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"Mare"

Non è solo una grande distesa di acqua

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redazione Modifica articolo

2 Novembre 2022 - 10.57


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di Claudia Daniele

Ascoltando attentamente le parole che Giorgia Meloni ha pronunciato dopo aver formato il nuovo governo, affiorano anche parole-chiave che sono state ripetute essendo state inserite con convinzione nel discorso, tanto che più di un osservatore le ha considerate come il punto di partenza per la costruzione di una nuova identità culturale italiana. Tra queste parole, ritorna dopo tanto tempo, nella nomenclatura dei Ministeri la parola “mare”.

Stando alla Treccani, il termine indica il complesso delle acque salate che circondano i continenti e le isole. La sua etimologia sembra risalire alla radice sanscrita “mar”, che significa morire, ed è applicata al mare nella misura in cui esso viene ritenuto infecondo e privo di vegetazione. Questa attribuzione cozza col fatto che da sempre il mare è ricco di vita ha e che l’acqua è l’elemento che permette l’esistenza degli esseri viventi sul pianeta. Per questo si fa riferimento anche ad un’altra etimologia, forse più appropriata, che è quella discendente dalla radice” màr”, che significa scintillante, splendente.

Ma il mare è molto di più di una grande distesa di acqua. In particolar modo, il Mediterraneo, ha svolto un ruolo fondamentale nel corso della Storia: ha visto nascere e tramontare civiltà ed imperi, proliferare idee, religioni e commerci ed è stato teatro di feroci battaglie per il monopolio politico e commerciale, soprattutto dalla scoperta della rotta atlantica. E sono stati perlopiù gli uomini, che nelle vesti di naviganti, mercanti, missionari, crociati, condottieri, pellegrini e pirati hanno messo in contatto le regioni più remote di questo vasto bacino, rendendolo il più dinamico ruolo di interazione tra società diverse sulla faccia del pianeta.

Tutto ciò ha contribuito alla creazione di un’identità mediterranea che, in particolar modo con l’apertura del canale di Suez, ha sviluppato una vocazione maggiormente improntata sul turismo di massa e sugli incessanti flussi migratori. Forse è in relazione a questo che la premier Giorgia Meloni ha istituito il nuovo Ministero del Sud e delle Politiche del Mare.

Tuttavia emergono molte contraddizioni dal nome di questo nuovo Ministero e dallo strano accorpamento, determinando, così, un nuovo sistema geografico. Infatti, alle Politiche del Mare è stato affiancata la parola Sud, come se il mare fosse un’esclusiva di questa parte d’Italia. Il Mezzogiorno non è visto così, più come un problema prioritario ma come uno dei tanti assilli da rivolvere. Il Sud non è solo mare ma è agricoltura, piccola e media impresa, bellezze naturali. Senza considerare che molti dei porti italiani più importanti si trovano nel Nord e nel Centro Italia.

Insomma, il mare è passato dall’essere il luogo che ha permesso la nascita e la prosperità dell’intera biodiversità ad essere teatro di un basso accordo politico. Per non affrontare in maniera positiva il dramma dell’immigrazione.  E non si parla solo delle migliaia di uomini, donne e bambini che hanno perso la vita nelle acque profonde cercando di arrivare in Italia, ma anche dell’intero ecosistema marino, che sta lentamente morendo a causa dell’inquinamento ambientale. Si sta quindi promuovendo l’immagine di un’identità culturale tutta italiana fondata proprio sullo sfruttamento della potenza del Mediterraneo ma nella direzione contraria rispetto a quella intrapresa in passato. Infatti, se questo mare prima aveva contribuito alla costruzione di una solida identità basata sulle relazioni internazionali, che arricchiva quindi il nostro paese non solo dal punto di vista economico ma anche culturale, sociale e politico, ora invece si vuole cancellare questo aspetto, fermando i flussi migratori in mare e promettendo l’immagine di un’Italia diversa, confermando che non sempre la parola cambiamento è sinonimo di miglioramento.

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