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Morto Philippe Daverio, estroso critico d'arte e divulgatore sopraffino in tv

Aveva quasi 71 anni l'intellettuale che fu assessore a Milano per Formentini: grande originalità, saggista, di origine francese, conservatore. I video del suo "Passepartout" di Rai3

Morto Philippe Daverio, estroso critico d'arte e divulgatore sopraffino in tv
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2 Settembre 2020 - 09.55


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Il critico d’arte Philippe Daverio è morto alla soglia dei 71 anni che avrebbe compiuto il 17 ottobre prossimo. Estroso, presenza frequente con programmi televisivi su luoghi artistici e artisti, docente, saggista, ha avuto una sua galleria a Milano dove, dal 1993 al 1997, è stato assessore alla cultura nella giunta del sindaco leghista Formentini. Ha annunciato la sua morte la regista e direttrice del Teatro Franco Parenti Andree Ruth Shammah. Era ricoverato all’Istituto tumori del capoluogo lombardo.

Daverio aveva due tratti inconfondibili: il papillon in un abbigliamento vivace, un accento francese: era nato a Mulhouse, in Alsazia. Si considerava un conservatore, e lo era, ma era difficile incasellarlo. E sapeva essere molto polemico. Lascia la moglie Elena Gregori e il figlio Sebastiano.

Aveva lavorato molto in tv, su Rai3, dove, con l’immancabile papillon e panciotto, portava il suo linguaggio fantasioso. Nel 1999 collaborò con il programa Art’è, in seguito condusse Art.tù, in seguito ideò insieme a Mauro Raponi e condusse dal 2001 al 2011 un programma su Rai3, “Passepartout“, dove conduceva noi telespettatori in luoghi spesso poco conosciuti, particolari e bellissimi: erano viaggi autentici a tema, dalla pittura degli antichi romani alla storia del bagno, e dove aveva scelto come sfondo della sua introduzione di ogni puntata una delle pagine con cancellature di Emilio Isgrò. La fine del programma gli dispiacque molto. Per Rai5 fece nel 2011 Emporio Daverio.

Daverio ha lavorato molto per la casa editrice Giunti, per la quale ha diretto la rivista “Art e Dossier”. A dimostrare come amasse creare collegamenti di norma impensati e seguire percorsi tangenziali in grado di farci capire il senso delle bellezze culturali, nel 2011 pubblicò il volume “Il museo immaginato” per Rizzoli. E impostava la sua personale raccolta di quadri non per scuole o cronologicamente, ma per affinità, per temi, indicando sala per sala in un immaginario palazzo nobiliare quali dipinti dovevano abbellirlo: se nella sala da pranzo collocava nature morte (dall’Arcimboldi a Caravaggio), nelle camere da letto collocava nudi e ritratti piazzando però nel bagno un dipinto tanto efficace quanto inquietante: la “Morte di Marat” di David, del 1793, sul rivoluzionario francese assassinato nella sua vasca.

A livello istituzionale tra altri incarichi aveva rappresentato la Regione Lombardia (a guida Fontana) nel consiglio di amministrazione del Teatro della Scala. Su Facebook il sindaco Beppe Sala lo ha ricordato con un lungo messaggio: “Con Philippe Daverio scompare uno dei grandi protagonisti della vita culturale di Milano degli ultimi decenni. Daverio è stato un innamorato di Milano cui ha sempre dato la forza della sua originalità e della sua competenza, dal Comune alla Scala fino al Museo del Duomo e a Brera. L’ho visto all’opera in tanti frangenti, non sempre ho condiviso le sue posizioni, ma mi ha sempre colpito la sua libertà di pensiero. Soprattutto Milano e l’Italia devono allo spirito internazionale e alla capacità comunicativa di Philippe la sua lotta in difesa del bello e dell’arte del nostro paese di cui fu un instancabile e geniale divulgatore. Grazie, Philippe, and ‘save Italy’!”.

Dario Franceschini, ministro per i beni e attività culturali e del turismo, lo ricorda con una nota stampa: “Intellettuale di straordinaria umanità, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell’arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell’affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell’espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi”.

Per il presidente dell’Anpi provinciale di Milano Roberto Cenati la morte di Daverio è “una gravissima perdita per il Paese, per Milano, per la cultura, per tutti noi”.

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