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L’ambivalenza irrisolta: opere di Banksy esposte ma lui non c’entra

Lo street artist in due appuntamenti diversi: a Ferrara e al Museo Civico di Piero della Francesca a Sansepolcro. L’avviso: “L’artista non è coinvolto nelle esposizioni”

L’ambivalenza irrisolta: opere di Banksy esposte ma lui non c’entra
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6 Luglio 2020 - 20.35


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Che Banksy sia un maestro della comunicazione e che abbia saputo introdurre con sensibilità temi socialmente e umanamente critici sui muri di mezzo mondo è fuor di dubbio. Che abbia provocato l’auto-distruzione di una sua opera battuta all’asta da Sotheby’s è altra azione entrata nell’immaginario popolare. Che intorno al suo lavoro circoli una discreta dose di ambivalenza verso il mercato e il sistema organizzato dell’arte quando vengono allestite mostre con opere di proprietà privata è tuttavia faccenda ineludibile. Dà occasione di parlarne il fatto che lo street artist britannico abbia due mostre in contemporanea in Italia organizzate dalla società Metamorfosi (e fin qui è tutto normale), una a Ferrara e una a Borgo Sansepolcro, in Toscana: entrambe sono corredate da un “avviso importante” ovvero lui acconsente ma non c’entra nulla. Banksy diventa quindi anche business, pur socialmente corretto, e così mantiene una forma di purezza dal mercato?

La rassegna “Un artista chiamato Banksy” è in corso fino al 27 settembre al Palazzo dei Diamanti a Ferrara: l’ha ideata e prodotta MetaMorfosi Associazione Culturale con Ferrara Arte. Un “avviso importante” recita: “L’artista conosciuto come Banksy non è in alcun modo coinvolto in questa mostra. Il materiale per questa esposizione proviene interamente da collezioni private. Per quanto riguarda l’artista, il suo ufficio è stato informato”. Parallelamente al Museo Civico di Sansepolcro (Arezzo) fino al 10 gennaio 2021 la rassegna “Affreschi urbani. Piero incontra un artista chiamato Banksy” avvicina il maestro della razionalità e purezza rinascimentali Piero della Francesca allo street artist: la sostiene il Comune, la produce sempre MetaMorfosi, stavolta in collaborazione con Civita. Gli organizzatori anche qui avvisano con parole simili: “Questa mostra è esito di un progetto scientifico, analitico e critico indipendente. L’artista conosciuto come Banksy non è coinvolto nel progetto espositivo, pur essendone stato informato”. In breve: Banksy non si prende responsabilità. Registrarlo è inevitabile.

La città adriatica sfodera un centinaio di pezzi scelti dell’artista nato a Bristol intorno al 1974 dai curatori Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa da collezioni private. “Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art originaria, l’unico che ha connesso le radici del pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale”, scrivono i curatori. In rassegna passano opere come la scultura Mickey Snake con Topolino inghiottito da un pitone, stencil, oltre trenta serigrafie selezionate da quelle che Bandksy ha pubblicato in 46 edizioni tra il 2002 e il 2009 e che vende tramite la sua casa editrice Pictures on Walls di Londra. Tra i pezzi esposti i curatori citano “Girl with Balloon”, serigrafia su carta del 2004-05 “votata nel 2017 in un sondaggio promosso da Samsung come l’opera più amata dai britannici”. Oppure “Love is in the Air”, su carta “che riproduce su fondo rosso lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank”, con un giovane mentre lancia un mazzo di fiori.

La mostra “Affreschi urbani” a Borgo Sansepolcro, in provincia di Arezzo, è curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli. Qui il museo civico espone “oltre venti serigrafie che Banksy considera tracce fondamentali per diffondere i suoi messaggi etici”. Tra i pezzi esposti compare “Girl with Balloon”, serigrafia su carta del 2004-05, “votata nel 2017, in un sondaggio promosso da Samsung, come l’opera più amata dai britannici”. Anche qui potete vedere “Love is in the Air”, “che riproduce su fondo rosso su carta lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank, raffigurante un giovane che lancia un mazzo di fiori”. E come a Ferrara c’è la serigrafia su carta del 2003 “Virgin Mary, conosciuta anche come Toxic Mary”.

Il confronto vuole essere con la Resurrezione di Piero della Francesca. Scrivono tra l’altro nel catalogo i curatori Antonelli e Marziani: “Il Cristo di Piero, maestoso con la sua postura atletica, osserva il nostro presente con le armi etiche dei temi universali, gli stessi temi che tornano, con le dovute differenze, nel complesso immaginario di Banksy. Educazione dei giovani, lotta ai soprusi e al potere ingerente, messa in guardia sul controllo sociale, amore per la natura, tolleranza e integrazione come prima pagina dell’agenda umana: le ossessioni morali di Banksy somigliano alle visioni ideali di Piero della Francesca”.
Sia vero o meno, uno street artist o accetta di esporre o lo vieta, mentre con quei due avvisi ai visitatori si colloca in bilico. Dalle due mostre l’artista forse non guadagnerà un centesimo. Per i collezionisti privati le mostre sono buone occasioni, come di solito lo è ogni appuntamento espositivo, per rafforzare il valore anche economico dei loro pezzi in collezione.

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