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Una giornata in compagnia di Ornella Vanoni

La conversazione a tu per tu con la donna del ‘Domani è un altro giorno, si vedrà’ ci dà gli ingredienti necessari per raccontarsi totalmente.

Una giornata in compagnia di Ornella Vanoni
In foto Ornella Vanoni
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8 Gennaio 2024 - 12.35


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Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
di Camilla Laurenti

Milano, 5 dicembre 2023. Fuori piove e il cielo è grigio. Ci troviamo in un palazzo Ottocentesco in uno dei quartieri più milanesi che esistono, Brera. Salgo al piano che mi è stato indicato, suono alla porta. Riconosco subito in sottofondo una melodia che fa ‟…è cambiato il tempo, sta piovendo ma resto ad aspettare, non m’importa cosa il mondo può pensare, io non me ne voglio andare..″. La signora della canzone italiana mi accoglie, invitandomi a sedere vicino a lei sul divano rosso. «Qui davanti c’è il Parco Sempione e per il mio cagnolino è perfetto» mi dice.

L’appartamento è accogliente, il verde delle pareti è rasserenante. Le chiedo subito come mai ha scelto proprio il verde come colore. Ornella mi risponde: «Con il verde in casa, non ho nessuna angoscia. E d’altronde io non credo nei muri bianchi in una città come Milano, non siamo mica in Sardegna!», ride. Indossa un maglione rosso, mentre mi parla le mani si intrecciano. Inizio chiedendole del suo ultimo album, «Calma rivoluzionaria Live 2023» e quello che c’è da sapere.

Con la carriera iniziata nel 1956, sicuramente questo disco rappresenta una celebrazione di tutti i tuoi più grandi successi, e non solo. Sappiamo che in tour ti accompagneranno delle meravigliose donne, le dico.
Con il suo fare ricco di verve, mi risponde rompendo il ghiaccio «Già del tour del 2014 pensavano fosse l’ultimo, vorrebbero mandarmi in pensione» e continua «si va avanti finché si può. Al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante bravissime pianiste, chitarriste. Mi sono detta: se sono così brave perché non fare un gruppo con qualcuna di queste talentuose musiciste? Mi piaceva l’idea di dimostrare che la creatività e la competenza del gentil sesso riescono a regalare una marcia in più alle emozioni di un ascoltatore».
Ovvio dire che presentarsi di fronte ad un pubblico richiede accuratezza e amore in ogni dettaglio, cosa si percepisce dal tuo ultimo lavoro? le domando. Non esita nella risposta: «Mi piace pensare che mettermi a nudo ancora una volta mi avvicini sempre di più alle persone con le mie fragilità ma anche con la mia voglia di celebrare la vita».

Allora approfitto per parlare di fragilità, dando spazio alle confessioni più intimed, data la circostanza di vicinanza in cui ci troviamo. Ci sono stati dei momenti di down, o altri momenti in cui hai pensato di dire “Basta” che hanno messo in discussione la tua vita? Azzardo, ci provo. C’è un momento di pausa, il suo sguardo si dirige verso destra e afferra un bicchiere d’acqua poggiato sul comodino. «Ho avuto tre lunghe depressioni nella mia vita. La depressione crea un senso di abbandono totale, è molto sottovalutata, perché è una malattia che non si vede», sorseggia e continua «Sai cosa è difficile?». Ora la domanda è diretta a me, io scuoto la testa in segno di negazione e la lascio finire. Riprende il discorso mentre accavalla le gambe «Ogni depressione è diversa, ognuno la vive, c’è chi si ammazza e chi sopravvive. Io non ho mai pensato di ammazzarmi, mai, ho sempre voluto vivere.»

La guardo ammirata mentre inizia ad intonare la sua canzone «Ti voglio, ti voglio, mi piaci, mi spoglio, mi spoglio dei mille problemi che c’erano in me», mi confessa che sicuramente questa resterà nella storia e non passerà. Ne sono sicura anche io e, nel frattempo, penso che neanche la sua grazia e la sua eleganza nel cantare passerà. Sdrammatizzo, e già al sentire la parola ‘vizio’ nel mio interrogativo, l’Avanguardista del nostro pop non ha alcun dubbio a rispondere. “le canne”.

A un certo punto non dormivo più. Mio padre mi fece fare perfino la cura del sonno: ero disperata. Finché un giorno non mi hanno fatto fare una canna e allora ho detto: ecco la mia medicina» ride. Ridiamo insieme e scherzosamente le faccio notare «La ricerca del badante che deve saper rollare è in auge» e mi racconta «Quando cammino per strada i ragazzi mi urlano Ornella! Io non ho lavoro ma rollo da Dio, vengo io a fare da badante!». È diventato un tormentone, la gente impazziva. E come biasimarla. Il tempo stringe, fuori sta per diventare quasi buio. Mi accorro, siamo arrivate alla fine e, a proposito di fine, ci pensi mai alla fine? «E perché lavoro tanto, secondo te? Questa è come una festa che sta finendo. Può durare ancora uno, due anni, poi basta». Sei una donna frizzante però, sei ironia e leggerezza, che ricordiamocelo, non è sinonimo di superficialità. «A una certa età ti liberi da te stessa, guai se non lo fai. Ti liberi dall’ovvio, dico quello che voglio, sono libera.» e puoi dirlo forte, di essere libera. La ringrazio, le stringo forte la mano. Sono le tue idee, il tuo modo di vedere le cose, la tua visione di vita che ti rendono libera, e resteranno nel tempo insieme alla tua musica. Si fa così, tu ci hai messo passione, hai portato pazienza, e grazie alla farina del tuo sacco, è stato bello bellissimo e travolgente.

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