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Acquisti a gogò a portata di click

Se non consumiamo, la nostra quotidianità sembra essere scontata. Il mercato globale ha assunto una centralità nelle nostre vite, ma potremmo cambiare le abitudini per trovare l’equilibrio necessario tra soddisfazione materiale e benessere interiore.

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Irene Perli Modifica articolo

27 Luglio 2023 - 11.29


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Questo fine settimana devo andare in quel nuovo locale per fare un aperitivo. Ma cosa posso mettermi? Devo comprare qualcosa di carino: vediamo cosa posso trovare su Internet. Si aprono app, si visitano gli e-commerce su Instagram e si spiano i luoghi più carini e in voga da visitare, quelli che colpiscono per la  novità. Poi mi fermo a riflettere un po’. Nella società contemporanea, il consumo ha assunto un ruolo predominante nella vita quotidiana di milioni di persone. Un mercato globale sempre più vasto e accessibile permette alle persone di trovarsi immersi in un costante flusso di prodotti e servizi, spingendo il consumo ad occupare il centro del palcoscenico in diverse sfere della vita.

Il desiderio di possedere beni materiali, a volte anche superflui, sembra essere diventato un elemento imprescindibile per molte persone. L’incessante incoraggiamento all’acquisto( con la pubblicità che ormai è diventata davvero invasiva)  ha portato alla creazione di società in cui il valore di un individuo viene spesso associato alla quantità e al tipo di beni che possiede. Questa cultura del possesso ha conseguenze rilevanti sull’ambiente, sulla società e sulla psicologia umana. In che modo? Molto semplice: ogni giorno sentiamo l’esigenza di fare qualcosa di diverso, visitare luoghi remoti per scattare un selfie, andare a cena fuori in un nuovo ristorante, fare un’esperienza interattiva nel museo sponsorizzato da influencer, visitare un borgo o una città in cui sono stati girati dei film, comprare capi d’abbigliamento a basso costo in grandi quantità. Questo è un circolo vizioso difficile da poter fermare.

Tuttavia, la riflessione sulla società consumistica va oltre le implicazioni economiche e sociali. Il consumo eccessivo può anche minare il senso di identità individuale, poiché le persone tendono a identificarsi con i prodotti che possiedono. Ciò può portare a una perdita di connessione con valori più profondi e ad una crescente insoddisfazione nella ricerca di felicità e realizzazione personale.

Abbiamo perso il gusto del dolce far niente: fare una passeggiata all’aperto, preparare una cenetta tranquilla in casa, star seduti in terrazza a leggere un libro, parlare con un amico faccia a faccia, a cuore aperto. Riflettere su questi temi ci invita a esaminare criticamente le nostre scelte e a cercare un equilibrio più sano tra soddisfazione materiale e benessere interiore. Non è facile bilanciare questi due aspetti, ma il primo passo potrebbe essere quello di adottare un consumo etico e sostenibile. Del tutto casualmente passo il pezzo mentre le Agenzie battono la notizia della scomparsa dell’antropologo Marc Augé, che nei suoi scritti aveva definito gli immensi supermercati delle metropoli come ” non luoghi”. Era stato un avvertimento ma, forse, è rimasto inascoltato.

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