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Coraggiose, ribelli, emancipate: le artiste messicane contro il sessismo

Lo scrittore Pino Cacucci con Stefano Delli Veneri pubblica un graphic novel su Tina Modotti, Frida Kahlo e altre figure femmili del '900: "Seppero ribellarsi insieme"

Coraggiose, ribelli, emancipate: le artiste messicane contro il sessismo
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8 Marzo 2018 - 17.01


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La pittrice Frida Kahlo non è era, negli anni ’20 e ’30 in Messico, l’unica dona che non si prestava ai cliché, che creava idee nelle arti, che agivano per l’emancipazione femminile e non accettavano di obbedire ciecamente agli uomini. Le racconta il graphic novel “Mujeres” di Pino Cacucci e Stefano Delli Veneri pubblicato da Feltrinelli Comics (16 euro) nella Giornata internazionale della donna.

Cacucci, penna esperta di Messico autore di quel Puerto Escondido che ha ispirato a Gabriele Salvatores il film omonimo, con Delli Veneri racconta le protagoniste culturali nella Città del Messico degli anni ’20 e ’30 che hanno anticipato i movimenti di liberazione femminile. Sono donne piene di passione e di vite complesse. Al cuore del racconto c’è Nahui Olin, modella, pittrice e artista su cui Cacucci ha già scritto: “Il nostro libro vuole essere un omaggio a una memoria da far rivivere, spesso proprio ignorata più che dimenticata – dice all’Ansa – A parte Frida Kahlo, diventata un’icona assoluta, volevamo dire che furono tante le donne ribelli di quel Messico: molte di loro sono state dimenticate perché magari non hanno realizzato opere artistiche destinate all’immortalità, ma quel che hanno fatto ha messo radici”.
Altre donne tutt’altro che conformiste e qui affrontate sono artiste tra musica, poesia, balletto, teatro quali Lupe Marin, Antonieta Rivas Mercado, Chavela Vargas, Nellie Campobello, Pita Amor, oppure Elvia Carrillo Puerto, prima donna eletta deputata nel 1923, o ancora Rita Cetina Gutiérrez, fondatrice della società femminista La Siempreviva che nella sua rivista parlò di aborto, divorzio e libera sessualità (un secolo fa, non dieci anni fa). Né mancano la fotografa italiana Tina Modotti o Frida Kahlo.
Per Cacucci non è un libro sul passato: “L’attualità è quasi inquietante: prima ancora che scoppiasse il caso Weinstein, avevamo scritto del trattamento sessista che Hollywood riservò a Modotti e Nahui, e di cui loro stesse parlarono sempre. Di loro il cinema americano voleva solo i corpi, e per questo se ne andarono: ma ribellarsi da sole, lo vediamo ancora oggi, può voler dire pagarla cara. Quelle donne invece si ribellarono insieme contro il sessismo, perché allora la politica si faceva in comune: ancora oggi serve prima di tutto una rivolta culturale per cambiare le cose”.

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