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Emanuele Trevi: "Tabucchi e Pessoa, tra filologia e invenzione"

Una giornata di studi, promossa dall'Università di Siena, per ricordare l'opera del grande scrittore a dieci anni dalla sua scomparsa. Gli interventi di colleghi, amici e allievi. Da Lisbona il saluto della moglie.

Emanuele Trevi: "Tabucchi e Pessoa, tra filologia e invenzione"
Antonio Tabucchi

redazione Modifica articolo

27 Aprile 2022 - 15.17


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di Laura Regardi

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Il dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne (DFCLAM) ha scelto di ricordare, Iil 13 aprile scorso, in occasione dei dieci anni della sua scomparsa, Antonio Tabucchi con una giornata dedicata interamente alla sua persona e al suo lavoro. Nella mattinata, Roberto Francavilla ha tenuto un’interessante lezione sulla letteratura portoghese capoverdiana. e con lui, in questa  seduta dedicata alle letterature portoghesi, africane e del Mozambico si sono confrontati Vincenzo Russo, Valeria Tocco e Ada Milani.

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La “Prima lezione Tabucchi” si è invece svolta nel pomeriggio ed è stata tenuta da Emanuele Trevi. Non sono mancati i saluti e i ricordi come quelli di Riccardo Greco, allievo e amico di Tabucchi, di Maurizio Bettini, professore emerito di Filologia Classica all’Università di Siena. I lavori pomeridiani sono stati moderati da Emmanuela Carbé.

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Riccardo Greco ha ricordato l’amico Tabucchi attraverso le parole del suo inseparabile compagno di vita, Fernando Pessoa: “Nessuno ama un altro ma ama ciò che nell’altro vede di sé o suppone che ci sia”. Riccardo Greco ha quindi invitato le nuove generazioni a guardare al futuro, per scoprire cosa amano di loro stessi e che cosa amano, di conseguenza, negli altri.

Maurizio Bettini, ha ricordato che fu proprio lui, nel 1991, a chiamare Tabucchi all’insegnamento nella nostra Università.  “Molte cose mi unirono a Tabucchi – ha ricordato – Tra quelle, senza dubbio, l’amicizia e lunghe telefonate notturne”. Maurizio Bettini ha poi ricordato l’impegno civile ma soprattutto lo stile straordinario del suo scrivere: una forma unica e inimitabile. Uno “stile”, insomma, soprattutto se paragonato, come ha fatto Bettini, a quello degli scrittori di oggi.

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Emmanulea Carbé ha poi introdotto brevemente, e con  sapienza, Emanuele Trevi, scrittore e vincitore del Premio Strega 2021. Trevi ha intitolato la sua lezione “Tabucchi e Pessoa: tra filologia e invenzione”. I due sono stati, infatti, i protagonisti del suo intervento: Tabucchi e Pessoa. Lo scrittore ha ricordato con affetto più di un’opera in cui Tabucchi si è dedicato alla traduzione del poeta portoghese, a partire da Una sola moltitudine e Un baule pieno di gente. Il centro di entrambi i monumentali volumi è la poesia contraddittoria e non tradizionale di Pessoa, caratterizzata dall’eteronimia.

Emanuele Trevi ha tratteggiato con particolare attenzione il racconto che Tabucchi fa di Pessoa, che non riguarda solo i suoi testi, ma un’immagine più profonda e nascosta, quella di un poeta e di un uomo dicotomico. Pessoa è un uomo doppio: da una parte, quella esteriore e superficiale, c’è la sua poesia, caratterizzata da tratti ricorrenti quali la regolarità della vita impiegatizia, le abitudini, la solitudine; dall’altra parte, quella interiore, c’è un uomo che il relatore  ha definito “non euclideo”, i cui piani dell’esistenza, esteriore ed interiore, non coincidono. Tabucchi è riuscito a cogliere e trasmettere al suo pubblico proprio questa caratteristica: “C’è uno sfollamento che impone di raccontare questa persona come racconteremo qualcuno che abbiamo inventato-  ha spiegato  Emanuele Trevi – Bisogna creare uno spazio comune in cui l’immaginazione funziona bene. ”E funziona bene, l’immaginazione, nel racconto che fa Tabucchi di Pessoa”.

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Gli scritti di Tabucchi su Pessoa sono di difficile classificazione. Non appartengono a un genere letterario preciso, ma ad un genere senza nome, in cui confluiscono la biografia, la critica letteraria, l’elogio settecentesco. Altri critici letterari e scrittori si sono mossi negli stessi confini indefiniti per raccontare le vite e le opere di artisti, musicisti e visionari. Emanuele Trevi ne ha citati alcuni: Hannah Arendt, con il suo saggio del 1968 sulla figura di Walter Benjamin, o Virginia Woolf, con la sua biografia del pittore Roger Fry. Ha poi  notato  come la somiglianza tra le figure di Pessoa, Benjamin e Fry stia nel non essere mai stati “adatti” al mondo e alla società in cui erano nati.

La giornata si è conclusa tra i ringraziamenti generali di tutti i partecipanti, tra i quali si trovava, in videochiamata, Maria Josè de Lancastre, moglie di Tabucchi e traduttrice di Pessoa, alla quale, nei giorni precedenti il convegno,  “Culture Globalist” aveva dedicato una lunga intervista.

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