Patti Smith ricorda “L’anno della scimmia” tra Lewis Carroll e Trump “peggior presidente Usa” | Culture
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Patti Smith ricorda “L’anno della scimmia” tra Lewis Carroll e Trump “peggior presidente Usa”

Memorie, sogni, amici, fotografie e viaggi nel nuovo volume della rocker. Che boccia senza appello l’attuale capo della Casa Bianca

Patti Smith ricorda “L’anno della scimmia” tra Lewis Carroll e Trump “peggior presidente Usa”
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1 Settembre 2020 - 18.19


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Nel rock più musicisti hanno bordeggiato le coste della letteratura pura, fatta esclusivamente di parole, di testo scritto. Jim Morrison, per dirne uno, ha scritto poesie, si nutriva di letteratura e, all’epoca in cui è morto ad appena 27 anni, intendeva almeno prendersi una pausa dell’industria musicale per virare sulla letteratura. Patti Smith è una rocker che maneggia benissimo la lingua scritta e nel suo Just Kids , pubblicato da noi da Feltrinelli, con un racconto letterario commovente e vitale ritrae il compagno d’amore agli inizi e poi amico Robert Mapplethorpe, lei stessa, New York agli inizi degli anni ’70 e la vita di due giovani di estremo talento che vogliono farsi sentire e avere un posto nelle arti. Patti Smith ha da un mese un altro volume in libreria, L’anno della scimmia (Bompiani, pp. 288, € 17,00, traduzione di Tiziana Lo Porto), dove tesse le fila di un periodo complesso tra immaginazione, fatti e foto scattate con la sua Polaroid, immersa nel 2016 e in cui fu eletto Trump, e dove la scrittrice rende espliciti alcuni amori letterari.

È esplicito per esempio l’omaggio all’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, quando si trova a Santa Cruz, va a un Motel dei sogni (un Dream Inn) che la mattina ringrazia dopo averne fotografato l’insegna e scatta una conversazione imprevista di questo genere:
«“Questa è la Locanda dei Sogni!”, ha esclamato il cartello
“Ah sì, scusa,” ho detto io un po’ stupita. “Potrai pure chiamarti così, ma io non ho sognato un bel nulla.”
“Ah davvero? Nulla?”
Non riuscivo a fare a meno di sentirmi come Alice interrogata dal Brucaliffo. Ho abbassato lo sguardo sui piedi evitando l’energia scandagliante del cartello.»

“L’anno della scimmia è il 2016, l’anno lunare che porta con sé svolte inaspettate e passaggi esistenziali – così presenta il libro l’editore italiano – Per Patti Smith diventa un anno di bilanci e separazioni. Mentre sullo sfondo si rincorrono le miserie della situazione politica americana, Sandy Pearlman (produttore, ndr), amatissimo mentore, è in ospedale, immerso in un sonno che preannuncia la morte; Sam Shepard (scrittore, drammaturgo, attore, sceneggiatore, ndr), amico di una vita, arretra di fronte alla SLA che si è già presa le sue mani; e lei sta per compiere settant’anni”. Dalle memorie la musicista-scrittrice ricava “fotografie e frammenti onirici, pagine di diario e slanci poetici, incontri con personaggi reali e immaginari”.

Intervistata da Giulia Calligaro su Iodonna, il primo agosto scorso, la performer-cantante-scrittrice ha confessato che se dovesse optare tra musica e letteratura sceglierebbe la seconda: “Ho una realtà molto pratica e una piena di immaginazione. Scrivo ma mi occupo anche di fare le lavatrici. Allo stesso modo, non sento una vera distanza tra fantasia e realtà, e accolgo i dolori e i momenti giocosi”. E mentre si dichiara una “entusiasta” della vita oggi a 73 anni, c’è chi la disgusta. Come Donald Trump: nell’intervista Patti Smith lo definiva “il volto più deteriore dell’America e il peggior presidente di sempre” che invece di “unire le persone crea divisioni”. Non bastasse, “distrugge l’ambiente, diffonde conflitti e crede di parlare per tutti, che gli americani siano solo i suoi adulatori. Anche durante la pandemia, ha reagito tardi e non ha avuto la forza di assumersi la responsabilità e di far arretrare il suo ego per il bene comune”. Viceversa, tra le figure che più ammira c’era e resta Papa Francesco per quello che fa.

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