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Da Fonseca a Thiago Motta, quando l'esonero sembra l'unica soluzione possibile

Il "posto fisso" sta diventando sempre più un'utopia nel mondo calcistico, con la lista di allenatori cacciati che si allunga ogni giorno di più.

Da Fonseca a Thiago Motta, quando l'esonero sembra l'unica soluzione possibile
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30 Marzo 2025 - 19.19


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di Gabriele Bisconti

“Incapace”. “Mandatelo via subito”. “Abbiamo perso la partita perchè ha sbagliato tutti i cambi”. Tutti, almeno una volta nella vita abbiamo sentito un tifoso lamentarsi delle scelte adoperate dall’allenatore della sua squadra del cuore. Tuttavia, sulla situazione che vivono quotidianamente i coach di tutto il mondo occorre fare un’approfondita e attenta riflessione.

L’ultimo in ordine di tempo a finire nel “calderone” degli esonerati è stato Dorival Junior, l’ormai ex CT del Brasile cacciato dalla Federazione carioca in seguito all’ultima umiliante sconfitta (un 4-1 senza storia), patita per mano degli eterni rivali dell’Argentina, che rischia di escludere definitivamente la Nazionale Verdeoro dalla corsa alla qualificazione al Mondiale del prossimo anno.

Ma come è possibile che l’unica nazionale vincitrice di 5 Coppe del Mondo, che può contare su giocatori del calibro di Vinicius Junior del Real Madrid e Rapinha del Barcellona, non riesca a produrre da tempo dei risultati all’altezza? Intanto, volente o nolente, l’allenatore ha “pagato” per tutti.

Guardando in Serie A, invece, non più tardi di una settimana fa la Juventus ha deciso di sostituire Thiago Motta (arrivato a Torino a giugno dopo una inaspettata qualificazione in Champions League conquistata con il Bologna) con Igor Tudor, a causa dei risultati estremamente deludenti ottenuti dalla Vecchia Signora in questa stagione (eliminazione ai play-off di Champions League contro il Psv e fuori ai quarti di Coppa Italia contro l’Empoli).

Motta, tuttavia, ha pagato anche lo scarso feeling con alcuni giocatori (Vlahovic e Danilo su tutti) e i continui mugugni circa alcune sue sostituzioni da parte della tifoseria, che più volte ha rimarcato come fosse l’allenatore italo-brasiliano il più colpevole di tutti delle opache prestazioni offerte in campo dalla Juve quest’anno.

Restando in Italia chi, a differenza del sopracitato ormai ex allenatore della Vecchia Signora non ha “mangiato il panettone”, è Paulo Fonseca, arrivato sulla panchina del Milan fra mille dubbi la scorsa estate e fin dai primi deludenti risultati (3 partite, 1 sconfitta, 2 pareggi) messo sulla graticola da tutta la dirigenza del Diavolo, Zlatan Ibrahimovic (che aveva caldeggiato il suo arrivo) compreso.

Il portoghese, che è stato esonerato il 29 dicembre del 2024 in seguito alla partita pareggiata per 1 a 1 contro la Roma, è stato sostituito dall’ex Porto Sergio Conceicao che, Supercoppa Italiana vinta a parte, non è riuscito a raddrizzare la stagione dei rossoneri, che al momento stazionano al nono posto in campionato, sono usciti dalla Champions per mano del Feyenoord e sono attesi dall’Inter nella doppia sfida in semifinale di Coppa Italia.

Oltre ai sopracitati Motta e Fonseca, in questa stagione di Serie A hanno fatto molto scalpore anche gli esoneri di Daniele De Rossi e Fabio Pecchia, rispettivamente ex allenatori di Roma e Parma.

Partendo dall’ex capitano della squadra capitolina, arrivato sulla panchina giallorossa per sostituire il lusitano Josè Mourinho nel corso della stagione 2023-24, ancora oggi, a distanza di mesi, non si comprende perchè i Friedkin abbiano deciso di mandare via, dopo tre partite di campionato, un simbolo di Roma -prima ancora che un allenatore- che comunque, fra tutte le difficoltà, l’anno scorso aveva condotto la squadra con il lupetto sul petto fino alla semifinale di Europa League (poi persa contro il Bayer Leverkusen).

Spostandoci a Parma, invece, Pecchia (sostituito poche giornate fa dall’allenatore della Primavera dei “crociati” Christian Chivu), artefice della promozione dei gialloblù dalla Serie B alla Serie A due stagioni fa, quest’anno non è riuscito a dare un equilibrio preciso alla sua squadra, che spesso ha prodotto occasioni a ripetizione in attacco (non concretizzate in reti) ma lasciato “buchi” clamorosi in difesa, subendo molteplici goal evitabili e talvolta sconfitte molto larghe che hanno convinto la proprietà ad optare per il “ribaltone”.

Infine, è doveroso concentrarsi sulla situazione “thrilling” vissuta dal Monza dell’AD Adriano Galliani, che sembra ormai destinato a scendere in cadetteria. Infatti, la squadra brianzola, autrice di un ottimo campionato l’anno scorso, nella stagione corrente non è mai riuscita a convincere nè sul piano del gioco espresso tantomeno sui risultati ottenuti in campo, sotto le aspettative fin dalla prima giornata.

La proprietà della squadra lombarda ha prima “optato” per un avvicendamento fra Alessandro Nesta e Salvatore Bocchetti, ma dopo poche giornate è tornata sui suoi passi, visto che la situazione non era affatto cambiata rispetto a prima.

Quanto accaduto a Monza mostra che l’allenatore non è sempre il colpevole, colui che ha le maggiori responsabilità di tutti i problemi sorti, ma che alcune volte a “mancare” sono l’impegno e la dedizione dei calciatori, due aspetti fondamentali nel calcio come nella vita di tutti i giorni.

A mio parere, nonostante i cambi in panchina ci siano sempre stati e così sarà anche in futuro, sarebbe meglio se le società decidessero di dare un po’ più tempo (non 2-3 partite) ai propri allenatori prima di tirare le somme sul loro operato, visto che fra infortuni, match ogni 3 giorni e trasferte di Coppa interminabili è diventato assai difficile mettere in campo sempre i giocatori più in forma/migliori e, di conseguenza, ottenere la vittoria in ogni partita.

Forse sarebbe giusto e logico lasciare gli allenatori lavorare in serenità più a lungo affinché trasmettano esperienza e positività a tutto il gruppo-squadra. Ma nel calcio-business si sa che giustizia e logica non sono sempre rispettate.

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