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Abbiamo l'acqua alla gola? Michele Serra medita sul clima

Il giornalista e scrittore parla a "Più libri più liberi" a Roma di cambiamenti climatici e del suo testo scritto per musiche di Vacchi

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5 Dicembre 2018 - 17.45


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“Senza le idrovore un paio di stazioni milanesi verrebbero invase dall’acqua […] La suola delle sue scarpe è sulle rive di un oceano e lui non lo sa”. Legge questo estratto nel video promozionale di “Sull’acqua” Michele Serra (Aboca Edizioni, 56 pagine, 8 euro), il suo nuovo libro, breve, descritto come “filosofico e poetico”, che affronta un tema cruciale per la vita di ogni essere vivente ma che, con stravolgimenti climatici, inquinamento e innalzamento dei mari, rischia di travolgere milioni se non miliardi di vite e di esistenze. Il giornalista e scrittore parla per l’appunto di cambiamenti climatici e acqua alla Fiera della piccola e media editoria di Roma “Più libri più liberi”, sabato 8 alle 12.45 alla Sala Nuvola, per poi intervenire nuovamente alle 14.30 alla Sala Luna ma sul libro illustrato di Stefano Mancuso “L’incredibile viaggio delle piante”.

 

Come cita l’editore Aboca, Serra scrive tra l’altro: “Se i popoli antichi temevano che il cielo potesse precipitare ho immaginato per noi moderni l’evenienza che l’acqua risalga dalle profondità per richiamarci alla nostra debolezza così come ai nostri doveri […] Inutile sottolineare che non si tratta solo di una suggestione poetica. Sono i mutamenti climatici a indicare nel livello delle acque […] uno dei grandi problemi futuri dell’umanità, e nella gestione delle acque un’emergenza evidente […] L’emergere contiene una rivelazione, qualcosa che avevamo dimenticato, che avevamo trascurato […] Sull’acqua è anche una inconfessata preghiera. Che l’acqua non ci manchi mai. E che mantenga il suo livello all’altezza della nostra sopravvivenza, non sopra né sotto”.
Lo scrittore (Roma 1954) e giornalista, editorialista su “la Repubblica”, “L’Espresso”, “Vanity Fair”, già fondatore e direttore del settimanale satirico “Cuore” su “l’Unità”, in breve “racconta l’epopea delle acque di Milano che, dopo decenni di prelievo forzato industriale, giacciono nel sottosuolo della città cariche di mistero, di memoria e di promesse”. E un elemento centrale è l’industria, in questo caso le Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck a Sesto San Giovanni sopra la falda acquifera della Pianura Padana, “l’anima rigurgitante dell’economia lombarda”.
Il testo nasce come libretto per un melologo (musica con testo recitato) sull’acqua che l’eccellente compositore Fabio Vacchi chiese a Serra nel 2016. Voce recitante era Lella Costa, suonava l’Orchestra Verdi di Milano.

“Più libri più liberi” contro diseguaglianze e discriminazioni

 

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