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Gabriella Piccinni: il " Buon Governo" come laboratorio di comunicazione politica

Nel corso di “Storia della Comunicazione” tenuto dal docente Maurizio Boldrini, la studiosa di storia medievale ha parlato agli studenti e agli ospiti presenti del messaggio politico del ciclo pittorico di Ambrogio Lorenzetti.

Gabriella Piccinni: il " Buon Governo" come laboratorio di comunicazione politica
L'affresco de ''Il Buon Governo'' di Ambrogio Lorenzetti
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18 Ottobre 2023 - 17.17


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di Marcello Cecconi

La comunicazione politica non è iniziata con la “bestia”, Luca Morisi per Matteo Salvini, o “Roccobello”, Rocco Casalino per Giuseppe Conte. Forzando molto la mano, potremmo dire, in termini puramente giornalistici, che molto tempo prima c’era Ambrogio Lorenzetti, lo spin doctor ”dei noveschi”, quel Governo dei Nove che rappresentava la più importante istituzione della Repubblica senese del Trecento.

Ma sono solo mie impressioni che traggo rileggendo gli spunti offerti dalla lezione alla luce della mia formazione.

Sull’argomento, ieri nel corso di “Storia della comunicazione” tenuto dal docente Maurizio Boldrini, è intervenuta, infatti, con una lezione monografica la studiosa di storia medievale, Gabriella Piccinni, professoressa ” emerita” che ha da poco dato alle stampe un saggio: “Operazione Buon Governo – Un laboratorio di comunicazione politica nell’Italia del Trecento” (2022) Giulio Einaudi Editore, pagg. 324, € 55.

Come spiega Gabriella Piccinni è, dunque, con il ciclo delle “Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna”, dipinto sulle pareti della sala del Palazzo Comunale, dove si riunivano i Nove, che Ambrogio Lorenzetti compie uno dei suoi capolavori. Insieme agli indiscussi pregi pittorici, il lavoro si trasforma in una sorta di grande messaggio di comunicazione, posto nel punto più importante della città. Un mezzo per divulgare messaggi politico-civili di diversi tipi di “pubblico”: da coloro che erano al governo – che poi erano gli stessi che avevano finanziato il progetto – ai cittadini che si adunavano in quelle sale, ai visitatori ospiti del Comune.

Guai, ci avverte la professoressa, a considerare la comunicazione come qualcosa nata nella contemporaneità, e nemmeno con Gutenberg o, tanto meno, ovviamente, con l’arrivo di internet. E, aggiungo io, anche la comunicazione politica, oggetto di studio dagli anni Cinquanta del Novecento, è nata molto prima.

Lo dicono gli stessi studiosi di comunicazione politica , come Gianfranco Mazzoleni : ”Lo scambio ed il confronto dei contenuti di interesse pubblico politico prodotti dal sistema politico stesso, dal sistema dei mass-media, dal cittadino, non solamente nella sua veste di elettore”, si attaglia perfettamente al dipinto del Lorenzetti costruito per facilitare la comprensione e per produrre “effetti” sul ricevente il messaggio.

Un dipinto, quello del Lorenzetti, che è un classico dei testi pittorici del medioevo, i quali, attraverso l’iconotesto, l’ibridazione del visuale e del verbale, hanno teso sempre a trasferire messaggi sia politici che civili. Il pittore riesce sapientemente a rendere credibili, perché verosimili, tutte le attività della narrazione, integrando queste chiare immagini con un testo in lingua volgare, già sdoganata da Dante.

Tutto questo, insieme al confronto fra il bene e il male, la possibile lettura verticale, la suddivisione fra città e campagna, plasticamente rese integrate, rendono il messaggio comprensibile ai più. Un’operazione di “persuasione e ammonizione”, commissionata dal potere rappresentato dal Governo dei Nove che si rinnova nelle cariche ogni due mesi.

Magari la politica, oggi, sapesse fare quel che fu fatto allora, mettendo insieme diverse competenze e saperi che si confrontano in una sorta di “laboratorio” collettivo.

Quegli uomini, scelti nel ceto medio-alto della città che, di fronte a un periodo di crisi, ebbero la capacità e l’intelligenza di non abbattersi ma di trasformare le difficoltà in opportunità “propagandando” il modo per vivere in pace e giustizia.

Può essere considerato un programma politico affidato allo “spin doctor” Ambrogio Lorenzetti per far passare il concetto costruttivo e positivo di “bene comune” rappresentato dall’allegoria del Buon Governo, in antitesi al distruttivo e negativo “bene proprio” del Cattivo Governo. Lui ci è riuscito molto bene.

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