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«Togliete i confini, il filo spinato». Le nuove poesie di Franco Arminio

Il poeta – paesologo che dalla sua Irpinia narra lo spopolamento pubblica una raccolta d’amore intrisa di spirito civile: ecco alcuni testi

«Togliete i confini, il filo spinato». Le nuove poesie di Franco Arminio
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29 Ottobre 2019 - 18.57


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Anche quando parla d’amore Franco Arminio parla di un mondo di tutti, di intimità e di luoghi e di confini da spezzare. Anche quando scrive d’amore il poeta attento alle condizioni collettive, al paesaggio, al suo sud, ai paesi che si spopolano nell’Italia centro-meridionale coltiva una forte sensibilità verso una dimensione al di là di se stesso. Non parla “al suo ombelico”, come usa dire. Lo dimostra il suo nuovo volume in uscita mercoledì 30 ottobre, L’infinito senza farci caso. Poesie d’amore (Bompiani nella collana Inversi, pp. 140, € 14,00).

Il poeta, scrittore e regista parla di amori al di là dei canoni glamour e della pubblicità:  non teme infatti di affrontare l’età che avanza e anche in questo semplice elemento si può leggere una voce critica alla cultura e a una civiltà che ci vorrebbe tutti perfetti nel corpo e per sempre. Su gentile concessione dell’editore pubblichiamo tre poesie della raccolta.

Il tuo corpo è l’unico posto
dove c’è spazio per noi due.
Di notte il tuo corpo si fa più grande,
è reso perfetto dalle tenebre.
È come stare
nell’infinito senza farci caso.

*** *** *** *** ***

Togliete i confini,
il filo spinato.
La fiamma dei vivi
è la vicinanza.

*** *** *** *** ***

Ho fatto tanti errori

nella mia vita.
Questo ognuno di noi lo dice.
Quello che non sappiamo dire
è questo:
ho fatto tanti errori
nella vita degli altri.

*** *** *** *** ***

L’autore, che è nato nel 1960 e vive a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente: si descrive come “paesologo”, studioso dei paesi, e non è un vezzo. A quel suo luogo Arminio è legato come luogo emblema di tante resistenze della vita italiana. Nelle note editoriali il poeta confessa la natura di questa raccolta per lui meno consueta, o almeno meno conosciuta, rispetto ai suoi testi spesso legati alla difesa di paesaggi e luoghi sfregiati. Dice dunque Arminio: “Io non so che cosa sia l’amore. So cosa sono le intimità provvisorie. Non pensate a godimenti fuggitivi, a divagazioni non matrimoniali. Solo una visione vecchia di noi stessi e degli altri ci può far pensare all’amore come a una cosa che prima non c’è e poi compare e poi finisce. A me sembra che ci sono parti di noi che sono sempre in amore e altre che sono in fuga, sepolte e irraggiungibili. Ogni incontro bello, ogni intimità attinge a un giacimento mitico e poetico del quale dobbiamo smettere di aver paura”.
Continua Arminio nella nota: “L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è inedito ogni suo gesto. Il luogo dell’amore è il corpo. Corpo che diventa foglia, albero, paesaggio. Corpo che fa ombra e fa luce, corpo assoluto e cordiale, per un’ora o per mezzo secolo.
Riconoscere questa specificità dell’amore è una forma di resistenza alla globalizzazione delle emozioni, alla dispersione dell’intensità.
Il corpo amoroso ci richiama alla vita da vicino, al suo sapore locale, preciso.”

Arminio, ci ricorda l’editore, ha ideato e porta avanti la Casa della paesologia a Bisaccia e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano.

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