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Scoperte rivoluzionarie sull'edilizia romana a Pompei

La città non smette di regalare sorprese. Emergono tracce di un grande cantiere probabilmente segno di lavori postumi al terremoto del 62 d.C. . Le ultime scoperte sono anche frutto della sinergia tra archeologi e scienziati dei materiali.

Scoperte rivoluzionarie sull'edilizia romana a Pompei
Insula 10, regio IX
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25 Marzo 2024 - 15.27


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Gli scavi in corso nel Parco Archeologico di Pompei hanno portato alla luce un tesoro di conoscenze riguardanti l’antica edilizia romana. Nella Regio IX, insula 10, gli ambienti delle antiche domus stanno rivelando dettagli straordinari di un cantiere attivo fino alla tragica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Tra gli strumenti di lavoro, le tegole, i mattoni di tufo e la calce accumulata, emergono chiare prove di un’intensa attività edilizia. In particolare, la casa con il panificio di Rustio Vero offre un’ampia gamma di indizi, inclusi i conteggi del cantiere e le tracce di lavori in corso che affiorano dalle pareti.

Ma ciò che rende queste scoperte ancora più affascinanti è la collaborazione interdisciplinare tra archeologi e scienziati dei materiali. Attraverso un approccio innovativo è emersa un’ipotesi intrigante riguardo alle tecniche costruttive impiegate: l’uso dello “hot mixing“. Questo metodo, che prevede la miscelazione a temperature elevate della calce viva con la pozzolana, sembra aver accelerato significativamente i tempi di costruzione.

L’analisi dei materiali e delle tecniche costruttive è stata condotta in stretta collaborazione con un gruppo di esperti del Massachusetts Institute of Technology di Boston, evidenziando l’importanza della cooperazione internazionale nel campo dell’archeologia.

Le scoperte non si limitano solo alla Regio IX, insula 10. Anche la casa vicina, raggiungibile da una porta interna, e una grande dimora alle spalle delle due abitazioni, parzialmente indagata, hanno restituito numerose testimonianze di un grande cantiere. Si sono ritrovati enormi cumuli di pietre da impiegare nella ricostruzione dei muri e una vasta gamma di anfore, ceramiche e tegole raccolte per essere trasformate in cocciopesto.

Il coinvolgimento attivo del Ministero della Cultura italiano, che ha stanziato fondi per ulteriori ricerche, sottolinea l’impegno nel preservare e valorizzare il patrimonio storico di Pompei. Il direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, enfatizza l’importanza di Pompei nel comprendere l’Impero romano e sottolinea l’opportunità di studiare attentamente le antiche pratiche costruttive per trarre insegnamenti per il futuro.

Il racconto dell’importanza queste scoperte emerge perfettamente dalle parole dello stesso Zuchtriegel: “È un ulteriore esempio di come la piccola città di Pompei ci fa capire tante cose del grande Impero romano, non ultimo l’uso dell’opera cementizia. Senza il cementizio non avremmo né il Colosseo, né il Pantheon, né le Terme di Caracalla. Gli scavi in corso a Pompei offrono la possibilità di osservare quasi in diretta come funzionava un cantiere antico. I dati che emergono sembrano puntare sull’utilizzo della calce viva nella fase di costruzione dei muri, una prassi già ipotizzata in passato e atta ad accelerare notevolmente i tempi di una nuova costruzione, ma anche di una ristrutturazione di edifici danneggiati, per esempio da un terremoto“. Ed ancora: “Questa sembra essere stata una situazione molto diffusa a Pompei, dove erano in corso lavori un po’ ovunque, per cui è probabile che dopo il grande terremoto del 62 d.C., diciassette anni prima dell’eruzione, ci fossero state altre scosse sismiche che colpirono la città prima del cataclisma del 79 d.C. Ora facciamo rete tra enti di ricerca per studiare il saper fare costruttivo degli antichi romani: forse possiamo imparare da loro, pensiamo alla sostenibilità e al riuso dei materiali“.

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