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Il ragazzino salvato dall' airone

E' nelle sale dal primo gennaio l'ultimo lavoro di Hayao Miyazaki. Una storia fantastica dove nulla è scontato nel quale l'animale assume il ruolo di uno stravagante "Virgilio"

Il ragazzino salvato dall' airone
Il ragazzo e l' airone
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16 Gennaio 2024 - 17.09


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di Raffaella Gallucci
Dal 1 Gennaio è possibile vedere nelle sale italiane, “Il ragazzo e l’airone”, scritto e diretto da Hayao Miyazaki. Mahito, è un ragazzino di dodici anni che fatica ad ambientarsi in una nuova città dopo la morte della madre. Un giorno un airone parlante entra nella sua vita portando una notizia: sua madre è ancora viva. Da qui parte ‘il viaggio’, con l’airone nei panni di uno stravagante ‘Virgilio’.

L’airone è una figura animalesca ingannevole, che rivela la sua duplicità identità: è la parte nascosta di Mahito, quella che non accetta il cambiamento e al contempo però accetta il mutamento imposto dalle circostanze. E’ proprio nell’evolversi della storia che il ragazzino capisce che la ruota gira e che il tempo lo porta verso strade e decisioni diverse.
La crescita, quindi, è uno dei temi centrali del film. Un’evoluzione che non la si deve collegare, per forza, a qualcosa di ‘traumatico’. Può essere, semmai, rappresentata come un’avventura. Il punto è capire come affrontare questo viaggio, che rappresenta il cambiamento; il fatidico passaggio da ragazzo a uomo.

Vengono ripresi, in quest’opera, gli stilemi tipici dello Studio Ghibli e dello stesso Hayao Miyazaki: proiettare lo spettatore in un mondo fantastico, popolato da creature bizzarre, ispirate al folklore giapponese. Non potevano non mancare, a questo proposito, il paragone con la ‘Città incantata”.

Questa è un’opera matura, pensata per i fedeli spettatori cresciuti con i suoi film. Il regista ci trasporta in un mondo utopico che non appartiene più al ragazzino, ma che deve e può riscoprire.
Lo aiuterà a superare, con una spensieratezza che prima gli apparteneva, le incombenze della vita da adulti, che gli si sono spalancate davanti.

Il passato ritorna e fa da padrone in quest’opera. La scelta di adoperare per il racconto la sua animazione tradizionale è decisiva. E’ un qualcosa che trasporta lo spettatore fuori d’epoca; che provoca nostalgia perché realizzata a mano risultando così straordinaria in ogni suo aspetto sia visivo che estetico. Dalle animazioni più semplici, che catturano una routine quotidiana o un comportamento animale, agli sfondi ricchi di dettagli. In mezzo, il talento visionario e immaginifico di un occhio cinematografico che cattura più mondi.

Colori, disegni e suggestioni che racchiudono l’essenza dell’animazione classica, e che in alcuni momenti ne segnano anche l’apice assoluto. Queste scelte stilistiche fanno capire, che una buona trama, semplice e suggestiva, portata sul grande schermo con un’animazione che non siamo più abituati a goderci, è quello di cui abbiamo bisogno: la semplicità ci manca e ci appartiene.

Il ragazzo e l’airone può essere considerato la somma dell’intero percorso ghibliano; un insieme di riferimenti e ispirazioni che celebrano l’idea di cinema che lo studio giapponese ha avuto sin dai suoi albori. Fantasia e realtà che s’ intrecciano così come le vittorie e le sconfitte.

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