di discriminazione e di violenza, di qualunque natura.

Qual è la mission dell’associazione?

Lavorare sul territorio per il territorio, consapevoli che solo sentendosi veramente parte di una comunità, quella che accoglie tutti – italiani e stranieri – possiamo raggiungere obiettivi ambiziosi come il nostro: ottenere una società equa, solidale e coesa, attenta alla pluralità e alle tante diversità.

Considerando l’attuale panorama italiano nei confronti delle migrazioni, qual è lo stato dell’arte di ACB Social Inclusion? Ci sono eventi o proposte per una migliore inclusione alle quali state lavorando?

La nostra associazione lavora sul territorio attraverso tante attività e tanti progetti che hanno sostanzialmente due obiettivi: favorire i minori nel loro percorso di crescita lottando contro la povertà educativa e sostenere le persone più vulnerabili per varie ragioni nella costruzione del loro progetto di vita. Per fare questo siamo consapevoli che le buone intenzioni non bastano; per questo abbiamo costruito nel tempo una rete con i soggetti del pubblico e del privato sociale con i quali portiamo avanti le nostre attività, giorno dopo giorno; abbiamo dei progetti con le scuole, in particolare quelle che si trovano nei quartieri più a rischio che mirano a costruire con i ragazzi una relazione e a dargli più opportunità di studio, formazione, lavoro di quelle che potrebbero avere da soli; tutto questo lo facciamo con le famiglie che devono tornare ad essere protagoniste della vita e della crescita dei figli; oltre a questo stiamo lavorando a dei progetti di sostegno rivolti a persone, donne e uomini, in situazione di fragilità attraverso sostegni economici, aiuto nella ricerca lavoro, sostegno nel raggiungimento dei loro obiettivi.

Qual è il ricordo più bello legato all’associazione?

I ricordi più belli li abbiamo costruiti nel tempo, li vediamo nelle facce dei bambini che frequentavano il nostro doposcuola quando erano piccoli e che ora si affacciano alla vita adulta, li vediamo nei racconti dei ragazzi che abbiamo accolto e che hanno costruito la loro vita ad Arezzo, negli eventi di socializzazione che organizziamo ogni anno e che coinvolgono centinaia di persone nei quali parliamo ogni volta di un tema che ci sta a cuore dall’educazione sanitaria, a temi legati all’adolescenza e alla genitorialità; insomma penso che questo sia lo spirito di una associazione.

Lei, signora, ha usufruito dei servizi offerti dall’ associazione e per prima cosa le chiedo come ha preso contatti con l’ACB Social Inclusion?

Ho conosciuto l’associazione attraverso lo sportello di ascolto che mi è stato segnalato dalla mia assistente sociale.

In che modo l’associazione le è stata di aiuto?

Abbiamo fatto dei colloqui con gli operatori e il mediatore e ho potuto raccontare la mia storia nella mia lingua madre, cosa che mi ha permesso di dare più informazioni e di conoscere meglio le persone che avevo di fronte. Quello che mi è sempre stato detto è che loro potevano aiutarmi, ma che dovevo essere io a prendere in mano la mia vita per me e per i miei figli; questo mi ha aiutato a capire quale strada dovevo fare. Nessuno mi ha mai detto cosa avrei dovuto fare, siamo sempre partiti da quello che io volevo per la mia vita e per quella dei miei bambini.

Qual è il ricordo più bello legato ad ACB Social Inclusion?

Sicuramente il momento in cui sono entrata nell’appartamento che loro gestiscono; ero in difficoltà dopo la morte di mio marito e grazie a questo appartamento adesso ho potuto inserire i miei figli a scuola e potermi dedicare alla ricerca di un lavoro; avere una stanza senza la preoccupazione dell’affitto, mi ha dato sicurezza e la possibilità di usare bene questo tempo che mi è stato concesso per costruire la mia vita.

Cosa vorrebbe dire a coloro che ancora conoscono ancora l’associazione?

Che se hanno difficoltà economiche, con la scuola, con la salute possono andare allo sportello di ascolto dell’associazione perché troveranno persone che le possono aiutare non a risolvere il problema immediatamente, ma a costruire insieme la strada per poterlo fare sia adesso che nel futuro.

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