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Buon compleanno Facebook: quant'eri bello alle origini

Per chi ha vissuto il suo periodo prime durante l’adolescenza e dopo, Facebook è stato la pubblica piazza in cui i nostri rapporti si rendevano visibili a tutti e si ostentavano. Mi ha cambiato e gli sono rimasto legato.

Buon compleanno Facebook: quant'eri bello alle origini
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Ludovico Conti Modifica articolo

5 Febbraio 2024 - 16.01


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Il 4 febbraio era il giorno dei 20 anni di Facebook. Il compleanno di un’azienda che è diventa molto più di una semplice azienda: è stata ed è diventata una componente rilevante del vivere sociale e non solo.
L’azienda blu di Mark Zuckerberg è stata in grado di cambiare molti paradigmi della nostra società, costringendo il mondo a piegarsi ai suoi algoritmi, a adattarsi a lui. Fortuna, o colpa, è stato il suo gioiello a portare alla pervasività dei like. I nostri contenuti che diventano una metrica ingabbiandoci in elucubrazioni: se prendo pochi like è colpa mia, dovrei pubblicare altro che ottiene più like.

Risultato? Disordini mentali hanno fatto breccia soprattutto nei più giovani generando la tendenza all’uniformità.

In questi vent’anni Facebook ha raggiunto una capillarità unica: il 40% della popolazione mondiale usa Facebook, che è, quindi, il social media più utilizzato al mondo, anche se molti giovani se ne stanno allontanando. Questa capillarità di Facebook ha portato l’azienda a volare economicamente (al netto degli scandali come Cambridge Analytica e altri) ma anche a creare nuove professioni e figure sociali prima impensabili come i social media manager, influencer, marketplace. Nuovi mestieri e nuovi spazi economici che si sono imposti nella nostra quotidianità.

Da sempre smanetto nel web; Facebook l’ho visto nasce e crescere e ho assistito a gran parte delle sue evoluzioni. Il mio profilo è nato nel pieno del boom del 2008. È fin troppo facile trovare persone che, vivendo quegli anni, non provino un po’ di vergogna vedendo cosa pubblicavano e come si muovevano in quello spazio. Sedicenti pagine che ripubblicavamo con citazioni da far west glitterate; album di fotografie come se fossero le cartelle private del nostro computer; condivisione di status per commentare qualsiasi cosa ci apparisse come desueto. Erano, le nostre pagine, uno strano mix che credevamo importasse a qualcuno. Un modo per fare opinione. Erano, anche, una valvola di sfogo. Il nostro postare sempre meno, soprattutto della mia vita privata, è forse figlio dell’overdose di posting di quel periodo.

Facebook, per chi ha vissuto il suo periodo prime durante l’adolescenza e post adolescenza, è stato anche la pubblica piazza in cui i nostri rapporti si rendevano pubblici ed ostentavano. Non solo il limite delle 5000 amicizie è stato per lungo tempo uno status (prima ancora dei follower di Instagram), quanto le amicizie più strette si trasformavano in parenti per poter glorificare attraverso un’etichetta condivisa in bacheca. Tanto per rendere l’idea guardando le mie informazioni familiari del profilo: ho 5 sorelle, 4 fratelli, 4 padri ed una figlia. Per non parlare delle relazioni amorose, che venivano ufficializzate nella pubblica piazza di Facebook con lo status da “impegnato” o “fidanzato ufficialmente”.

Al netto di tutto, Facebook mi ha cambiato e ci sono rimasto legato avendomi accompagnato nella mia adolescenza e da allora non ha mai smesso di esserci.

Anche oggi che tanti giovani si sono spostati in lidi diversi, più variopinti e dinamici, e anche se questo social non è più quella giungla un po’simpatica e un po’ anarchica di un tempo (chi pensava allora alle ferree regole degli algoritmi?), io continuo a restargli amico. Buon compleanno Facebook.

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