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Green pass in università: 600 si schierano contro, la ministra e i rettori confermano il sì

Cosa dice la lettera aperta di Barbero e gli altri firmatari per il no al certificato verde. Maria Cristina Messa “Ascoltare sì ma poi bisogna tenere ferma la barra”. La punzecchiatura di Gramellini

Green pass in università: 600 si schierano contro, la ministra e i rettori confermano il sì
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9 Settembre 2021 - 14.58


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di Marcello Cecconi

Sono qualche centinaia i professori che hanno sottoscritto il pronunciamento contro l’uso del green pass per accedere alle università. L’Istat è lì a ricordarci che i professori universitari in Italia, fra ordinari, associati e ricercatori, sono 53.793 e da questo numero è giusto partire per riflettere su quello che sta avvenendo nelle università italiane.

Nella lettera aperta che i professori hanno inviato alle redazioni, fra l’altro, scrivono – Molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia. Tutti noi, però, reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate” per diversi motivi o “che hanno scelto di non essere vaccinate” – aggiungendo anche – Quella del “green pass” è una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che, come tale, comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere.-

Era scontato che, nel momento in cui la maggioranza innaturale del Governo Draghi è sottoposta a fibrillazioni spudoratamente utili solo alle battute di caccia elettorale, la lettera aperta facesse rumore. Non sorprende nemmeno che il riverbero mediatico sia andato via via aumentando di volume grazie anche all’incasso anticipato del sostegno filosofico di gente del calibro di Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, con quest’ultimo che, negli ultimi tempi, non ha steso tappeti rossi al tema vaccino e dintorni. 

Sono 600 ad oggi, più o meno, i professori che hanno sottoscritto il pronunciamento ma, come sappiamo, nella mediasfera contemporanea non conta cosa si dice, in quanti lo si dice, ma chi e dove lo si dice. E l’arrivo sul carro dei “no green pass” del docente di Storia Medievale a Torino Alessandro Barbero che, da abile e convincente divulgatore l’ha comunicato da una tribuna sindacale della Cgil, ha esteso il riverbero definendo “ipocrita” la misura: “Un conto è dire: Signori, abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario. Non avrei nulla da dire su questo – ha commentato – Un altro conto è dire che il vaccino serve davvero, ma si inducono le persone a farlo coi sotterfugi”.
 
Una posizione, questa, che presenta sfumature diverse rispetto a quello degli estensori del pronunciamento e che dà l’occasione a Massimo Gramellini, su il suo quotidiano elzeviro sul Corriere della Sera, di puntualizzare sardonicamente come “i docenti universitari se ne stavano muti finché il green pass colpiva i ristoratori, ma che si sono svegliati dal sonno degli indignati appena la tempesta ha investito la loro piccola corporazione – e ribaltando l’accusa di ipocrisia a Barbero – Laddove dice che, se il vaccino fosse dichiaratamente obbligatorio, lui non avrebbe nulla da obiettare. Ma non sarà che lo dice proprio perché sa quanto sia difficile che il vaccino diventi obbligatorio? Altrimenti, se davvero non ha nulla da obiettare, perché non suggerisce ai suoi colleghi sulle barricate di vaccinarsi, così la finiamo qui?”.

Ad Alessandro Barbero risponde indirettamente il “suo” Rettore Upo Gian Carlo Avanzi: “Rispetto l’opinione dei colleghi e delle colleghe, ma non deve essere confusa con quella della stragrande maggioranza dei docenti, delle studentesse e degli studenti, del personale tecnico-amministrativo dell’università del Piemonte orientale, favorevole al green pass e fermamente allineata alla prevalenza della ‘libertà collettiva’ su cui si è espressa anche la ministra Maria Cristina Messa”.

Per tutti, Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano e presidente della Conferenza dei Rettori dice a Valentina Santarpia del Corriere delle Sera: “Ho accolto con entusiasmo l’introduzione del green pass, così come avevo accolto il vaccino arrivato in via preferenziale per gli insegnanti. Il Presidente Mattarella è stato chiarissimo: le libertà individuali si fermano quando iniziano a impattare su quelle collettive – e conclude – …c’è una disposizione di legge: in università si entra solo con il green pass e chi non la rispetta ne subisce le conseguenze, dopo cinque giorni verrà sospeso senza retribuzione. Io ritengo che dobbiamo attuare questa disposizione con grande severità e buon senso, tenendo conto delle situazioni individuali”. 

Intanto, in una diretta a Radio 24, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa aveva commentato così il pronunciamento: “Bisogna pensare agli altri in questo momento e non a se stessi. Capisco che uno possa pensare che questa sia una lesione della propria libertà individuale, ma esiste una libertà collettiva che ha prevalenza” –  e aggiunge – “Il mondo dell’università è quello dove la dialettica è forse al suo massimo. Gli studiosi sono persone, hanno le loro opinioni e convinzioni che portano avanti, in genere, non tutti purtroppo ma la maggior parte, sulla base dello studio. Io li ascolto assolutamente perché credo serva sempre ascoltare, ma poi bisogna tenere ferma la barra e andare avanti”.

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