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Massimo Sestini, quando l'Italia salvava i disperati del mare

Il fotoreporter espone suoi scatti sui migranti al Mandela Forum di Firenze e immagini dall’alto sul presente allo spazio Wegil di Roma

Massimo Sestini, quando l'Italia salvava i disperati del mare
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13 Febbraio 2019 - 11.40


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Volti stravolti, un minuscolo piede che sbuca da una coperta, un Corano, frammenti di speranza e terrore in un barcone … Era il 2014 e il fotoreporter Massimo Sestini seguiva le operazioni di salvataggio “Mare Nostrum”, al largo delle coste libiche. Dopo dodici giorni di tempesta, dall’elicottero il fotografo inquadra un barcone di migranti tratti in salvo. Lo scatto foto vince la sezione “General News” del World Press Photo nel 2015. E ci racconta in forma nitida la speranza nell’Europa, nell’Italia, la paura di chi ha rischiato di finire sul fondo del Mediterraneo quando il nostro Paese, la sua politica al vertice e molti dei suoi cittadini, vedevano nel salvare vite umane un gesto di umanità doveroso e nel respingere o rifiutare chi tenta la traversata un atto inumano oltre che politicamente ingiusto e, alla lunga, dagli effetti devastanti.

La foto sui migranti in salvo si può vedere accanto ad altre immagini di Sestini in due luoghi diversi: riprodotta in un luogo inconsueto per uno scatto, il Nelson Mandela Forum di Firenze, nella mostra permanente “Mediterraneum – il diritto alla speranza, scatti dal mare”, e inserita nell’esposizione del fotografo “L’aria del tempo” in corso fino al 10 marzo nello storico edificio di architettura razionalista Wegil a Roma restaurato e trasformato dalla Regione Lazio in un luogo con più destinazioni culturali.

Nel capoluogo toscano il Mandela Forum espone 14 fotografie retro-illuminate in formato gigante nel passaggio obbligato dell’ingresso per cui ogni spettatore di qualunque genere di spettacolo e concerto guarderà e, anche inconsciamente, penserà: lo scatto del barcone è di 5 metri per 3. Il ciclo infatti raccoglie foto scattate da nel 2014 da Sestini durante le operazioni di soccorso ai migranti della Marina Militare Italiana. E sono esposte con un accorgimento: al soffitto, per cui chi guarda ha il punto di vista di chi sta in basso, non in alto. Le immagini richiamano anche l’impegno che i governi del mondo si sono presi nel 1979 firmando la Convenzione Internazionale sulla Ricerca e il Salvataggio Marittimo, che fra le altre cose recita: “Le parti garantiscono che l’assistenza sia fornita a qualsiasi persona in difficoltà in mare. Lo faranno indipendentemente dalla nazionalità o dallo stato di tale persona o dalle circostanze in cui tale persona è stata trovata”.

“Grazie a un appello lanciato in rete, Massimo Sestini ha rintracciato alcune persone immortalate in quegli scatti: qualcuno vive in Italia, altri sono all’estero, di molti si sono perse le tracce – informa la nota stampa – . Un documentario per National Geographic Channel è in preparazione presso la casa di produzione DocLab. Il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il documentario andrà in onda in tutto il mondo, su oltre cento canali tv del network National Geographic”.

Nella capitale, a Trastevere in Largo Ascianghi 5, la mostra “L’aria del tempo” curata da Alessandra Mauro comprende una quarantina di scatti dall’alto del fotogiornalista e con catalogo edito da Contrasto. Cosa racconta qui Sestini? Il barcone di migranti riprodotto al Mandela Forum passa alla nave Costa Concordia incagliata all’isola del Giglio, dai bagnanti in spiaggia ad Ostia a Ferragosto dal terremoto del 2016 nel centro Italia alla strage di Capaci, dall’Ilva ai funerali di papa Giovanni Paolo II nel 2005, il fotoreporter nato a Prato nel 1963 racconta pezzi di storia catturati da una visione zenitale. Uno sguardo particolare quindi per l’autore di frequenti scoop (non in mostra), come Licio Gelli a Genova mentre viene portato in carcere, all’attentato al Rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro, da Lady Diana in bikini (Sestini ha anche un fronte di lavoro più “leggero”, per così dire) fino alla tragedia della Moby Prince andata a fuoco davanti a Livorno.

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