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Il carovita e gli universitari senesi: cento studenti rispondono alla nostra inchiesta

L'indagine è stata condotta grazie a un questionario somministrato a 94 universitari. I più chiedono un sostegno concreto dalle istituzioni, altri la riduzione delle tasse e servizi mensa gratuiti.

Il carovita e gli universitari senesi: cento studenti rispondono alla nostra inchiesta
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21 Ottobre 2022 - 17.59


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Di Agostino Forgione

Che il carovita stia mettendo in difficoltà l’intero Paese è ormai noto a tutti: scontrarsi con l’aumento dei prezzi, che ha colpito ogni settore, è praticamente impossibile. Che si tratti di fermarsi a fare colazione al bar, di andare a comprare il pane o di pagare le bollette, il costo della vita è aumentato per chiunque, costringendoci a cambiare il nostro modo di consumare. Una condizione che per tanti è diventata insostenibile. Gli effetti sociali sono visibili a occhio nudo: dai cittadini che bruciano le bollette in piazza, ai commercianti che si lamentano di non riuscire più a coprire le spese. Così i media sono invasi da storie che raccontano come questa crisi stia provocando danni assimilabili a quella del Covid.

Oltre ai ristoratori, artigiani e ai comuni cittadini, esiste una categoria poco ascoltata: quella degli studenti universitari, che rimane sospesa in un limbo.

Basta semplicemente sintonizzarsi su un qualsiasi talk show o aprire le pagine di un giornale per notare come l’argomento rimanga poco trattato dai media. Sono in pochi quelli che raccontano come sia mutata la loro quotidianità. Per questo motivo e date le caratteristiche della testata Culture Globalist abbiamo  condotto uno studio rivolto agli studenti dell’Università, al fine di indagare se e in che misura il carovita li abbia colpiti. Lo studio è stato condotto grazie a un questionario somministrato a 94 universitari, rilevando che il 70,2% – 66 rispondenti – fosse fuorisede e il 29,8% – 28 studenti – in sede.

Il quadro che emerge non è confortante: nove studenti su dieci hanno notato un aumento dei prezzi, che mette in difficoltà il 41% di loro e preoccupa molto il 50%, mentre il 3% afferma di credere di non poter sostenere questa impennata. Questi dati evidenziano quanto già si notava anche semplicemente girovagando per le aule universitarie o ascoltando storie di compagni di corso e conoscenti che si lamentano di come ormai tutto sia diventato un lusso, dalla spesa agli incontri conviviali con gli amici.

Una riduzione dei consumi, come mostra anche il campione sopracitato, che ha toccato quasi tutti. Solo il 3% afferma di non star adottando alcun atteggiamento diverso dal passato, mentre il 70% dichiara di acquistare prodotti sottomarca o di far più attenzione alle offerte, il 65% di aver diminuito le spese non strettamente necessarie e il 71% di stare più attento ai consumi in casa. Aumenta anche l’acquisto di prodotti usati. Emerge poi un dato fortemente significativo:  il 30% degli studenti, circa uno su tre dunque, dichiara di aver trovato o di essere intenzionato a trovare un lavoro per far fronte all’inflazione. Un dato, quest’ultimo, che apre a profonde riflessioni, soprattutto in un Paese in cui è considerato un diritto lo studio.

Per quanto riguarda se e cosa l’Università dovrebbe fare, la stragrande maggioranza – il 43% – afferma che dovrebbe diminuire le tasse mentre il 13% quantomeno dilazionarle o rateizzarle ulteriormente. Quasi 7 studenti su 10 credono che l’Ateneo abbia una responsabilità nell’aiutarli a fronteggiare questo momento di crisi: c’è chi propone di estendere il servizio mensa gratuito, chi di aumentare le sovvenzioni con partner terzi e chi di agevolare i pendolari. L’auspicio è dunque, oltre all’augurio di una generale normalizzazione dei prezzi, quello che le istituzioni aiutino gli studenti nell’affrontare un problema che riguarda tutta la società nel suo insieme e che colpisce in maniera particolare gli studenti universitari.

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